Bando alle ciance: chiamiamola “arte”, se non altro per rispetto allo sperpero inutile che muovono queste cose intellettuali e all’unico merito che gli riconosco: vorrebbero essere provocazioni, salvo poi usare la finalità concettuale per far rimbalzare verso l’alto le quotazioni. Un po’ di fabbrica sarebbe infinitamente più militante. Tuttavia non è difficile immaginare l’evoluzione dell’artista, quello che si può permettere di non lavorare, capace di cavalcare i tempi moderni per denunciare l’attualità con profondo senso civico.
Alcuni emergenti ci stanno provando e trovano in Italia la fonte d’ispirazione, a piacere nell’ordine: Gerry Dunkan e il bronzo di 15 chili di una pastiglia di Viagra, già meta di pellegrinaggi; Samantha Tafuro col suo “GiovanHard”, un pillolone del giorno dopo, tre metri di vetroresina dedicato a Giovanardi; “Two” diPippo Scarabaggio, un paio di chiappe aerostatiche, opera profondamente patriottica che fa coppia con la creazione/performance del Collettivo Arterio: un moto perpetuo di vaselina che lubrifica una gigante ruota per criceti, interpretati da veri precari laureati mentre devono rispondere da un call center senza fiatone; Lella Titty Della Pietra col suo “Baratro Inverso”, un monolito cavo di 19 metri ispirato al Partito Democratico, sul quale è possibile salire in cima, sporgersi con adeguata imbragatura e gridare “C’è nessuno?”…manco l’eco; Henry J. Mimmo, una grande promessa, il più controverso, esponente dichiarato di estrema destra: ha realizzato un preservativo in lattice di 15 piani, titolo “Cervello in fuga”; personalmente avevo pensato a un catetere di trenta metri con tubo in silicone con Montecitorio, grande provocazione, come drenaggio. Poi ho capito che l’opera non sarebbe stata compresa, così ho realizzato una installazione popolare in vetrocemento di 7 metri e cinquanta, è un clistere di circa 250 chilogrammi, perché l’ugello è in ghisa, pesa quella. Anche questa è arte.
Vale la pena parlarne? Non parliamone affatto altrimenti è tutta pubblicità? Cattelan e Cerny saranno due grandi artisti, ma nel dubbio vorrei cautamente recensire: siamo lontani dalla “merda d’artista” di Piero Manzoni, se però togliamo l’artista, il resto c’è tutto.