Scelta civica si separa dall’Udc. La rottura è stata decisa ieri dal comitato direttivo dopo quattro ore di un confronto teso che ha portato a una decisione presa a stragrande maggioranza. Al neo presidente Alberto Bombassei è stato affidato il compito di incontrare i vertici centristi per definire gli aspetti “politici e giuridici” di una separazione, che sperano sia consensuale, dei gruppi di Camera e Senato. Nella speranza che tutto ciò possa avvenire “senza conflitti”.

Alla riunione non hanno partecipato né Mario Monti, né il suo ‘oppositore’ interno Mario Mauro, impegnato in un vertice Nato a Bruxelles, uno degli esponenti cattolici le cui posizioni hanno portato nei giorni scorsi alle dimissioni del professore dalla presidenza. Nell’organismo direttivo i ‘montiani’ sono in maggioranza e sono pertanto riusciti a fare passare il documento, che ha messo nero su bianco anche il mandato al partito a “mantenere la sua identità plurale originale” e a sostenere “con convinzione e lealtà il governo Letta” proseguendo però nel suo ruolo di stimolo all’esecutivo.

Le decisioni sono state però duramente contestate dall’ala ‘popolare’ del partito: “Questo orientamento preso non è condiviso da diversi colleghi di partito. C’è un netto dissenso”, sostiene il capogruppo alla Camera, Lorenzo Dellai, che contesta anche il fatto che l’organismo possa aver preso decisioni in sede deliberante. Posizione respinta da Bombassei che ricorda come il documento finale sia stato votato “a stragrande maggioranza e da un direttivo che ha pieni poteri di decidere”. Il documento, peraltro, è stato votato anche da un gruppo di cattolici come Andrea Causin, Gianluca Susta e Gregorio Gitti.

“Usciamo da questa riunione con la certezza che Scelta Civica continuerà ad esistere e lo farà seguendo la politica indicata da Mario Monti”, ha detto lasciando la riunione il presidente pro tempore Bombassei. Anche Ilaria Borletti Buitoni ha parlato di una “presa d’atto di un chiarimento necessario con l’Udc. C’è un divorzio consensuale – ha aggiunto – che dovrà avvenire nel modo meno traumatico possibile ma che politicamente è già avvenuto”. Ma a sentire il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa il divorzio non appare per nulla consensuale: “Siamo stati obbligati in campagna elettorale a firmare un patto che ci vincola per la legislatura nel gruppo parlamentare di Scelta civica. Ora non abbiamo alcuna intenzione di scioglierlo, assecondando le bizze di chi non tollera il dissenso politico”.

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