La vendetta del Pd contro il senatore del centrodestra Riccardo Villari si trasforma in un braccio di ferro con il Pdl. La sua poltrona per la presidenza dell’Autorità portuale di Napoli fino a questa mattina sembrava certa. Martedì la commissione trasporti del Senato ha dato il via libera alla sua nomina con 17 voti a favore e 7 contrari. Poi alla Camera dei deputati, in commissione, è arrivato lo stop, con 30 voti contrari e 15 favorevoli. “Dopo il voto favorevole di Palazzo Madama –sostiene il deputato Nicola Bianchi del M5S – oggi il Pd ha ribaltato completamente il suo parere sulla candidatura di Villari. Ha votato contro a Montecitorio per fargli un torto, vecchie ruggini di Palazzo”. Bianchi si riferisce alla frattura avvenuta nel 2008 quando Villari, allora deputato del Pd, fu espulso dal partito perché non voleva dimettersi dalla presidenza della Commissione di vigilanza Rai.
Sull’incarico ora dovrà pronunciarsi il ministro Maurizio Lupi che da mesi sponsorizza Villari alla guida dell’Authority campana. Ma il ministro Pdl sarà costretto a una mediazione con il partito di Guglielmo Epifani. È stato proprio il segretario Pd un mese fa a pronunciarsi negativamente sul suo nome. E non si esclude che proprio su questa nomina nelle prossime ore si giochino altre partite nel governo delle larghe intese. Sul senatore Pdl, che spera di sedersi su una poltrona che vale 300 mila euro l’anno, con piogge di fondi europei e finanziamenti privati, ritorna la querelle del passato.
L’elezione di Villari all’Authority Rai fu possibile grazie al blitz del Pdl, allora al governo, che lo preferì a Leoluca Orlando dell’Idv. Da quel momento è iniziato il suo avvicinamento a Silvio Berlusconi, che lo ha nominato sottosegretario ai beni e le attività culturali nel suo ultimo esecutivo. Nel corso degli anni, Villari ha spesso cambiato partito: prima di arrivare al Pdl è passato per Cdu, Udeur, Margherita, Pd, Mpa e Coesione Nazionale. Di lui si ricorda l’ostinazione ad abbandonare la poltrona alla Presidenza della Commissione di vigilanza della Rai, che lasciò dopo due mesi di tira e molla. Il passo indietro arrivò dopo che anche i presidenti dei due rami del Parlamento e Silvio Berlusconi gli avevano consigliato di andarsene. Non senza un costo, però: lo scioglimento di tutta la commissione di Vigilanza.
Una curiosità: ancora non traghettato nelle fila del Pdl, riceve una lettera degli uffici del Senato che annuncia il pignoramento di una quota del suo stipendio da parlamentare, perché durante la campagna elettorale per le regionali in Campania, non aveva pagato diverse fatture della sua campagna pubblicitaria. L’importo era di diverse migliaia di euro. E oggi si lamenta della qualità della mensa di Palazzo Madama: “Il pesce non è freschissimo”, dice. Per il senatore, oggi senza incarichi di spessore, la poltrona all’Autorità portuale di Napoli è ancora incerta.