L'incontro in Provincia tra le parti non ha dato esito positivo: i vertici del nuovo soggetto nato dall'unione delle due imprese hanno ribadito che gli uffici dovranno chiudere e che i magazzini che si occupano della logistica non sono più sostenibili
Il motto era: “L’ottimismo è il profumo della vita”. Era, appunto, perché a Unieuro l’aria è decisamente peggiorata, dopo la fusione (o conferimento di partecipazione, com’è stato definito) con Marco Polo Expert e l’accordo con la forlivese Sgm Distribuzione Srl, ora controllate come socio unico da Venice holdings.
A seguito della sottoscrizione, la Newco si era infatti presentata a Piacenza con l’annuncio di 118 esuberi, che avrebbero colpito in particolare gli uffici amministrativi. Ma, dopo l’incontro in Provincia tra le parti, i vertici del nuovo soggetto hanno rilanciato: non solo ribadendo che gli uffici dovranno chiudere, ma che anche i magazzini che si occupano della logistica non sono più sostenibili. Contando che nella movimentazione merci lavorano circa 80 persone, sommate alle 118 degli uffici, equivale a dire che oltre 200 dipendenti rischiano il posto.
A loro si devono aggiungere i 70 dipendenti Unieuro della sede di Monticello (Piemonte) ai quali l’amministratore delegato, Keith Jones aveva proposto un incentivo (50% in più su due mensilità) purché sia garantita produzione e professionalità fino a fine novembre, in vista del periodo natalizio. I lavoratori non hanno accettato e hanno rilanciato, tramite i sindacati, chiedendo un tavolo di trattativa nazionale.
Nessun passo indietro, quindi, da parte della nuova società, che si era presentata come leader nella distribuzione di elettrodomestici. Anzi, qualche passo in avanti verso la completa dismissione di ogni presenza di Unieuro a Piacenza. “Rispetto allo scorso incontro, hanno messo in discussione anche il mantenimento della logistica – ha spiegato Giuliano Zuavi della Cgil -, così oltre ai 118 ‘colletti bianchi’ abbiamo 80 lavoratori dei magazzini che sono in discussione”.
“E’ stato un incontro deludente”, ha fatto sapere l’assessore provinciale al Lavoro, Andrea Paparo che ha confermato come, oltre agli uffici, “è in discussione anche il magazzino. Comunque il dialogo continua, con l’incontro in previsione per l’11 novembre. E ora stiamo valutando se portare la vicenda in altre sedi a livello regionale o nazionale”.
A nulla sono serviti, quindi, i due giorni di sciopero da parte dei dipendenti con la manifestazione che, davanti ai cancelli della sede nel polo logistico, li aveva visti sfilare con cartelli inequivocabilmente irrisori rispetto al passato slogan della Unieuro: “Abbiamo finito l’ottimismo”. Solo ipotesi, è stato detto per ora, in attesa della chiusura dell’operazione e del verdetto dell’Antitrust, che però pesano come macigni nel futuro di 200 famiglie. “Nessun messaggio” per loro, ha detto di avere, alla fine dell’incontro l’avvocato di Venice holdings, Simone De Carli, il quale ha ribadito: “Stiamo attendendo il via libera dell’autorità Antitrust ma abbiamo avviato il dialogo con i sindacati, che potrà diventare una trattativa. E’ un’ipotesi di lavoro che abbiamo, quella della chiusura ma non abbiamo nessun messaggio per i lavoratori, solo che Unieuro da sola non sta in piedi e per renderla sostenibile bisogna cambiare la sua struttura. Purtroppo è così”.
Ma com’è composta e quali sono i numeri di Venice Holdings srl? La società è controllata dal fondo Rhone Capital e partecipata dalla famiglia Silvestrini, che ha sottoscritto con il gruppo Dixons un accordo di investimento in forza del quale saranno conferite nella Newco comune l’intero capitale di Unieuro S.p.A. e Sgm Distribuzione s.r.l. (Marco Polo-Expert).
La Newco comune sarà partecipata da Venice Holdings all’85% e dal gruppo Dixons al 15%. La chiusura dell’operazione, prevista per la fine di novembre 2013, è comunque condizionata, come detto, all’Antitrust. Il fatturato aggregato di Unieuro S.p.A. e Sgm Distribuzione s.r.l., nell’ultimo esercizio sociale concluso, è stato superiore a 1,3 miliardi di Euro. Numeri da capogiro, che però non bastano, secondo i nuovi vertici dell’azienda, per cercare di salvaguardare i 200 posti di lavoro nel Piacentino.