Va bene, io li odio i nazisti dell’Illinois. Però anche quelli italiani (tipo quei tizi di CasaPound che sabato scorso si rifugiavano dietro le sottane della polizia), per non dire di quelli ungheresi (Europa, secolo XXI) non è che siano dei geni. Così fa parecchio ridere la storia di Csanad Szegedi, numero due del partito neonazista ungherese Jobbik. Un tipo deciso e rude, grande oratore, sempre pronto a scagliarsi contro rom ed ebrei. Un tipo che non esitava a usare argomenti di stampo hitleriano, vecchi classici tipo gli ebrei si arricchiscono alle nostre spalle eccetera eccetera, la solita solfa. Il quale Szegedi, un bel giorno, scopre di essere ebreo, ci rimane un po’ di cacca, dà le dimissioni, si pente, chiede scusa e toglie il disturbo.
Bellissima storia, un po’ come se Borghezio si svegliasse etiope, il Trota laureato e Berlusconi morigerato. Un pentimento che riconcilia con l’essere umano: forse è vero che anche il più scemo può redimersi. Qui da noi non si ricordano casi simili, anche se il pentimento è all’ordine del giorno. E soprattutto, chi si pente del suo passato non si fa da parte, ma anzi rilancia e si traveste, complice l’assenza collettiva di memoria. Così ecco Gianfranco Fini, pentito periodico. Andò in visita in Israele e le sue parole su ‘il fascismo il male assoluto’ fecero indignare Storace: orribile pentimento. Ieri sul Corriere, invece, pentimento del pentimento: ‘Non definii il fascismo male assoluto’. Chapeau.
Come per le enciclopedie a fascicoli, aspettiamo gli aggiornamenti. Ma forse è la politica italiana, con i suoi meccanismi avulsi da qualunque valutazione valoriale, che spinge all’amnesia e facilita il pentimento come lavacro: basta cambiare strategia, linea, opinione, ed ecco che il passato scompare. Èquesto filtro magico che oggi spinge molti a considerare, che so, Quagliariello una specie di liberale antiberlusconiano. Oppure a guardare come se fossero risorse di un domani luminoso e deberlusconizzato gente come Formigoni o Giovanardi. Sarà la matrice cattolica: il pentimento cancella il peccato meglio di un condono tombale, e le roboanti dichiarazioni lealiste di ieri dei dissidenti di oggi vengono cancellate come per magia di fronte alla nuova collocazione. La Santanchè che tuonava contro Silvio che voleva ‘le donne orizzontali’ (questo quand’era storaciana) è la stessa Santanchè che oggi fa da guardia talebana a quello stesso Silvio che sbertucciò nei suoi comizi, ma è un testacoda che pochi ricordano, seppellito da una provvidenziale conversione sulla via di Arcore.
Insomma, pentirsi è bene, alle volte, ma non è che il pentimento possa cancellare proprio tutto. Si dirà che solo i cretini non cambiano mai idea, e c’è del vero. Però conviene notare, en passant, che molti cambiano idea solo quando conviene. Per dire: con Silvio vincente, trionfante e solvente in contanti come ai vecchi tempi, le colombe sarebbero diventate colombe? Come vedete è un problema irrisolvibile. A meno che non si prenda esempio proprio da lui, il nazista (ex) ungherese che si è scoperto ebreo. Una regola, un comma, una legge morale: chi si pente un po’ troppo repentinamente e fa inversione a U si prenda rispetto e apprezzamenti, buffetti, strette di mano e pacche sulle spalle, ma abbia la decenza di andarsene. Basterebbe questa piccola regoletta di normale decenza a rinnovare la classe dirigente, ma forse è chiedere troppo e siamo di fronte all’ennesima inguaribile anomalia italiana: rifarsi una verginità è più facile che perderla.
@AlRobecchi
da Il FattoQuotidiano, 23 ottobre 2013