Il video con Giulia Sarti spiega i motivi del presente post. Guardatelo e poi tornate qui.
Fatto? Bene.

Non è il primo caso di articolo pretestuoso del Fatto Quotidiano contro i parlamentari del Movimento 5 Stelle. A gloria imperitura, cito quello di Paola Zanca intitolato “Redditi M5S, uno su due li nasconde”. Paradigmatico esempio di “creatività” giornalistica, è un pezzo palesemente scritto per insinuare nel lettore l’idea che gli onestissimi grillini non pagano le tasse. E quindi sono come gli altri, anzi peggio, perché più ipocriti.

Giunta puntuale la tirata d’orecchio di Carla Ruocco, la Zanca, invece di cospargersi il capo di cenere, si è arroccata ammettendo che i grillini non sono fiscalmente reticenti, ma soltanto ritardatari. Tanto ormai il danno era stato fatto.
E’ una doppia coincidenza che l’articolo della Zanca, e quello in cui Giulia Sarti viene condannata da Rodano e Lanaro al girone degli ignoranti, arrivino dopo lo scontro Scanzi-Fatto Quotidiano Vs Tinazzi-blog di Beppe Grillo?

Il direttore Gomez ha assicurato che il Fatto non ha amici. E gli credo. Ma non sarà che ha dei (nuovi) nemici?

Cito il direttore Gomez: “Qui al ilfattoquotidiano.it cerchiamo pure (non siamo perfetti) di seguire delle altre regole: correggersi quando ci si sbaglia, tenere i fatti separati dalle opinioni (per questo è nata la colonna dei blog) e ospitare anche commenti che non corrispondono necessariamente alla linea del nostro web giornale.”

Padellaro la pensa diversamente da Gomez? I suddetti principi non valgono per la versione cartacea del Fatto, in cui sono apparsi gli articoli sugli oscuri redditi dei grillini e sull’“Onorevole ignoranza” di Giulia Sarti?

Il giovane-giovane Scanzi aveva scritto un articolo ben argomentato per commentare l’incriminato post di Grillo e Casaleggio sul reato di clandestinità. Poi Casaleggio gli fa notare una imprecisione e Scanzi urla alla scomunica, vomitando un’invettiva elefantiaca che sembra scritta da un adolescente ubriaco, in cui vengono ripetute confusamente le stesse cose per 2300 parole.
Diamoci una calmata.
 
E’ stata una sciocchezza dare spazio al delirante post di Tinazzi contro Il Fatto Quotidiano. La penserà lui così. La penserà come lui chi gli ha conferito arbitrariamente l’opportunità di inserire quel post su beppegrillo.it.
Ma non si deve credere che l’opinione di Tinazzi coincida con quella del Movimento 5 Stelle. Sono convinto che la maggior parte degli elettori M5S si rende conto che Il Fatto (online o cartaceo) è l’unico grande quotidiano che non attacca sistematicamente i pentastellati. Quindi adesso non iniziate a essere “creativi” anche voi. Aver pensato di lanciare una jihad contro Il Fatto è stata una solenne sciocchezza.
E la prova provata che Il Fatto Quotidiano è un giornale senza amici e (forse) senza nemici, un giornale che non fa sconti nemmeno a se stesso, è la pubblicazione del presente post. Perché me lo pubblicherete, vero?

 
di Francesco Manna 
Twitter: @FrancescoLamana
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Cari blogger

penso che il vostro legittimo e giustamente dichiarato tifo politico non favorisca la lucidità delle vostre analisi. Senza pretesa di aver ragione vi illustro il perché. Partendo ovviamente dai fatti.

1) Giulia Sarti è stata intervistata per caso assieme a molti altri parlamentari di altri gruppi politici all’oscuro di quello che si apprestavano a discutere e votare in Parlamento. Nessuno pretende da loro che conoscano i particolari di un provvedimento che non hanno ancora in mano. Ci si aspetta però che, come ogni cittadino mediamente informato da settimane di articoli e servizi televisivi sulle nuove tasse, i parlamentari conoscano almeno il significato delle sigle (Trise, Tari e Tasi) di cui tutto (o quasi) il Paese dibatte.  E che se non lo conoscono lo dicano apertamente senza arrampicarsi sugli specchi. Il video di Giulia Sarti è andato on line non da solo (cosa che omettete di ricordare), ma montato assieme alle dichiarazioni di altri suoi colleghi di diversi partiti. La parte restante delle affermazioni, sul lavoro in parlamento e gli impegni della giornata, a nostro giudizio non era significativa, perché  non spostava di una virgola la questione. Fare i giornalisti significa anche selezionare e gerarchizzare il materiale. Anche in fase di montaggio video. Ovviamente facendolo è sempre possibile sbagliare. Ma in questo caso, a mio  parere , non ci sono errori. 
Montare le affermazioni di  Giulia Sarti non ci ha fatto piacere. Si tratta di una parlamentare che qui molti (io compreso) considerano un’amica e che viene stimata per altri aspetti del suo lavoro. Ma, come scritto, da noi vige una regola: i giornalisti hanno amici, i giornali no. Se non avessimo pubblicato il brano di video che la riguardava perché non avremmo dovuto fare lo stesso con Fioroni o il leghista Bonanno? Anche loro, immagino, sono occupatissimi a causa del loro lavoro. O almeno lo potrebbero sostenere. 

2) 
Il pezzo della brava collega Paola Zanca non è stato “palesemente scritto per insinuare” alcunché e non è nemmeno ‘pretestuoso’. Era un elenco delle dichiarazioni dei redditi che non risultano presenti sul sito di Camera e Senato. E la cosa era chiaramente spiegata nell’articolo così come era spiegato che non era stato violato nessun obbligo. In tre casi su 84 è stato dimostrato che il consenso per il deposito delle dichiarazioni (non presenti) era stato dato. Crimi e De Lorenzis hanno scritto per farlo presente e loro replica è stata pubblicata. Carla Ruocco non ha scritto al giornale. Che avesse pubblicato un post su Facebook  lo apprendo ora. Come nei casi di Crimi e De Lorenzis se  invierà una rettifica verrà pubblicata. Proprio perché qui correggiamo, quando possiamo, non solo gli errori ma anche le imprecisioni. 
Mi dispiace essere costretto a ribadirlo ancora una volta e proprio a voi che siete nostri, graditi, blogger: ma l’unica cosa che per noi è sacra è la notizia. Ogni giorno facciamo decine di scelte e a volte ci capita di sbagliare. Ma non lo facciamo mai perché abbiamo deciso di colpire qualcuno. Accade perché abbiamo lavorato male, perché non abbiamo avuto il tempo di verificare tutto, perché siamo in redazione pochi, o, come è successo in tre casi su 84, perché i siti di Camera e Senato non sono aggiornati. Per questo, se è il caso, ci correggiamo, ma non ci cospargiamo certo il capo di cenere. Non abbiamo nulla di cui vergognarci.
Ovviamente, come vedete, il vostro post viene pubblicato. 

Peter Gomez
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