Cultura

Il vero ‘tesoro di San Gennaro’ è la musica

a67Il tesoro di San Gennaro (Rtf Records, 2012) è il nuovo progetto musicale dell’eclettico batterista, qui in veste di produttore e arrangiatore, Salvio Vassallo e della talentuosa cantante, Valentina Gaudini. Il tesoro più prezioso al mondo, come fa notare il duo napoletano ‘non appartiene – spiega Valentina – alla curia, ma al popolo. Questa cosa ci è parsa molto adatta al concetto che volevamo esprimere: un immenso patrimonio culturale che appartiene alla gente. Il Tesoro di San Gennaro sono le canzoni e siamo noi napoletani‘. “Il tesoro di San Gennaro” è una delle produzioni più interessanti uscite ultimamente da Napoli. Un disco che si fa metafora di una città del terzo millennio che non ha mai smesso di (con)vivere col suo passato, dove monumenti e palazzi, a differenza di altre città, non sono ammirati, ma vissuti nel senso più pieno del termine. E’ questo lo spirito che ha spinto il duo napoletano a mettere le mani nelle proprie radici. Con coraggio e consapevolezza ha affrontato l’immenso tesoro musicale napoletano per ridare senso al futuro. Antiche villanelle e classici suonano come Trentemoller e Massive Attack, ma grazie alla sensuale e viscerale voce di Valentina Gaudini non perdono la loro essenza come in “Lo Guarracino”. Le lavandaie del M° Roberto De Simone si ritrovano a cantare su ritmiche e atmosfere elettroniche, ben riscaldate da strumenti tradizionali come: tammorre, bouzuki, chitarre acustiche ed elettriche per un electro-folk mai banale. Intensa la rivisitazione de “Le lavandaie del Vomero” e divertente “La canzone della Zingara”. Nove in tutto le tracce  del disco tra cui due inediti, “Bonanotte“, dove suonano gli avvolgenti flauti del sassofonista Riccardo Veno e “Incubo Napoletano“. Un disco da ascoltare e diffondere!

1. Come nasce il progetto de “Il tesoro di San Gennaro”?

Prima di questo disco abbiamo lavorato ad altre rielaborazioni elettroniche di pezzi tradizionali di varie parti del mondo (precisamente una rielaborazione delle folk songs di Luciano Berio), ed è stato naturale successivamente confrontarsi su brani della nostra tradizione. Siamo partiti da quelle canzoni che potevano prestarsi a quello che Salvio aveva in mente, e cioè una sonorità a metà tra l’electro e il rock con influenze di minimalismo. L’idea era quella di provare a raccontare la storia di un popolo, il nostro, attraverso alcune musiche che ne hanno accompagnato i momenti cruciali, e di farlo con un linguaggio più vicino alla nostra sensibilità artistica, musicale e generazionale.

2. Un disco elettronico, ma rispettoso della tradizione musicale napoletana.

Il patrimonio musicale di un popolo come il nostro è come un dna artistico, ce lo portiamo dentro a prescindere. Arriva però il momento di staccarsi dai propri genitori, pur continuando ad amarli e a portarne i tratti somatici. Sting diceva che la musica italiana non si è evoluta perché non ha attinto dalle proprie radici, e cioè dalla musica napoletana. Crediamo che sia profondamente vero!

3. Dove possiamo sentirvi live? Ci sarà un continuo?

Abbiamo due tipi di Live, un Electronic Set dove siamo in duo o in trio con videoproiezioni, e il gruppo intero. Attualmente siamo impegnati nell’organizzazione di un concerto evento all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte di Napoli, nell’ambito della rassegna Paleocontemporanea. Sarà una cosa molto bella con la partecipazione di vari artisti videomaker, e la cornice è davvero suggestiva. Stiamo lavorando al prossimo disco, che tra l’altro vedrà alcune importanti partecipazioni.