I difensori in un memoriale attaccano la compagnia passata a Unipol, che ha chiesto il sequestro conservativo di beni della famiglia siciliana: "Se la prende solo con chi è caduto in disgrazia. Ed è stata sempre eterodiretta da Piazzetta Cuccia"
I legali della famiglia Ligresti attaccano la nuova Fonsai di Unipol, Unicredit e Mediobanca. Si legge infatti nelle memorie difensive depositate nell’ambito del procedimento per il sequestro conservativo in corso al Tribunale civile di Milano contro la famiglia siciliana e alcuni ex manager che Fonsai se la prende solo con i Ligresti, caduti “in disgrazia”. Mentre salva “alcuni amici”, tra cui Unicredit e soprattutto Mediobanca, accusata di aver eterodiretto la compagnia fin dall’acquisizione della Sai.
In particolare, nella memoria di Giulia Ligresti, si accusa Fonsai di prendersela con “parti resistenti accuratamente selezionate per tener fuori alcuni ‘amici’ dal più vasto mazzo di potenziali responsabili”. Questo, si legge, “al solo scopo plausibile di ‘punire esemplarmente’ chi sia caduto in disgrazia, dopo aver asseritamente goduto di privilegi che solo ex post (nel caso di specie dopo decenni) chi avrebbe avuto il potere e il dovere di reagire ora denuncia con apparente scandalo”. La memoria fa riferimento all’eterodirezione esercitata da Mediobanca nei confronti di Fonsai “fin dall’acquisizione di Fondiaria da Montedison”, operazione che “Mediobanca pilotò”. Fin dai tempi di Carlo Ciani, si sottolinea poi, i capi azienda sono “sempre” stati “scelti con il placet di Piazzetta Cuccia o comunque anche da Mediobanca e da Unicredit”.
“L’ultimo della serie di manager – si legge ancora – è stato Piergiorgio Peluso, figlio dell’ex ministro degli Interni e ora ministro della Giustizia nel governo Letta, ex prefetto e commissario a Bologna, scelto da Unicredit e Mediobanca per governare il passaggio di Fondiaria-Sai al gruppo Unipol di Bologna, gruppo Unipol che peraltro oggi sopravvive con il sostegno finanziario delle banche, tra cui Mediobanca”. Anche per queste ragioni “è molto più verosimile che Fondiaria-Sai sia sempre stata eterodiretta da Mediobanca e/o Unicredit che dalla dottoressa Giulia Maria Ligresti” definita “persona per bene, responsabile e rispettosa degli altri ancor prima della legge, come attestano le sue numerose e disinteressate campagne a favore delle donne afgane e delle ragazze palestinesi a Gaza, oltre a molte altre iniziative di sostegno a cause nobilissime e spesso trascurate dai media”.
Le memorie con cui i Ligresti si sono opposti alla richiesta di sequestro conservativo avanzata da Fonsai, per decisione del nuovo azionista di controllo di Unipol, affermano poi l’efficacia della manleva concessa dalla compagnia bolognese e del papello siglato da Alberto Nagel, ad di Mediobanca, e contenente una contestata buonuscita da 45 milioni per la famiglia siciliana.
Se una risposta ufficiale da parte di Fonsai non è ancora arrivata, fonti legali vicine alla vicenda fanno notare che “per 10 anni, dal 2002 in avanti, Fonsai è stata diretta dai Ligresti o da persone da loro designate”. Sia Fausto Marchionni che Emanuele Erbetta, ora sotto inchiesta, proseguono le stesse fonti, “sono manager scelti dalla famiglia Ligresti. Lo stesso Piergiorgio Peluso, contrariamente a quanto emerso dalle memorie è stato scelto dallo stesso Salvatore Ligresti nel 2011”.