L’ultima volta era stata necessaria una massiccia campagna della società civile per ottenere che alla nomina dei membri delle Authority (n.d.r. all’epoca si discuteva del rinnovo dei collegi dell’Agcom e del Garante Privacy) il Parlamento procedesse sulla base di una selezione basata sull’esame dei curricula dei candidati presentati non solo dai partiti politici ma da chiunque vi avesse interesse. Alla fine era successo, anche se poi le segreterie dei partiti si erano impossessate della procedura, hackerandola e piegandola alla solita logica di lottizzazione delle poltrone.
Gli sforzi di allora, un risultato, per quanto modesto, lo hanno prodotto perché questa volta, dovendo procedere alla nomina di un nuovo Commissario dell’Autorità Garante per le Comunicazioni in sostituzione del dimissionario Maurizio Décina, la Presidenza della Camera dei Deputati e la Conferenza dei capigruppo hanno appena diffuso un appello a tutti gli interessati a far pervenire, entro il prossimo 10 novembre, all’indirizzo elezioneagcom@camera.it il proprio curriculum, affinché lo stesso possa poi essere valutato dai Deputati che, il 14 novembre, in aula, dovranno procedere alla votazione.
Sembra, dunque, che almeno la raccolta dei curricula, presupposto necessario – ma sfortunatamente non sufficiente – perché la nomina sia ispirata a criteri obiettivi e meritocratici, sia divenuta o si avvii a divenire una buona abitudine, se non addirittura una prassi parlamentare. Naturalmente che il Parlamento raccolga i curricula di quanti ritengono di avere competenze e voglia di sedere nel consiglio dell’Authority per le comunicazioni non basta a garantire che la procedura di nomina non sia poi contaminata – come sfortunatamente sin qui sempre accaduto – dai condizionamenti di partito o peggio ancora dalla piena applicazione del famigerato manuale Cencelli, sacra scrittura di tutte le nominopoli all’italiana.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è, nella società dell’informazione, un istituzione-chiave per lo sviluppo democratico ed economico del Paese. Lo sviluppo e la governance delle infrastrutture di telecomunicazioni, il pluralismo nei media, la comunicazione politica, la pubblicità e il diritto d’autore nei media e nello spazio pubblico telematico sono solo alcune delle materie delle quali l’Authority, oggi presieduta da Angelo Marcello Cardani è chiamata, quotidianamente ad occuparsi. E’ evidente che l’indipendenza dell’Autorità e la competenza dei suoi membri sono fattori irrinunciabili e che, pertanto, non si può e non si deve permettere che la nomina del nuovo componente sia ispirata a logiche di partito. Questo non significa, naturalmente, mettere in discussione – almeno nell’immediato – che la nomina, come richiesto dalla legge, abbia natura politica ma solo auspicare che siano i singoli Deputati, esaminati i curricula, a valutarli e decidere in autonomia chi ritengono essere il candidato più idoneo a sedere sulla poltrona lasciata libera dal Prof. Décina.
Si leggano, dunque, i curricula, li si esaminino, si misuri la competenza, l’esperienza e l’effettiva indipendenza di ciascuno dei candidati e poi si voti con l’auspicio che la maggioranza dei voti converga sul miglior candidato possibile tra quanti avranno rappresentato la volontà di impegnarsi davvero, nell’interesse del Paese – e non solo di questo o quel “padrino politico” – per garantire un sistema delle comunicazioni libero, pluralista, moderno e democratico. La Presidenza della Camera dei Deputati e la conferenza dei capigruppo hanno fatto il loro primo passo importante nella direzione giusta. Tocca ora ai partiti politici e, soprattutto, ai singoli Deputati fare la loro parte per mandare al Paese un segnale di ferma e decisa volontà a cambiare rotta ed a cancellare per sempre l’espressione “nominopoli” dall’elenco dei troppi neologismi antidemocratici del quale si è riempito il nostro vocabolario.
E, questa volta, converrà che la Camera dei Deputati, i partiti politici ed i singoli Deputati prestino straordinaria attenzione perché per un singolare scherzo del destino, proprio il 14 novembre, sarà in Italia, per una visita ufficiale, il relatore speciale delle Nazioni Unite per la promozione e tutela della libertà di informazione, Frank La Rue che già in occasione dell’ultima tornata elettorale aveva raccomandato al Governo ed al Parlamento trasparenza, obiettività e rigore nella nomina dei membri dell’Agcom. Sarebbe davvero grave se, nel rientrare a Ginevra per redigere la sua relazione sullo stato della libertà di informazione in Italia che dovrà poi pronunciare nel corso dell’Assemblea delle Nazioni Unite di giugno, il Relatore dovesse prendere atto che il nostro Paese non è ancora capace di nominare i membri di un’Authority indipendente attraverso una procedura seria, obiettiva e libera da ogni condizionamento partitico.