“Fate presto”. Sono le parole che Napolitano ha pronunciato davanti ai ministri e ai capigruppo della maggioranza al Senato per “spingerli alla riforma della legge elettorale“. Convocati per un vertice d’urgenza  intorno alle 11 al Quirinale sono stati i ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello, insieme ai capigruppo Luigi Zanda del Pd, Renato Schifani del Pdl e Gianluca Susta di Scelta Civica e la presidente della commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro. Una scelta che non è per niente piaciuta all’opposizione. “Inaudito”, ha tuonato la Lega. Mentre Beppe Grillo dal palco di Trento ha promesso: “Chiederemo l’impeachment”. Tanto che in serata fonti del Quirinale fanno sapere che Napolitano “si riserva di ascoltare i vari gruppi di opposizione, nelle modalità più opportune”.

Il Capo dello Stato, nell’incontro con gli esponenti della maggioranza,  ha ribadito la necessità di intervenire nel merito della legge elettorale il prima possibile. “Non è ammissibile che il Parlamento naufraghi ancora nelle contrapposizioni e nell’inconcludenza”. La riforma della legge elettorale deve essere fatta, secondo Napolitano, prima del “limite estremo” del 3 dicembre, quando la Consulta si riunirà per valutare l’incostituzionalità del Porcellum. Per allora, è persuaso anche il premier Enrico Letta, almeno una delle Camere dovrà aver votato una nuova legge. E’ in gioco, osserva il capo dello Stato, “la dignità del Parlamento”.

Ma la mossa del presidente della Repubblica ha scatenato la reazione di Lega e Movimento 5 stelle. “Inaudito e inaccettabile“, ha detto Roberto Calderoli, “con il voto di ieri, la Lega ha dimostrato con il 100% delle presenze dei suoi senatori di essere l’unica forza a volere veramente le riforme, ivi compresa quella elettorale ma altrettanto ritengo assolutamente non previsto dalla Costituzione il vertice di maggioranza che di fatto ha convocato oggi il presidente Napolitano al Quirinale. Però non spetta certo al Capo dello Stato convocare vertici di maggioranza soprattutto in relazione a una materia squisitamente parlamentare come la materia elettorale. Il Senato lavorerà per cambiare la legge elettorale per volontà politica e non per indebite pressioni o sotto ricatto del 3 dicembre tenuto conto anche del pronunciamento della Corte europea del marzo del 2012 che ha respinto i ricorsi avversi l’attuale legge elettorale”. Duro anche Beppe Grillo, che ha accusato Napolitano di avere incontrato “Pdl e Pd-l, senza convocare il Movimento 5 Stelle, quindi escludendo 9 milioni di persone”. E mettendo in guardia dal rischio di passare “dal porcellum al napolitanellum”, ha spiegato che il M5S “ha già incaricato i propri avvocati di preparare l’impeachment per il capo dello Stato”. 

In serata dal Quirinale è trapelata la notizia che “Napolitano si riserva di ascoltare i vari gruppi di opposizione, nelle modalità più opportune”. Il pressing del Colle dura da giorni. Con lui il governo. Tanto che il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello lo aveva detto chiaro e tondo, nell’Aula del Senato: di fronte alla “Caporetto” di un nuovo “fallimento” in Parlamento, “credo che il governo, con tutte le cautele, debba intervenire”. Si starebbe infatti pensando, trapela da fonti della maggioranza, non certo a un decreto, quanto a un ddl di iniziativa governativa. E nei prossimi giorni sarebbero previsti degli incontri nell’esecutivo per fare il punto, visto che la prossima settimana viene considerata “decisiva” sul fronte della legge elettorale.

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