Le vie del berlusconismo sono infinite. Il Pdl naviga in acque agitate e, paradossalmente, ne beneficia il giornale storico della destra: il Secolo d’Italia. Visto che le sorti politiche di Silvio Berlusconi restano incerte, tutte le anime di destra fuori e dentro il Popolo delle Libertà si organizzano per trovare un posto al sole, in attesa delle prossime elezioni. E quale mezzo migliore di un quotidiano per coltivare elettori? Ecco perché, molto probabilmente, le numerose correnti politiche presenti nella Fondazione An (che pubblica il giornale diretto da Marcello De Angelis) hanno deciso di salvare il giornale romano.
Salvare o almeno tentare di salvare, perché per far quadrare i conti si sta pensando a uno stato di crisi che porti alla riduzione degli stipendi dei redattori oppure ai prepensionamenti o ancora si vorrebbe creare una cooperativa di giornalisti. Solo negli ultimi due anni, il rosso è stato di 2,2 milioni di euro (nel 2011) e di altri 2,1 milioni (nel 2012). Perdite che hanno portato alla decisione di abbondare la carta stampata e proseguire le pubblicazioni solo su internet da gennaio.
All’interno della Fondazione coabitano, tra gli altri, gli ex di Alleanza Nazionale confluiti nel Pdl, gli ex solidali di Gianfranco Fini, Fratelli d’Italia e i politici più vicini a Gianni Alemanno. Non è stato immediato mettere tutti d’accordo, tanto è vero che il cda della Fondazione è andato più volte deserto e non veniva mai deciso quante risorse destinare al quotidiano. Il risultato è stato che a metà ottobre la redazione ha denunciato il mancato pagamento degli stipendi di settembre, anche se i problemi sono iniziati ben prima.
Lo scorso agosto, per esempio, la capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Giorgia Meloni, ha lanciato l’allarme “messa in liquidazione” per il giornale fondato nel 1952. Ma gli stipendi hanno saltato qualche mensilità fin dal settembre 2012. E dire che la Fondazione An custodisce il patrimonio della destra italiana costituito da risorse liquide, investimenti e proprietà immobiliari. Tanto che la crisi del Secolo d’Italia non ha impedito, a luglio, di approvare un bando che ha messo a disposizione 1 milione di euro per progetti e proposte a tutela e promozione del patrimonio politico, storico e sociale della destra italiana. Secolo d’Italia escluso, ovviamente. Adesso, al di là che il Secolo chieda o meno lo stato di crisi, dalla redazione uscirà comunque uno degli ex onorevoli che, a fine carriera politica, sono tornati a lavorare (da casa e senza vincoli editoriali) al giornale. Si tratta di Gennaro Malgieri, che percepisce un importante stipendio da ex direttore dello stesso quotidiano e si avvicina all’età pensionabile. In redazione resiste però un nutrito gruppo di ex, da Mario Landolfi a Italo Bocchino e Silvano Moffa.