Bankitalia aggiunge: "Taglio non elevato". E anche l'Istat avverte che i "benefici maggiori vanno alle famiglie più ricche". Il ministro dell'economia risponde chiedendo di "indicare le risorse" e annunciando che la nuova tassa sui servizi comunali (Tasi) peserà meno della somma di Imu e Tares
La Corte dei conti, l’Istat e la Banca d’Italia attaccano duramente la Legge di stabilità presentata dal governo. “Il taglio del cuneo fiscale ha un perimetro limitato”, afferma Raffaele Squitieri, presidente designato dell’organo giurisdizionale, “e comporta problemi distributivi e di equità poiché esclude dal beneficio 25 milioni di soggetti”. Mentre l’Istat conferma che, dato il maggior numero di occupati per famiglia, sono le famiglie più ricche a trarre maggiori vantaggi monetari in valore assoluto, sottolineando che “su un totale di 12 milioni e 230mila famiglie beneficiarie stimate, la metà appartiene ai due quinti più alti della distribuzione”.
L’Italia resta il quarto Paese con il cuneo fiscale più alto
“La Legge di stabilità porterà risultati significativi per alcune categorie di lavoratori ma lascerà sostanzialmente inalterata la posizione dell’Italia nella graduatoria europea sul peso del cuneo fiscale, maggiore solo in Belgio, Francia e Germania”, aggiunge Squitieri nel corso dell’audizione sulla manovra di fronte alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato. Tali risultati “scontano, in ogni caso, uno sgravio Irpef di portata contenuta (168 euro annui in corrispondenza del livello di reddito più avvantaggiato, pari a 15mila euro) e dal perimetro limitato (quattro contribuenti su dieci, ossia quelli che dichiarano redditi da lavoro dipendente e assimilati fra gli 8 e i 55mila euro). Oltre ai lavoratori autonomi, sono esclusi dal beneficio gli incapienti e i pensionati, ossia circa 25 milioni di soggetti che comprendono evidentemente anche le categorie in maggiori difficoltà economiche”.
Rischio di ulteriore aumento tasse sugli immobili
Non solo. La legge di stabilità, che ha regalato un miliardo di euro alle banche, rischia di comportare “ulteriori aumenti impositivi” sul patrimonio immobiliare. In particolare, osserva Squitieri, il caso “di inasprimenti che potrebbero canalizzarsi sul versante della Tasi, che moltiplica il suo peso (1 per mille sull’imponibile catastale ai fini Imu) rispetto a quello incorporato nella vecchia Tares (30 centesimi di euro al metri quadri) e che, lasciando ai Comuni la facoltà di rideterminare l’aliquota, crea il presupposto di aumenti di prelievo da parte degli enti locali con aliquota Imu inferiore al massimo previsto dalla legge”.
La Corte dei conti trova poi 4,4 miliardi tra le pieghe della Legge di stabilità, calcolando che sul pagamento degli interessi la manovra sottostima i possibili risparmi derivanti dall’andamento dei tassi per 1,4 miliardi nel 2014 e per 3 miliardi nel 2015. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, invece, rileva che le norme di taglio ”severe” sul pubblico impiego “non sono replicabili all’infinito”. Serve quindi “la capacità di ripensare l’organizzazione stesse dalle funzioni pubbliche, per evitare che la riduzione di dipendenti determini il degrado nella qualità dei servizi”.
Le critiche della Banca d’Italia: “Taglio non è elevato”
E contro la Legge di stabilità interviene anche la Banca d’Italia. “L’intervento sulla tassazione immobiliare è suscettibile di miglioramenti per alcuni aspetti”, avverte via Nazionale, parlando per le norme attuali di scelte “coerenti con i principi del federalismo fiscale”. E segnalando che la dimensione dell’intervento sul cuneo fiscale “non è elevata e riflette i limitati margini di manovra disponibili e la scelta di intervenire anche in altri ambiti”.
La Banca d’Italia rifà poi i calcoli sul beneficio in busta paga in seguito all’intervento sul cuneo, dopo che il premier Enrico Letta aveva promesso un aumento di massimo 14 euro al mese. “Nel caso di una retribuzione lorda pari a quella media di contabilità nazionale (circa 29mila euro) nel 2014 la riduzione del cuneo fiscale determina un risparmio di poco meno di 100 euro“, afferma il vice direttore generale dell’istituto, Luigi Federico Signorini, durante l’audizione in Senato. Secondo l’Istat, invece, lo sconto di imposta medio stimato è pari a 116 euro annui.
Via Nazionale ha colto l’occasione per ricordare che la ripresa è rallentata dalla stretta delle banche sui prestiti concessi. ”Le tensioni sull’offerta di credito potrebbero insidiare le prospettive di crescita”, afferma sottolineando che “si è accentuata nel corso dell’anno la flessione dei finanziamenti alle famiglie e, in misura maggiore, alle imprese”. Palazzo Koch ha infine fatto sapere che, per quanto riguarda la rivalutazione delle quote di Bankitalia, “il comitato di esperti ha consegnato un rapporto al ministro dell’Economia” ed “eventuali dettagli e specificazioni sul contenuto possono quindi essere chiesti al ministro”.
Saccomanni: “Possibili detrazioni sulla Tasi”
Non si è fatta attendere la reazione del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. “Poiché nessuno ipotizza di finanziare gli interventi per la riduzione del cuneo fiscale aumentando il disavanzo, chi è favorevole a misure più incisive dovrebbe indicare quali spese ridurre o su quali maggiori entrate fare affidamento”, afferma il ministro, spiegando che “è evidente che non ci sono soluzioni semplici per reperire ulteriori risorse per concedere sgravi fiscali più ampi”.
Saccomanni fa poi sapere che “il gettito della Tasi ad aliquota standard (1 per mille) pari a 3,7 miliardi è inferiore al gettito di 4,7 miliardi oggi garantito ad aliquota standard, dall’Imu sull’abitazione principale e dalla Tares sui servizi indivisibili”. E sempre sulla Tasi, la nuova tassa sui servizi comunali, dichiara che “non é escluso si debba tornare alle detrazioni“. E conferma i tagli in arrivo, parlando di ”ampi margini per la razionalizzazione della spesa e per la semplificazione della pubblica amministrazione”. Entro metà novembre, assicura il ministro, “il commissario per la spending review presenterà un piano di lavoro dettagliato che discuteremo nell’ambito del governo”.
Il titolare del dicastero economico è ottimista sulla situazione del Paese e afferma che “nel complesso del 2013 la contrazione del prodotto è stimata pari all’1,8 per cento, mentre per il 2014 si confermano le prospettive di ripresa dell’attività economica, tenuto conto anche del lieve impatto espansivo della Legge di stabilità”. Il governo rivede infatti al rialzo la stima del Pil per il 2014, prevedendo un rialzo dell’1,1 per cento (dal +1% stimato nel Documento di economia e finanza). ”Dopo otto trimestri di contrazione, gli indicatori congiunturali segnalano che l’attività economica si è finalmente stabilizzata”, conclude Saccomanni, “avviandosi verso una graduale ripresa”.