Si videro a Londra, nelle strade, lo scorso luglio. Camioncini pubblicitari, di quelli usati solitamente per promuovere le fiere e gli eventi culturali, con scritte che sconcertarono una parte dell’opinione pubblica britannica. I cartelloni recitavano: “Sei nel Regno Unito illegalmente? Torna nel tuo Paese o rischi l’arresto”. Il tutto faceva parte di una campagna del ministero dell’Interno che ora, per ammissione della sua stessa titolare, Theresa May, “è stata definitivamente messa da parte. Diciamo che era una campagna un po’ troppo netta, secca e tagliente”. Dopo che il caso apparì nelle prime pagine di alcuni quotidiani, la politica si divise.
Il partito liberaldemocratico, che è in coalizione di governo con quello conservatore, etichettò la campagna come “stupida e pericolosa”. Il Labour, principale partito di opposizione, ricordò che “sono ben altre, per noi, le politiche da adottare, come una multa fino a 30mila sterline per chi impiega immigrati clandestini”. Da quei camioncini nacque un gran polverone, ma ora, appunto, il ripensamento. La marcia indietro del ministro May, tuttavia, non è stata accolta con favore da tutti gli uomini di governo. Uno dei pensatori della campagna, il sottosegretario con delega all’Immigrazione, Mark Harper, solo una settimana fa diceva alla Bbc che l’esperienza “potrebbe essere estesa anche ad altre parti del Paese”. Ma ora è arrivato il “niet” dello stesso ministro, che ha detto: “I politici dovrebbero essere in grado di tornare sui loro passi e capire che qualche loro decisione, magari, non è proprio stata una buona idea. Questo è il caso, si è trattato di uno strumento troppo drastico”.
Pur in un Paese dagli stretti controlli alle frontiere e dalla politica dei rimpatri molto attiva e controversa. I cartelloni diffusi consigliavano di mandare un messaggio telefonico a un determinato numero, “per una consulenza gratuita e per un supporto sui documenti di viaggio. Ti possiamo aiutare a tornare a casa volontariamente, e non devi avere paura di arresto o detenzione”. I camioncini, fra l’altro, furono fatti circolare nei quartieri più poveri e a più altra immigrazione della capitale, soprattutto nell’est di Londra, dove ormai, in certe zone, più del 50% della popolazione ha origini non britanniche ma soprattutto asiatiche e mediorientali. A quanto pare, oltre 200 segnalazioni sono arrivate in poche settimane alle autorità pubbliche, da parte di persone, anche residenti legalmente nel Regno Unito, che si sono sentite offese dalla campagna. Ora, entro qualche giorno, il ministero pubblicherà il testo del ragionamento dietro alla decisione di porre fine all’esperienza. Le pressioni dei liberaldemocratici, insomma, sembrano aver avuto successo, con il presidente del partito, Tim Farron, che ha subito rilasciato su Twitter: “Ce l’abbiamo fatta, ci siamo riusciti”. In un’intervista alla stampa, Farron non molto tempo fa aveva detto che si trattava di “politica che divide. Questo è un progetto fallito, poco morale e sbagliato. E un solo immigrato, secondo quanto riportato dai giornali, ha dichiarato pubblicamente di voler tornare nel suo Paese d’origine per merito di questa campagna”.