“Fino a qualche anno fa si diceva che la mafia al Nord non esisteva, eppure questo libro dimostra quanto la ‘ndrangheta fosse radicata nel territorio già negli anni ’80”. Così lo storico delle mafie Enzo Ciconte presenta, nella libreria Ibs di via Nazionale a Roma, il libro “Confessione di un padre. Il pentito Emilio Di Giovane racconta la ‘ndrangheta alla figlia” di Ombretta Ingrascì ed edito da Melampo. Accanto a Ciconte, autore della prefazione, ci sono l’autrice, il magistrato napoletano Raffaele Cantone e il presidente onorario di Libera Nando Dalla Chiesa. Il libro racconta la storia del boss calabrese Di Giovane a capo del narcotraffico e del commercio di armi in Lombardia tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90. Un uomo goliardico che ha trascorso tutta la sua vita tra droghe, donne, moglie, amanti, figli, agguati e carcere. Di Giovane decide di pentirsi e diventare collaboratore di giustizia nel 2003. Fu una lettera della figlia a spingerlo a fare questo passo. Poi arriva l’intervista fiume con la sociologa Ingrascì e il libro confessione. “La storia è emblematica perché ci racconta come la ‘ndrangheta si è perfettamente radicata in un tessuto sociale che si credeva immune alla mafia – racconta l’autrice. Roma come Milano? Filoni di indagini giudiziarie iniziano a far intravedere il lato oscuro della Capitale. “Il fenomeno è molto sottovalutato – afferma Ciconte – ma l’acquisto di immobili di lusso come il Cafè de Paris, gli arresti a Ostia delle famiglie Triassi e Fasciani e la sentenza del tribunale di Velletri sono segnali che indicano quanto il territorio romano e laziale sia interessato dalla presenza della ‘ndrangheta, dei casalesi, camorra, uniti ad una criminalità autoctona”. Riciclaggio, acquisto di immobili di prestigio, commercio, il ciclo dei rifiuti, narcotraffico e gioco d’azzardo: sono le attività principali. Ciò che differenzia la ‘ndrangheta di oggi con quella di allora per Ciconte è la corruzione della dei colletti bianchi e della politica. “Oggi la ‘ndrangheta vive e si alimenta della malapolitica più di vent’anni fa” di Irene Buscemi
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