I 35 minuti di Diego Armando Maradona a Che tempo che fa possono essere racchiusi in due immagini. La stanca standing ovation dello studio, con le persone che stavano bene attente ad accertarsi che la telecamera le inquadrasse mentre si alzavano. E il gesto dell’ombrello con cui Maradona ha recensito Equitalia e, forse, tutti quegli italiani che delle tasse hanno un rispetto appena superiore al suo. Fazio avrebbe voluto evitare l’argomento, per antica inclinazione al quieto vivere. Un accenno a Equitalia, però, si imponeva.
Maradona, fino a quel momento in equilibrio tra veste penitenziale (la croce sul retro della giacca, gli accenni a Dio e famiglia) e iconografia da ribelle, si è di colpo ridestato. “Io non sono mai stato un evasore. Lo dico a Equitalia, a Equifrancia, a chiunque. Si occupino di chi ha firmato il contratto, di Coppola o Ferlaino, che oggi possono girare indisturbati. A me invece tolgono gli orecchini, gli orologi”. Dopo una tale ricostruzione degli eventi, invero appena parziale, Maradona ha sublimato il j’accuse con il gestaccio. Indossando poi le vesti lise del martire: “Molti sponsor volevano pagare al mio posto per farsi pubblicità, ma io ho detto no. Io voglio la verità. Equitalia si fa pubblicità con me. Per quello sono qui, io non mi nascondo”.
Qualsiasi altro intervistatore avrebbe quantomeno eccepito. Interrotto. Incalzato. Ma ovviamente non Fazio, che non è tanto un intervistatore quanto e piuttosto il fantasista balbettante dell’equilibrismo furbetto. Il gran cerimoniere del potere, sempre buono coi forti e sempre quasi-forte coi ribelli (quelli veri). Con un mirabile triplo salto carpiato, Fazio è riuscito a vedere nelle frasi di Maradona un invito a non scappare di fronte alle proprie responsabilità. Eternamente proteso verso un lieto fine che faccia vivere tutti felici e contenti, ha chiosato: “E questo ci fa molto piacere”. Non specificando se il gran “piacere” derivasse dalla efficacia del fanculo maradoniano o magari dal gesto plastico dell’ombrello, che Fazio ha benedetto con un festoso: “Qui (Maradona) è a titolo gratuito, eh!”.
La santificazione è proceduta tra gol all’Inghilterra (il secondo: il primo, quello di mano, meglio di no), domande mai poste sulle cattive amicizie (“Hai conosciuto tante persone …”) e aneddoti su Chavez (“Abbiamo parlato otto ore e quindici minuti senza bere”). Dopo essere riuscito un’altra volta a trarre il meglio da Brunetta (e Fassina), ieri comprensibilmente allibiti dalla serenità con cui il conduttore aveva lasciato tutto correre, il Non-Domandante Fazio(s) ha preso le distanze da se stesso. Come sempre il giorno dopo, come sempre a scoppio ritardato. Lui è così: si dissocia col fuso orario. Il suo coraggio è sempre vittima del jet lag.
La puntata verrà ricordata anche per la sobrietà del marchettismo: due interventi e mezzo (prima Gianni Minà, poi Maradona, quindi uno spicchio di Massimo Gramellini) per promuovere il cofanetto “Non sarò mai un uomo comune” con cui la Gazzetta dello Sport sta omaggiando Maradona. Un’ora o poco meno di peana televisivi per una iniziativa certo bella, ma forse non così indimenticabile. Gentile nel ricambiare le cortesie, Maradona è arrivato a dire: “Io ti ho sempre guardato, tu hai nemici perché dici la verità, tu vai controcorrente e questo mi piace di te”. E qui Fazio, a cui non avevano mai detto di andare “controcorrente” nemmeno quando entrava al Billa di Celle Ligure dalla porta sbagliata, ha sorriso. Giustamente stupito.
da il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2013