Dopo l'incontro privato con Erik Zattoni, il ragazzo nato dall'abuso sessuale, Luigi Negri torna sulla vicenda: "Avvenimento infame che non può essere sottaciuto o giustificato". Critiche per l'atteggiamento dei suoi predecessori
“Solo in tempi recenti, durante l’episcopato di mons. Paolo Rabitti, l’Arcidiocesi ha segnalato la vicenda alla Santa Sede (dopo l’esame del dna, prova evidente del gravissimo atto), da cui ha ricevuto le indicazioni alle quali mi sono tempestivamente adeguato, e che sono in atto”. Il vescovo di Ferrara Luigi Negri torna sulla vicenda di Erik Zattoni l’uomo che ha raccontato di esser nato dallo stupro della madre, abusata da un prete della curia estense, don Pietro, quando aveva 14 anni. E lo fa in un messaggio destinato a ogni sacerdote e fedele della diocesi.
Dopo lo scandalo esploso con il servizio delle “Iene” e le prime reazioni non troppo convinte, ora Negri prende di petto la vicenda. Circa una settimana fa aveva incontrato in forma privata Erik, assicurandogli che si sarebbe adoperato per fargli avere un incontro con Papa Francesco. Nella sua missiva, letta nel corso delle ultime messe, il vescovo definisce quanto successo oltre 30 anni fa, “di cui portiamo il peso senza esserne causa”, un avvenimento “infame” che “non può essere in nessun modo sottaciuto o giustificato. Insomma il “male radicale”.
Negri parla anche di don Pietro, al quale oggi è stato proibito di celebrare messa, sacerdote che “si è macchiato di un peccato innominabile”, e della sua “volontà di negare pervicacemente qualsiasi responsabilità”, cosa che ha reso “la Diocesi di allora ingiustificatamente incerta e contraddittoria nelle sue reazioni, impedendo di fatto qualsiasi provvedimento che forse anche solo il buon senso avrebbe suggerito”.
Su questo fatto Negri accusa indirettamente chi lo ha preceduto, dal momento che solo in tempi recenti, durante l’episcopato di mons. Paolo Rabitti – arrivato a Ferrara nel 2004 -, l’Arcidiocesi ha segnalato la vicenda al Vaticano. E lo ha fatto una volta che le prove erano schiaccianti. Quando cioè Erik Zattoni, forte della sentenza del tribunale, ha potuto esibire il risultato del test del dna. Dopo il settembre del 2011 quindi. Prima di allora – a seguire le parole dell’attuale vescovo – i suoi predecessori, da Luigi Maverna (a capo della diocesi dal 1982 al settembre 1995), il cardinal Carlo Caffarra (dal settembre ’95 al dicembre 2003, quando venne nominato a Bologna) e lo stesso Rabitti per sette anni, non si mossero.
Quanto al prete pedofilo, padre biologico di Erik, ora si dice malato e chiede a Dio di morire. Prima dovrebbe scrivere un libro sulla sua vita. “Spero che non dimentichi il capitolo più importante” replica a distanza Zattoni, che non crede al pentimento dell’uomo: “sembra più dispiaciuto per la sua famiglia, che ora sa quanto ha compiuto, piuttosto che per la mia. E continua a non voler chiedere perdono a mia madre, per quello che le ha fatto. Il mio unico desiderio è chiedere al Papa di ridurlo allo stato laicale e far modificare l’articolo del codice canonico che impone la prescrizione per reati come questo”.