Gli attivisti hanno incontrato a Bergamo e Milano gli eletti delle loro zone. Deputati e senatori hanno spiegato i provvedimenti proposti dal Movimento. Dibattito acceso sul tema della "indipendenza": "Siete ancora i nostri portavoce?". E all'incontro di sabato sono state presentate cinque domande critiche. Richieste pressanti per la piattaforma di democrazia dal basso
Ad aspettarli c’erano una lista di domande e occhi di ghiaccio pronti a chiedere il conto. Qualcuno ha sbuffato, altri hanno applaudito quando le richieste si sono fatte più insistenti. Il malumore del Movimento 5 Stelle lo si respira nei Meetup locali, nella pancia dove tutto è iniziato. All’incontro di Milano, al quale ilfattoquotidiano.it è stato autorizzato ad assistere, domenica 20 ottobre si sono presentati dieci parlamentari e le tre ore di dibattito non sono bastate a sciogliere i nodi. Si sono incontrati in più di cento in un padiglione vicino alla stazione Lambrate. Operai, pensionati, esodati e qualche studente. Poche ore prima la scena era stata simile a Bergamo, con l’assemblea che ha preteso di chiarire cinque punti sulla linea politica e il ruolo di Casaleggio e Grillo. “Siete ancora i nostri portavoce?”, hanno chiesto. Perché a molti il dubbio è venuto. “Lo scollamento con la base è frustrante”, ha detto un attivista agli eletti. Se non ci fosse la bandiera a 5 Stelle, la scena sembrerebbe quella di un vecchio partito che incontra i suoi militanti delusi dopo che si è persa la bussola. Assicurano che è semplice confronto, ma per i parlamentari spiegare le ultime mosse è stato più difficile del previsto.
L’ultimo rospo da ingoiare è arrivato dieci giorni fa, con i leader del Movimento che hanno sconfessato la proposta dei parlamentari grillini di abolire il reato di immigrazione clandestina proposto dai parlamentari. E così nei Meetup è arrivata la pioggia di domande. “Quando partirà la piattaforma? Grillo e Casaleggio dettano la linea politica? Qual è l’influenza degli articoli del blog?”. Le domande le hanno covate per giorni. A rispondere a Bergamo c’erano Vito Crimi, Luis Orellana e Lorenzo Battista. Gli animi si sono scaldati, ne è uscito un documento in cinque punti: siete liberi o dovete sempre informare Grillo andando contro i nostri principi base? Perché ancora non abbiamo sperimentato la democrazia diretta? Poi è stata la volta di Milano, con la squadra rinforzata: Manlio Di Stefano, Massimo De Rosa, Paola Carinelli, Danilo Toninelli, Maria Edera Spadoni, Daniele Pesco, Ferdinando Alberti, Vincenzo Caso e Davide Tripiedi.
In fila dietro al microfono nel Meetup di Milano c’è il cuore del Movimento. Sono quelli che leggono i post di Grillo, guardano i Tg a 5 Stelle su Youtube e ogni settimana ai banchetti della città chiedono il resoconto dell’attività parlamentare. Se i giornalisti fanno paura, gli occhi puntati di decine di attivisti sono la graticola che temono in molti. La prima a parlare è Gilda Caronti. L’intervento l’ha scritto su un foglio per essere sicura di non perdere l’idea: sfora il tempo quasi subito, qualcuno sbuffa, ma la lascia finire perché il punto l’ha centrato: “Questa avventura che condividiamo ci trova un po’ in difficoltà. Due le impostazioni possibili: quella fondata sul sistema orizzontale di decisione e l’altra opposta ipotizzando la nascita di una identità di pensiero per questa forza politica. Credo che la seconda sia una condanna a divenire il principale nemico di noi stessi”. Strappa gli applausi e la delusione è appena cominciata.
“Quando partirà la piattaforma per la democrazia partecipata?”, chiede Valentina Centonze, senza avere risposta. I deputati non esitano a prendere la parola, ma nessuno ha una data e nessuno, dice, ha parlato con i vertici del problema. “So che dovrei chiederlo a Grillo e Casaleggio, ma visto che non so come fare, chiedetelo voi per me”. Si guardano tra loro perché sono nati tutti dallo stesso gruppo, e spiace dover arrivare a chiedere cose già dette e che erano le fondamenta del gruppo. “Io sono tra gli attivisti coinvolti nel Parlamento elettronico“, dice Alex Curti, riferendosi al progetto di democrazia diretta del Lazio sconfessato da Grillo sul blog, “e quindi anche tra quelli che sono stati scomunicati da Beppe. Volevo chiedervi se ci sono delle indicazioni di Casaleggio a tal proposito. E se sì potete renderci partecipi? Sono sconvolto nel sentire certe vostre proposte sulle quali io non sono mai stato consultato. E’ uno scollamento con la base davvero frustrante“. La parola “scomunica” gliela fanno rimangiare quasi subito, nessuno è fuori dal gruppo per un’iniziativa di partecipazione dal basso. Ma allora quale importanza dare al blog di Grillo: “Vorrei sapere”, continua Andrea Galliano, “qual è il vostro rapporto con gli articoli di Beppe. All’articolo 1 del non statuto c’è scritto che è l’epicentro della vita politica. L’attacco al Fatto Quotidiano come dobbiamo considerarlo? Credo che nessuno di noi si sia mai aspettato che un giornale fosse “amico”, ma semplicemente che facesse il proprio lavoro”.
Le domande sono tante. Le questioni delicate. Manlio Di Stefano dà le sue spiegazioni, svicola quando si fa impossibile: “Lo so che il post di Grillo sulla piattaforma sembrava una supercazzola, ma il progetto esiste. Si è fermato, ma adesso c’è una versione beta che il nostro capogruppo sta testando. Si basa sul sistema di like di Facebook. Non vi raccontiamo barzellette”. La sensazione per qualcuno è stata quella, ma davanti ai suoi attivisti Di Stefano si scioglie un po’, assicura che “sì ci sono temi da chiarire, ma stiamo lavorando duro. Voliamo alto, i problemi della politica sono altri”. Il blog è un suggerimento, uno stimolo alla riflessione, assicura Alberti. Paola Carinelli continua sul Parlamento elettronico: “Era un sistema troppo complesso. Stiamo cercando altri metodi”. Ad esempio i gruppi di lavoro sul territorio. Oppure l’uso della pagina Parlamento a 5 Stelle. “Da qualche giorno”, dice il deputato Toninelli, “è online la nostra proposta di legge elettorale, potete dire la vostra”. L’idea iniziale era quella di pubblicarla sul blog, un lancio in tutta regola, ma non si muoveva nulla e hanno dovuto organizzarsi da soli: “C’era troppo da aspettare”, ammette, “non sentivo nulla e ho pensato di usare quest’altra strada”. Non tutto è perduto, dicono e cercano di spegnere le polemiche. “Cambiamo l’organizzazione di questi incontri, siete voi a doverci dire cosa fare”.
L’incontro dura tre ore. Parlano di finanza, ambiente ed esodati. Cercano di riprendersi e di rimettersi in marcia. Qualcuno ha fatto capire che Grillo e Casaleggio incontreranno i parlamentari. Forse gli porteranno le perplessità del gruppo. “Speriamo” commentano uscendo dalla sala, “anche perché presto potrebbe esserci una nuova campagna elettorale per le elezioni nazionali. Per non parlare delle europee. Torneranno ad avere bisogno di noi”.