Nessuna estradizione per don Franco Reverberi, il sacerdote di Sorbolo accusato di crimini contro l’umanità e di collaborazione con il regime di Jorge Videla dalla Procura di San Rafael in Argentina. Il parroco di 75 anni, rientrato da qualche tempo nel comune parmense per curarsi e trascorrere la vecchiaia dopo una vita passata in Sud America, rimarrà nella parrocchia ospite di don Giuseppe Montali a Sorbolo.
La Corte di appello di Bologna ha respinto la richiesta di cattura internazionale che da oltre un anno pende sulla testa del sacerdote, che nel 1980 era diventato cappellano sotto il regime argentino. Secondo il tribunale però “non sussistono le condizioni per l’accoglimento della domanda di estradizione” e dunque il parroco non dovrà ritornare in Argentina.
Il caso era scoppiato pochi giorni prima dello scorso Natale. A scuotere la tranquilla vita del Paese della Bassa parmense a fine dicembre era stata la fotografia segnaletica di don Franco Reverberi comparsa sul sito dell’Interpol con la scritta “wanted” e l’invito a rivolgersi alle forze dell’ordine nel caso di informazioni sulla persona ricercata. Il mandato d’arresto dalla procura federale di San Rafael era stato emesso per 35 persone tra ex militari e agenti che si erano macchiati di quei reati, e anche per Don Franco, che al tempo era parroco nella parrocchia di Salto de Las Rosas, vicino alla città nelle Ande. Quello che per tutti a Sorbolo era “il prete venuto dall’Argentina”, secondo quanto sostenevano gli inquirenti argentini era in realtà un ricercato internazionale accusato di avere collaborato con il regime di Videla e di avere assistito alle torture e ai sequestri dei militari contro i dissidenti senza denunciare i fatti.
Accuse che don Franco ha sempre respinto, prima parlando di fronte ai magistrati nel 2010 dopo che era stata aperta l’inchiesta, e poi difendendosi dopo che il caso era scoppiato a dicembre, chiudendosi infine nel silenzio della canonica di Sorbolo. La versione che ha sempre sostenuto ora è stata confermata anche dal tribunale di Bologna. Secondo il procuratore generale Attilio Dardani, che ha chiesto che la richiesta di estradizione venisse rigettata, non ci sarebbero prove di colpevolezza a carico dell’anziano parroco, dal momento che le accuse che arrivano dall’Argentina si basano soltanto sulla presenza di don Reverberi durante le torture dei militari, e questo non implicherebbe la sua collaborazione con il regime. La Curia ha inoltre attestato che don Franco è stato cappellano militare a San Rafael per due anni dal 1980, mentre le vicende nel quale sarebbe coinvolto si riferiscono agli anni intorno al 1976.
Don Reverberi potrà dunque rimanere in Italia, continuando a dire messa e a confessare i fedeli della sua nuova parrocchia, che in questo periodo lo hanno sempre difeso e hanno sempre creduto alla sua innocenza.