“Ci sono due punti non aggirabili. Uno: la legge di stabilità va cambiata, perché è inaccettabile l’idea di nuove tasse. Due: il voto sulla mia decadenza sarebbe una macchia sulla democrazia italiana destinata a restare nei libri di storia”. Silvio Berlusconi torna a far sentire la sua voce con alcune dichiarazioni contenute nel nuovo libro di Bruno Vespa: “Segnalo che il governo, se volesse, avrebbe un’autostrada per risolvere il problema…”.
Il Cavaliere lancia un vero e proprio ultimatum a Enrico Letta e al Pd, chiedendo un intervento immediato del governo sulla legge Severino, forte delle motivazioni della sentenza di interdizione sui diritti tv depositate dalla Corte d’appello di Milano, che attribuisce valore di sanzione amministrativa alla legge sull’incandidabilità.
Le parole del leader azzurro imbarazzano ancora una volta le ‘colombe’ del Pdl, ministri in testa. A fine giornata infatti, si contano sulle dita della mano gli interventi degli ‘alfaniani’ a difesa del Cav, mentre c’è un profluvio di dichiarazioni di solidarietà da parte di ‘falchi’ e ‘lealisti’, che esultano per il passaggio della corte milanese, che “di fatto – sostengono – dà ragione al Pdl sull’inapplicabilità della Severino e invocano il ricorso alla Consulta”.
Manca una presa di posizione di Angelino Alfano, che si fa sentire solo per prendere le distanze dal collega dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per le sue dichiarazioni contro l’uso del denaro contante. Mancano anche gli interventi di Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi. L’unico big tra gli ‘alfanianì a difendere il Cav, è il presidente dei senatori, Renato Schifani, che ribadisce: “La Severino non è dunque applicabile irretroattivamente e la giunta per le elezioni del Senato dovrà prenderne atto disponendo nuove e più approfondite sessioni, sino al ricorso, come noi auspichiamo da tempo, alla Corte Costituzionale”.