Contro il governatore, oltre ai 14 deputati del Movimento 5 Stelle, si sono espressi anche i deputati del Mpa, del Cantiere Popolare, e persino quelli del Pdl. A sostenerlo l'Udc, Grande Sud di Gianfranco Micciché, ma anche il Partito Democratico, che appena poche settimane fa aveva annunciato di volere togliere l'appoggio
Dieci ore di interventi, una seduta fiume, ma alla fine l’esito della votazione non ha riservato sorprese: il governo di Rosario Crocetta va avanti. Ad un anno esatto dalle elezioni, non passa la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle, che aveva aperto la discussione a Palazzo dei Normanni citando addirittura Oliver Cromwell. “Avete disonorato questo luogo. Siete voi l’ingiustizia. In nome di Dio andatevene” era stato il preambolo del capogruppo Giancarlo Cancelleri, mentre in aula più di qualche deputato assumeva un’aria interrogativa. “I grillini usano toni apocalittici” ha replicato Vincenzo Figuccia del Movimento per l’Autonomia, non riconoscendo la citazione del condottiero inglese che depose la monarchia britannica.
La Sicilia d’altra parte non è l’Inghilterra e Cromwell è finito sconfitto dalla matematica e dalle larghe intese: solo trentuno voti sono arrivati in sostegno della mozione di sfiducia dei 5 Stelle. Contro il governatore, oltre ai quattordici deputati del Movimento di Beppe Grillo, si sono espressi anche i deputati del Mpa, del Cantiere Popolare, e persino quelli del Pdl, spaccati alla vigilia: prima della votazione il pidiellino Francesco Cascio era stato intravisto mentre scambiava qualche battuta con Crocetta, al riparo da occhi indiscreti. Nonostante la bocciatura della sfiducia, però è certo che l’opposizione a Crocetta cresce: la mozione era stata infatti firmata solo da diciotto parlamentari, mentre oggi sono i deputati che vogliono disarcionare l’ex sindaco di Gela da Palazzo d’Orleans sono quasi raddoppiati.
A sorreggere Crocetta sulla poltrona più alta dell’Isola ci sono invece ancora quarantasei deputati: non è una maggioranza bulgara, dato che rispetto all’insediamento il presidente ha perso dieci voti, ma è una cifra comunque che basta per tirare un sospiro di sollievo. “Voi siete diventati un partito come gli altri, fate le intese con il centro destra, mi attaccate sul mio stipendio, mi date del bugiardo ma i pinocchi siete voi” ha detto il governatore rivolto ai Cinque Stelle, snocciolando cifre sul suo stipendio e scuotendo le spalle di fronte alle aspre critiche ricevute dall’opposizione. “Possono dire quello che vogliono ma per strada la gente mi chiede l’autografo. Citano Dio, io cito la Bibbia, dove c’è scritto: Eccomi, sia fatta la sua volontà”.
A fare la sua volontà, sostenendo il governatore che cita le sacre scritture, è arrivato l’Udc, Grande Sud di Gianfranco Micciché, ma anche il Partito Democratico, che appena poche settimane fa aveva annunciato di volere togliere il sostegno all’ex sindaco di Gela. “Non ci riconosciamo più nell’azione del governo che sta commettendo errori gravi, non siamo più vincolati al suo sostegno” aveva annunciato senza appello il segretario regionale Giuseppe Lupo, reduce da anni di sostegno a Raffaele Lombardo. Argomenti delicati come lo spettro di nuove elezioni, la possibilità di rimanere senza scranno parlamentare, più l’arrivo di Antonello Cracolici, uno dei registi dell’appoggio a Lombardo, alla presidenza della commissione affari istituzionali, hanno però convinto i parlamentari del Pd a turarsi il naso e votare il sostegno al presidente eletto appena un anno fa. Una marcia indietro che ha solleticato l’ironia di Nello Musumeci. “Nessun tacchino si augura che il Natale venga in anticipo, e tutti gli agnelli si augurano che la Pasqua venga cancellata dal calendario” ha detto il candidato governatore sconfitto da Crocetta. Che oggi ha incassato la fiducia del Parlamento, ma deve fare i conti con la morte definitiva del Modello Sicilia, e il consecutivo passaggio del Movimento 5 Stelle tra i banchi dell’opposizione. Un anno fa il dialogo tra Crocetta e i deputati guidati da Cancelleri veniva studiato come possibile modello da esportare a Roma.
L’arrivo delle larghe intese, e varie divergenze su alcuni disegni di legge, hanno però rotto il dialogo, portando i Cinque Stelle a sfiduciare il governo. Una deteriorazione repentina del rapporto che Cancelleri spiega così: “Crocetta ha detto che si sarebbe tagliato lo stipendio: non l’ha fatto. Ha annunciato di voler bloccare il Muos: non l’ha fatto. Ha dichiarato guerra a privilegi e auto blu: tutto è rimasto com’era. Questo è un governo fatto solo da proclami, e i parlamentari che lo tengono in vita odorano di Bostik, della colla con cui si sono attaccati alle poltrone”.
Il governo Crocetta, però, come già annunciato alla vigilia, continuerà ad andare avanti. Almeno per adesso. E mentre qualche deputato, come Totò Lentini dell’Udc, ha utilizzato la seduta odierna per attaccare inspiegabilmente Fabio Fazio e il suo stipendio in Rai, tra i banchi di Sala d’Ercole serpeggiava il malumore per la lunga giornata trascorsa in attesa di votare una mozione già sconfitta in partenza. “Che siamo venuti a fare qua? Tante ore perse: dovremmo lavorare invece di perdere tempo” protestavano parecchi deputati passeggiando tra i corridoi. Un monito che non sembra trovare riscontro nelle ultime udienze parlamentari: appena una settimana fa, l’Assemblea Regionale Siciliana aveva battuto tutti i record negativi con una micro seduta sciolta dopo meno di mezz’ora. Il motivo di tanta velocità? Ai deputati mancavano gli argomenti da discutere. E dopo appena ventitré minuti, pausa inclusa, hanno abbandonato l’aula parlamentare, evitando di perdere altro tempo.