Il governo di Parigi ha proposto di multare i clienti delle "lucciole". Contro l'iniziativa si è mosso un gruppo di esponenti del mondo culturale che si sono definiti "porcelli": il loro appello è stato rivelato in anteprima dal quotidiano Liberation. Tra loro, anche l'avvocato di Dominique Strauss-Kahn
“Non toccate la mia puttana. Manifesto dei 343 maiali“. E’ questo il titolo dell’appello firmato in Francia da varie personalità del mondo della cultura. Si tratta di una petizione contro il progetto del governo di multare i clienti delle prostitute: i proponenti dell’iniziativa, che si definiscono “salauds” (maiali), rivendicano il proprio diritto di andare a lucciole. Il documento sarà pubblicato sul numero di novembre della rivista Caseur, ma è già stata diffusa un’anticipazione dal quotidiano Liberation. Il titolo dell’appello fa riferimento al manifesto delle 343 “salopes” (puttane) del 1971, documento per il diritto all’aborto firmato dalle attiviste del movimento femminista. “All’epoca le 343 salopes reclamavano il diritto di disporre liberamente del proprio corpo. Oggi i 343 salauds reclamano il diritto di disporre del corpo di altri. Credo che questo non abbia bisogno di alcun commento”, ha dichiarato la portavoce del governo Najat Vallaud-Belkacem, che è anche ministro dei Diritti delle donne.
La proposta di legge contestata dai “maiali” è stata presentata dalla deputata socialista Maud Olivier: si intende punire con una multa di 1.500 euro (raddoppiata in caso di recidiva) i clienti delle prostitute. Contro l’iniziativa sono scese in piazza, pochi giorni fa, centinaia di lucciole. Ora, l’appello dei “salauds”. L’ideatore dell’iniziativa è lo scrittore Frederic Beigbeder, ma i tra i firmatari compaiono anche i giornalisti del gruppo Le Figaro Eric Zemmour e Ivan Rioufol e il drammaturgo Nicolas Bedos. E ancora, Richard Malka, avvocato di Dominique Strauss-Kahn, e Basile de Koch, marito di Frigide Barjot, leader del movimento anti matrimonio gay.
“Contro il sessualmente corretto, vogliamo vivere da adulti“, rivendicano i promotori dell’iniziativa, i quali, pur condannando i rapporti non consensuali, difendono il proprio “diritto” a praticare il sesso a pagamento. Rifiutano di essere annoverati tra i “frustrati, perversi e psicopatici descritti dai militanti di una repressione mascherata in lotta femminista. Oggi la prostituzione – aggiungono – domani la pornografia, che cosa si vieterà ancora?”. I firmatari non accettano che i parlamentari “proclamino delle norme sui nostri desideri e i nostri piaceri”. Sulle pagine di Le Monde, la femminista Anne Zelensky, che all’epoca aveva firmato il manifesto delle “salopes”, ha reagito all’appello dei “maiali” denunciando “un gioco perverso, in cui la libertà è messa al servizio di una schiavitù di fatto. Siamo seri – ha aggiunto – non c’è alcun piacere a dover aprire le gambe su richiesta e diverse volte al giorno”.