Cronaca

Bergamo, vendevano dati personali: 49 indagati, tra cui 21 carabinieri

Fornivano informazioni riservate che riguardavano chi era rimasto coinvolto in incidenti stradali a una società che offre servizi di consulenza per il risarcimento danni. Le indagini si sono poi allargate a reati di altro tipo, tra cui falso, peculato, concorso in spaccio di stupefacenti

Appuntati, brigadieri, marescialli e due ufficiali. Ci sono 21 carabinieri tra i 49 indagati nell’ambito di un’inchiesta che comprende 96 capi di imputazione, tra cui peculato, truffa, falso, abuso d’ufficio, corruzione e favoreggiamento. Al centro della vicenda, la Consulenza incidenti stradali (Cis), una società di Bergamo che offre servizi per far ottenere il risarcimento dei danni. Personale di cliniche e ospedali, ma anche agenti delle forze dell’ordine passavano i dati riservati delle persone coinvolte alla Cis, in modo che l’azienda potesse presentarsi per prima a offrire i propri servizi. La vicenda ha lasciato dietro di sé due suicidi, quelli del brigadiere Pierluigi Gambirasio e dell’ imprenditrice Silvana Sonzogni. Al centro dell’inchiesta, ci sono due compagnie di carabinieri, Bergamo e Zogno, e in particolare il marescillo Vito Cavallo e il capitano Filippo Bentivogli, ex convivente della donna suicida.

Un filone dell’inchiesta verte sull’accusa di rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio. Il personale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, delle cliniche Gavazzeni, del Bolognini di Seriate, così come degli ospedali di Alzano Lombardo, Treviglio e Ponte San Pietronomi, avrebbe fornito indirizzi e prognosi di pazienti visitati nei pronto soccorso a Emanuele Calogero, 53 anni, di Bergamo, titolare della Cis. Le indagini partono dalle dichiarazioni di una signora che, dopo una visita al pronto soccorso di Seriate in seguito a un incidente poco grave, è stata contattata da Gilberto Donghi, dipendente della Consulenza incidenti stradali. L’uomo avrebbe riferito alla donna di avere ricevuto i suoi dati dall’ospedale, che ha presentato un esposto in procura.

Gli investigatori hanno così scoperto che diversi dipendenti della struttura fornivano le liste con i dati dei pazienti alla Cis, dietro un compenso che andava dai 100 ai 150 euro al mese. Ma le informazioni riservate provenivano anche da altri ospedali, oltre che da uffici dell’Inail e un’agenzia investigativa. Poi l’indagine si è allargata ai carabinieri che avrebbero collaborato con la Cis. In particolare, sul conto degli agenti indagati pesano anche accuse che vanno al di là dei rapporti con la Consulenza incidenti stradali. Si parla di memoriali di servizio o verbali di contestazioni stradali ritoccati o annullati, finti straordinari e omissioni d’atti d’ufficio, concorso in spaccio per stupefacenti.