Leggo il post di Eretica, “Femminicidio, il paternalismo della legge” e mi trovo a pensare: “Ecco una donna con la quale vorrei dialogare, parlare, confrontarmi”. E quindi propongo di scambiarci alcune idee, in merito ai temi dei quali ci occupiamo entrambi, fiducioso che maschile e femminile non debbano essere “luoghi” autoreferenziali, ma incontro, scambio, concordanza e discordanza nel rispetto reciproco. Comincio io, non sapendo bene dove andrò a finire, avendo chiaro solo di essermi riconosciuto nella lettura di quel post. Tanto mi basta, per ora.
Condivido pienamente quando viene affermato che le donne non hanno bisogno di essere messe in sicurezza. L’obiettivo deve essere necessariamente dotarle degli stessi diritti e delle stesse opportunità che abbiamo noi uomini, perché la “messa in sicurezza”avvenga tramite le loro capacità e potenzialità, che è cosa ben diversa. Mi rifiuto di considerare le donne una categoria da proteggere con quote rosa o altri atti paternalistici, questo non perché non riconosca un disequilibrio di potere tra i generi, all’interno della società, ma perché sono convinto che la lotta a questo disequilibrio passi attraverso la cultura e l’educazione di cui anche Eretica parla e non attraverso imposizioni di legge. Non dobbiamo essere noi uomini o i legislatori per noi a cedere o concedere, ma le donne a conquistare. La differenza è l’abisso che ci separa quando invece sappiamo che la nostra unione genera la vita, nel nostro stare uniti c’è la forza creatrice.
Mi sottolineano spesso: “Tu sei un uomo, è facile per te parlare, se fossi stato una donna la penseresti diversamente”. Sì, è vero, sono un uomo e con questo? Come uomo non posso essere in grado di capire che a stortura non si risponde con un’altra stortura e che a imposizione sociale e culturale non si contrappone un’imposizione legale , ma cambiamento e che questo ha tempi più lunghi, ma risultati più stabili? Come uomo non posso essere in grado di capire che l’autodeterminazione sia la via principale per raggiungere il proprio benessere e la propria posizione sociale e che questo valga senza distinzioni di genere?
Come uomo non posso essere indignato perché acquisisco una posizione di privilegio, rispetto ad una donna, solo perché uomo? Come uomo non posso essere indignato perché una donna acquisisce una posizione di privilegio, rispetto a me, solo perché donna? Come essere umano non posso essere indignato, se è la mia appartenenza a un sesso o a un altro, a mettere in secondo piano quello che valgo e che so fare? Che non si sappia o non si voglia cogliere la differenza tra repressione e prevenzione, non eliminerà la violenza sulle donne, ma la aggraverà soltanto. Che non si sappia o non si voglia far passare al maschile un messaggio di messa in discussione anziché di accusa, non eliminerà la violenza sulle donne, ma la aggraverà soltanto.
Ed il concetto cardine è proprio l’assunzione di responsabilità rimarcato nel post di Eretica, che non si sappia o non si voglia rendersene conto, non eliminerà la violenza sulle donne, ma la aggraverà soltanto.
Sono un uomo e sono contento di pensarla come te, una donna, eretica o meno che sia.