L'emittente dal finanziere tunisino era passata alla società Maroncelli 9 e poi alla Lt Multimedia di Valter La Tona, ex Fininvest. Incerto il destino dei dipendenti
Da un amico di Berlusconi a un altro. In mezzo decine di lavoratori increduli, che non sanno cosa faranno tra due giorni. I tre canali di Sportitalia chiudono: ancora 48 ore di repliche, poi dall’1 novembre sui canali 60, 61 e 62 del digitale terrestre comparirà un cartello per informare gli spettatori che le trasmissioni riprenderanno al più presto. Ma anche di questo non c’è certezza.
L’emittente è stata fondata nel 2004 da Tarak Ben Ammar, finanziare tunisino già socio di Berlusconi, che ne possiede ancora il marchio. Negli anni la gestione dei tre canali sportivi è passata in mano a un’altra società, la Maroncelli 9 di Bruno Bogarelli. Il fallimento è arrivato quest’estate con la creazione di due nuove aziende, Edb Media e Edb Service. Tanti nomi, pochi soldi e ancora meno progetti per il futuro. “Sono scatole vuote – dice Mimma Agnusdei, funzionaria della Cgil che sta seguendo la vertenza -. Sono società piene di debiti prese attraverso una procedura fallimentare, non si sa con quale disegno dietro”.
E’ quello che è successo questa estate, quando è entrato in scena il secondo ex sodale di Berlusconi. A rilevare Sportitalia è stata la Lt Multimedia di Valter La Tona. Già uomo Finivest, nel 2004 portò per la prima volta l’Auditel in tribunale per abuso di posizioni dominante. Cercava di tutelare la sua attività: La Tona è l’editore di Alice, Arturo, Leonardo, Marcopolo e Nuvolari. A questa lista ha da poco aggiunto tre nuovi canali dedicati a calcio, sport olimpici e motori che si chiameranno LtSport 1, LtSport 2 e LtSport 3. Per il momento sono visibili in via sperimentale sulla piattaforma Tivusat, ma a breve dovrebbero rimpiazzare i tre canali di Sportitalia in chiaro. Con quali tempi, però, ancora una volta non si sa. A peggiorare il quadro ci si è messa una controversia sulla riscossione della pubblicità finita in tribunale.
Il disegno, l’obiettivo con ogni probabilità era semplice: sbarcare sul digitale terrestre attraverso i canali lasciati liberi dalla chiusura delle reti che furono di Ben Ammar. Spettatori e vittime gli 80 lavoratori di Sportitalia, tra cui 30 redattori, che hanno subito il passaggio da un’azienda all’altra senza mai essere interpellati e che temono il licenziamento. Negli ultimi giorni hanno lavorato senza agenzie, telefono né internet. Ora sono scesi in sciopero: oggi e domani niente turni. “Ieri c’è stata un’assemblea con i rappresentanti della nuova proprietà – spiega un giornalista in presidio sotto la sede di via Tazzoli a Milano -. Ma non ci hanno dato nessuna risposta: l’unica cosa certa è che Sportitalia chiuderà l’1 novembre. Sul passaggio ai nuovi canali, invece, tutto tace. Non si sa quanti dipendenti saranno ricollocati, non si sa se la sede sarà Milano o Roma. Non si sa nemmeno se avremo gli stipendi arretrati”. Nessuna risposta nemmeno a ilfattoquotidiano.it: lo staff di La Tona spiega che preferisce mantenere la riservatezza “vista la complessità della situazione”. “I giornalisti sono completamente abbandonati a se stessi – accusa Agnusdei -. Al tavolo, ieri, non c’era la proprietà, ma una società di ristrutturazione incaricata di trattare con noi. Dicono che stanno lavorando a un progetto di riconversione editoriale, hanno chiesto 15 giorni di tempo. Ma le chiacchiere, come si dice, stanno a zero. Vogliamo delle risposte per i dipendenti”.
In quasi 10 anni di vita Sportitalia aveva fatto grandi passi in avanti, conquistando una nicchia di pubblico grazie alla specializzazione in alcune discipline e a una serie di giornalisti apprezzati. Tra loro qualcuno se ne è già andato. Sui tre canali in chiaro si potevano vedere gratuitamente campionati di calcio come quello argentino e la Ligue 1 francese (ora passata a Fox), oltre al basket europeo e americano (tornati a Sky) e ancora la pallavolo o il motocross. Cosa ne sarà di tutto ciò è impossibile stabilirlo, mentre è probabile che resisteranno, nella nuova programmazione, le trasmissioni di calciomercato di stampo vagamente biscardiano (o peggio). Il futuro prossimo dei canali dal 60 al 62, intanto, sarà un’immagine fissa. Per vedere i giornalisti di Sporitalia bisognerà andare in zona Porta Garibaldi a Milano e riconoscere i volti tra le bandiere e gli striscioni del presidio.