I pm chiedono 12 e 10 anni per Cospito e Gai, l'avvocatura dello Stato un milione di euro come risarcimento danni. La senetnza è rinviata al 12 novembre. Gli imputati: "Siamo stati noi, il manager è uno dei maggiori responsabili del disastro nucleare che verrà". Solidarietà da circa 250 persone dentro e fuori il palazzo di giustizia
Hanno confessato di avere gambizzato l’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Un’ammissione piena quella di Alfredo Cospito e Nicola Gai, i due anarchici processati con rito abbreviato al tribunale di Genova. Parole contenute nei proclami che i due imputati hanno tentato di leggere in Aula senza avere il permesso finché il gup Annalisa Giacalone non li ha espulsi. Il documento tuttavia è stato poi letto dallo stesso magistrato. Cospito e Gai hanno dichiarato che nessun altro ha preso parte all’attentato. Al termine della requisitoria i pm Nicola Piacente e Silvio Franz hanno chiesto 12 anni per Cospito e 10 anni per Gai, mentre l’avvocatura dello Stato ha chiesto ha chiesto un milione di euro come risarcimento dei danni non patrimoniali subiti dal governo e dal ministero dell’Interno. Il processo è stato rinviato al 12 novembre per le repliche e la sentenza. “E’ vero che Cospito e Gai hanno confessato – ha detto il pm Piacente – Ma manca la seconda parte della confessione: loro non si dissociano, ma anzi hanno disprezzo per le autorità e le norme”.
L’udienza è stata celebrata in un clima di alta tensione. La polizia ha presidiato fin dalle prime ore del giorno il palazzo di giustizia di Genova. I due, membri del nucleo “Olga” della Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale e detenuti a Ferrara, sono accusati di lesioni gravi per finalità di terrorismo. In tribunale, fuori e dentro l’aula, erano presenti una quarantina di persone, tra alternativi e dissidenti. All’arrivo dei due in aula, i loro sostenitori hanno applaudito e scandito “Libertà, siamo sempre qua”. Circa 200 anarchici sono rimasti in presidio per tutta la durata dell’udienza all’esterno del palazzo di giustizia. Quando il giudice ha impedito a Cospito di leggere la sua dichiarazione, i presenti hanno rivolto una serie di insulti contro il magistrato. Della vicenda, a quanto riferiscono fonti giudiziarie, se ne occuperanno i pm di Torino. La relazione su quanto avvenuto, che sarà vagliata dai pubblici ministeri, potrebbe ipotizzare il reato di oltraggio.
Ma la solidarietà a Cospito e Gai è arrivata anche da un breve documento pubblicato sui canali del web i membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco greca tra cui Olga Ekonomidou e Panagiotis Argirou. Il testo si conclude invitando a passare dall’ideologia alla prassi: “Le nostre azioni bruciano i ponti con il passato. Con tenacia e volontà, fino a quando uccideremo l’autorità”. Pochi giorni fa, peraltro, una bomba carta fu lanciata in un piazzale interno del carcere di Ferrara, nell’area in cui si trovano detenuti proprio Cospito e Gai.
Il proclama di Cospito ricostruisce così l’organizzazione e l’esecuzione dell’attentato: “Ci volle poco a scoprire dove abitava Adinolfi, cinque appostamenti bastarono. Non c’è bisogno di una struttura militare, di un’associazione sovversiva o di una banda armata per colpire chiunque”. Cospito ha raccontato di aver chiesto a Gai di aiutarlo nel suo intento di colpire il manager: “Feci appello alla sua amicizia, non si tirò indietro. La pistola la comprai al mercato nero, 300 euro”. Nel documento si legge ancora: “Tutto filò liscio, o quasi. Nicola alla guida, io colpii esattamente dove avevamo deciso di colpire. Un colpo preciso, la mia corsa verso la moto e poi l’imprevisto urlo pieno di rabbia di Adinolfi, la frase urlata che mi immobilizzò facendomi perdere preziosi secondi: ‘Bastardi… so chi vi manda!'”
Dopo aver ricostruito la dinamica dell’attentato, Cospito è passato alla parte ideologica. “In quel preciso momento – ha proseguito – ebbi la certezza assoluta di avere colpito nel segno, pienamente cosciente del letamaio in cui avevo messo le mani: interessi milionari, finanza internazionale, la politica e il potere, fango e letame. Quei secondi rubati permisero ad Adinolfi di leggere una parte della targa, che per inesperienza non avevamo coperto. Grazie a quei numeri risalirono alla moto”. Cospito definisce Adinolfi “uno dei maggiori responsabili del disastro nucleare che verrà” e dichiara: “Il nucleo Olga-Fai-Fri siamo solo io e Nicola. Nessun’altro ha partecipato, collaborato, progettato a tale azione. Nessuno era a conoscenza del nostro progetto”.
Inizia invece con le parole di una canzone di Caterina Caselli la dichiarazione scritta di Gai: “Nessuno mi può giudicare nemmeno tu-La verità mi fa male lo so”. Secondo Gai “Ansaldo Nucleare continua a seminare morte e a contribuire alla distruzione della natura. Dopo il disastro di Fukushima, quando Alfredo mi ha proposto di aiutarlo nella realizzazione dell’azione contro l’ingegner Adinolfi ho accettato senza esitazione. Finalmente potevo manifestare concretamente il mio rifiuto per il sistema tecno-industriale, smetterla di partecipare a proteste simboliche che troppo spesso non sono altro che manifestazioni di impotenza. Nessuno con un minimo di ragionevolezza può illudersi che l’esito di un referendum o le cialtronerie di qualche guru della green economy possano cancellare anche solo gli aspetti intrinsecamente più nefasti del mondo in cui siamo costretti a vivere”.