Bergoglio ha deciso che monsignor Franz-Peter Tebartz-van Els non rientrerà in diocesi fino a quando non sarà fatta luce sulle spese di ristrutturazione della sede episcopale, lievitate dai previsti 5,5 milioni di euro a 31 milioni
Papa Francesco esilia il “vescovo spendaccione”. Dopo averlo ricevuto in udienza privata lunedì scorso, Bergoglio ha deciso che monsignor Franz-Peter Tebartz-van Elst, vescovo di Limburg (Germania), non rientrerà in diocesi fino a quando non sarà fatta luce sulle spese di ristrutturazione della sede episcopale, lievitate dai previsti 5,5 milioni di euro a 31 milioni. Il Papa, come chiarisce un comunicato della Santa Sede, “è stato continuamente informato ampiamente e obiettivamente sulla situazione nella diocesi di Limburg”.
Sempre secondo il Vaticano a Limburg “si è venuta a creare una situazione nella quale il vescovo nel momento attuale non può esercitare il suo ministero episcopale”. Dopo la “visita fraterna” dello scorso settembre effettuata dal cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, la Conferenza episcopale tedesca, conformemente a un accordo fra il vescovo e il capitolo del duomo di Limburg, “ha costituito una Commissione per intraprendere un esame approfondito della questione della costruzione della sede episcopale. In attesa dei risultati di tale esame – si legge nella nota diramata dal Vaticano – e dei connessi accertamenti sulle responsabilità in merito, la Santa Sede ritiene opportuno autorizzare per monsingnor Franz-Peter Tebartz-van Elst un periodo di permanenza fuori della diocesi. Per decisione della Santa Sede – prosegue ancora la nota – entra fin da oggi in vigore la nomina dello Stadtdekan Wolfgang Rösch come vicario generale, nomina che era stata annunciata dal vescovo di Limburg per il 1° gennaio 2014. Il vicario generale Rösch – conclude il Vaticano – amministrerà la diocesi di Limburg durante l’assenza del vescovo diocesano nell’ambito delle competenze legate a tale ufficio”.
Dopo l’udienza privata di lunedì scorso con Papa Francesco, il “vescovo spendaccione” aveva pubblicato sul sito della diocesi un comunicato definendo “incoraggiante” l’incontro con Bergoglio. Ma dopo soltanto quarantotto ore arriva l’esilio imposto dal Papa argentino che non ha per nulla gradito le notizie apparse sui giornali tedeschi in queste settimane sui costi della ristrutturazione della sede episcopale che hanno provocato indignazione nell’opinione pubblica. Una pagina della vita della Chiesa tedesca che stride totalmente con lo stile di Bergoglio che ha scelto di vivere nella Casa Santa Marta e non nel grande appartamento pontificio al terzo piano del Palazzo Apostolico vaticano e ha preferito una semplice utilitaria a una macchina lussuosa.
Come ha scritto, infatti, il vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli nel suo libro “Le sorprese di Dio. I giorni della rivoluzione di Francesco” (Ancora), “Francesco è il messaggio. La scelta di utilizzare paramenti semplici; il suo predicare ogni mattina dall’ambone, come un semplice parroco, e non dalla cattedra; la decisione di rientrare in un ‘hotel’ come Casa Santa Marta, dopo l’elezione, con il pullman dei cardinali e non con la vettura targata SCV1; l’autodefinirsi ‘vescovo di Roma’ e non ‘Papa’; il fatto di aver parlato faccia a faccia, per alcuni istanti, con Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, sono gli ingredienti indispensabili per ogni vera riforma al di là dei provvedimenti normativi”.