Il bilancio previsionale 2013-14 della Confederazione Nazionale dell’Artigianato bolognese prevede un drastico ridimensionamento delle entrate degli associati e condizioni precarie per i lavoratori. Filcams Cgil: "La proposta dell’azienda andava firmata subito. Ora riduzione di 600 retribuzioni e 4 dipendenti lasciati a casa"
“Quattro dipendenti licenziati in tronco, una ventina di contratti a termine non rinnovati, tagli del 5% e dell’8% agli stipendi di impiegati e quadri, mobilità della sede di lavoro e soppressione di alcune festività per altri 600 lavoratori”. Questo il drastico responso riportato da Filcams Cgil e da uno dei lavoratori licenziati, dopo dieci mesi di trattativa dalla presentazione del bilancio previsionale di Cna Bologna per il biennio 2013-2014 concernente la totalità dei dipendenti aziendali, a fronte di una crisi che ha colpito artigiani e piccole medie imprese, la base degli associati dell’azienda che agisce sull’intera provincia bolognese.
Una vertenza che si è aperta nel gennaio 2013 quando CNA Bologna ha messo nero su bianco la certezza di un deficit consistente per il biennio a venire. E secondo la denuncia dei sindacati, la proposta era quella di una piattaforma di rientro dei costi per il personale da approvare di corsa e che prevedeva: “La soppressione di alcune festività sotto Natale più altre due festività non pagate, la sospensione dei buoni pasto, il sabato lavorativo, la mobilità della sede di lavoro e infine la decurtazione delle mensilità del 5% per gli impiegati e dell’8% per i quadri”.
Cifre consistenti che vengono subito rigettate dai dipendenti CNA che a loro volta, nella primavera del 2013, rilanciano con una controproposta: contratto di solidarietà nazionale difensivo ed espansivo, piano di riorganizzazione dello sviluppo aziendale e richiesta di verificare il bilancio trimestrale. In giugno arriva la risposta della Confederazione dove viene tolta la cancellazione dei buoni pasto, ma una grossa fetta di impiegati e una parte dei quadri boccia la proposta, nonostante la Filcams Cgil avesse invitato a firmare. E’ il punto di non ritorno. Il segretario CNA Bologna, Massimo Ferrante, dichiara sospesa la trattativa e il 23 di luglio partono le prime, e per ora uniche, lettere di licenziamento per quattro dipendenti tra cui Roberto Manaresi, da 31 anni al lavoro in Cna nell’ufficio ricerca personale per le imprese associate e non.
“La Fornero mi ha fregato due volte: con la legge sui licenziamenti del “giustificato motivo oggettivo” e l’altra per lo slittamento dell’età pensionabile”, spiega Manaresi al fattoquotidiano.it, “eravamo tutti dipendenti a tempo indeterminato, chi in CNA come me dal 1983, un altro licenziato da 28 anni e un altro ancora da 15. Il mio è un licenziamento modello ‘anni cinquanta’ per motivi politici: anche se è difficile da dimostrare, per fare meglio passare il taglio degli stipendi per due volte respinto dai dipendenti in assemblea, si è pensato di cacciare chi ha sempre manifestato chiaramente il dissenso”.
“Possibile che la direzione aziendale abbia già in mano una previsione dei bilanci del 2014?”, si chiede Manaresi, “Non vorrei che il futuro della struttura bolognese fosse quello di andare sul mercato per essere rilevata a minor costo e magari finire per essere un’azienda da 100 dipendenti che digita solo i dati degli associati com’era trent’anni fa”.
E se la CNA di Bologna non rilascia dichiarazioni ufficiali, è la Filcams Cgil a riattivare i contatti con l’azienda di servizi alle imprese accettando di tornare ad un tavolo di contrattazione per il 31 ottobre prossimo: “Da tempo dicevamo che la controproposta dell’azienda andava firmata”, spiega Sonia Sovilla della Filcams Cgil di Bologna, “il sindacato dei quadri in CNA non ha riconosciuto lo stato di crisi dell’azienda e pensava che non essendoci mai stati licenziamenti non ce ne sarebbero stati nel futuro. Invece CNA non è tornata sui suoi passi. La situazione è drammatica perchè la crisi di liquidità in azienda dopo dieci mesi è peggiorata”.
“L’unica proposta alternativa a quella aziendale è stata la nostra”, continua, “stabilizzazione dei precari, mantenimento occupazionale e minori sacrifici possibili sugli stipendi. Ora rischiamo, nella peggiore delle ipotesi, di ritrovarci con una richiesta di ristrutturazione aziendale e con l’annuncio di mobilità. Lavoreremo per scongiurarlo”.
“Sulla questione Manaresi dico che mi dispiace e spero che il nostro ufficio legale riesca a fargli ottenere dei risultati per la causa intrapresa contro l’azienda”, conclude, “ma non ci dobbiamo dimenticare che con questa crisi di cui si era sottovalutata l’entità e con la legislazione in essere non esistono più posti di lavoro intoccabili. E’ brutto da dire, ma è la realtà”.