Quaranta giorni di indagini e intercettazioni per cercare un uomo evaso che in realtà era già stato arrestato da oltre un mese. La Procura di Parma scrive al ministero degli Interni e quello di Giustizia per chiedere chiarezza su una vicenda che suona come un paradosso. Taulant Toma, 29enne albanese condannato per rapina a mano armata ed evasione, era riuscito a fuggire dal carcere di Parma lo scorso febbraio insieme a un altro detenuto e da allora la polizia è sulle sue tracce. Ad arrestarlo in Belgio è stato la polizia l’11 settembre 2013, ma la comunicazione alla Procura di Parma, che avevano emanato un mandato di cattura europeo, è arrivata soltanto il 23 ottobre 2013, ben quaranta giorni dopo il fermo.
Mentre Toma era già tornato dietro le sbarre a Liegi in Belgio, in attesa di essere estradato in Italia per finire di scontare la sua pena, gli agenti in Italia però continuavano a cercarlo, con enorme dispendio di mezzi e tempo. Per rintracciare l’evaso uomini della polizia erano in trasferta in altre città per seguire le varie piste, mentre venivano utilizzate intercettazioni ambientali e telefoniche con l’ausilio di interpreti albanesi per vedere se vi fossero indizi sull’uomo. Il tutto per una spesa ingente che si aggira intorno a qualche migliaio di euro al giorno, per un totale di oltre 40mila euro se si pensa al tempo in cui le ricerche sono continuate anche se l’uomo era già stato arrestato dalla polizia belga.
Tempo e soldi buttati via, che hanno convinto il procuratore capo Gerardo Laguardia a scrivere una lettera al ministro di Giustizia e a quello degli Interni per denunciare un danno erariale per la comunicazione tardiva dell’ arresto e per capire come un fatto del genere si sia potuto verificare. “È l’ ennesimo spreco di denaro pubblico – ha commentato Laguardia – non sappiamo ancora a quanto ammonti la spesa complessiva, ma abbiamo sostenuto indagini dispendiose per queste ricerche, distogliendo personale da altre attività”.
Da chiarire è se siano state le istituzioni belghe a dare tardivamente notizia del ritrovamento dell’uomo ricercato o se la responsabilità del ritardo sia da attribuire a Roma. Certo è che sulla testa di Toma pendeva un mandato di cattura europeo emesso dalla Procura di Parma, che poi ha portato all’arresto dell’uomo, quindi il Belgio avrebbe dovuto comunicarne la cattura allo Stato italiano. Invece, dopo l’operazione che ha portato di nuovo dietro le sbarre Toma l’11 settembre, è trascorso più di un mese prima che anche Parma ne fosse informata. La Procura ha ricevuto la notizia del ritrovamento dell’uomo il 23 ottobre dalla Direzione centrale dei Servizi antidroga del ministero dell’ Interno, che ha informato il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il carcere di via Burla, da cui Toma era evaso a febbraio. Intanto però gli uomini della polizia continuavano a cercarlo, disperdendo forze e mezzi per catturare un uomo che era già in prigione.