Un dossier che si trasforma in un esposto. La firma è dei Radicali che, in un report di 7 pagine e in un video, denunciano il sistema-rifiuti nel Lazio: “In questi giorni vengono sversati in discarica materiali non trattati, in violazione della normativa europea”. Sul banco degli imputati i siti di Borgo Montello (Latina), dell’Inviolata-Guidonia e Cupinoro, entrambe in provincia di Roma. Tutto nonostante il deferimento della Commissione Ue, lo scorso marzo, e la circolare di agosto del ministero dell’Ambiente. Due atti che, nero su bianco, impongono di trattare “la munnezza”. A loro, al governatore Nicola Zingaretti, all’Arpa e ai Carabinieri sarà inviata tutta la documentazione.
Le carte e le immagini su youtube, dicono nella sede di Torre Argentina, “dimostrano una situazione gravissima”. Dalla “lettera di costituzione in mora” contro l’Italia, inviata dalla Commissione, sono passati due anni. Sotto accusa Malagrotta per la violazione di una direttiva che risale al 1991. L’Europa ricorda che la separazione della spazzatura consiste “in processi che, oltre a ridurne il volume e favorirne il recupero, abbiano l’effetto di evitare ripercussioni negative sul territorio e la salute dei cittadini”. Nello stabilimento della Colari dell’avvocato Manlio Cerroni, secondo la Commissione, continua invece ad arrivare “tal quale”. E “produce percolato e gas nocivi”.
Passa un anno e, a giugno 2012, la Commissione torna alla carica. Conformarsi alla normativa Ue sulle discariche, chiedono da Bruxelles. Sotto accusa, ancora una volta, Malagrotta: il pre-trattamento previsto non c’è, la paura è che “altre discariche situate nella Regione Lazio potrebbero trovarsi nelle stesse condizioni”. Il “parere motivato”, firmato dal commissario all’Ambiente Janez Potocnik, ricorda che i materiali “prima di essere interrati devono subire processi fisici, chimici o biologici inclusa la cernita”. L’indagine dei suoi colleghi racconta che questo non accade nello stabilimento Colari. Circostanza dimostrata, scrivono i Radicali, anche dal piano di gestione dei rifiuti regionale, in cui emergono delle “contraddizioni nella capacità di trattamento meccanico-biologico: il deficit ammonta ad oltre 120mila tonnellate a Latina e oltre 1 milione a Roma”. Con questo disavanzo, inevitabile che “una parte dei rifiuti non subisca il trattamento adeguato”.
Sminuzzare il contenuto dei sacchetti non basta. E il commissario Potocnik chiede un cambio di rotta in due mesi. L’inversione di marcia però non arriva e la Commissione, il 21 marzo scorso, deferisce l’Italia alla Corte di giustizia. La colpa: “Interpretazione restrittiva della legislazione Ue in materia”, dice Bruxelles. Durante il braccio di ferro sulla nuova discarica della Capitale, per chiudere il sito di Cerroni, arriva la circolare del dicastero dell’Ambiente: “Triturazione e vagliatura”, l’oggetto della comunicazione. Il ministro Orlando pone l’accento sul provvedimento del 2009, quello che definiva trattamento la trito-vagliatura. Norme superate dalla nuove disposizione europee. Senza un’adeguata selezione delle diverse frazioni di rifiuti “non si riducono le ripercussioni negative sul territorio e sulla salute”.
Per evitare una nuova procedura d’infrazione Orlando richiede un intervento “d’urgenza”. Il primo traguardo fra due anni: entro quella scadenza, stabilisce il ministero dell’Ambiente, “dovrà essere garantita la selezione di carta, plastica, metalli, vetro, ove possibile per il legno, al fine di conseguire gli obiettivi comunitari”. Roma, intanto, è in ritardo sulla differenziata. Quest’anno era richiesto dall’Unione l’obiettivo del 65%. L’asticella, però, è ferma a 30 punti percentuali, dice la municipalizzata capitolina Ama. Per questo, secondo la Commissione, slitterà anche la data del 2015.