L’appuntamento è per le tre di domenica pomeriggio. Ora e giorno ideale per andare a caccia di chicas. Le ragazze cubane, celebri per la bellezza ma anche per, diciamo così, per la loro disponibilità. Lui si chiama Piero, nome in codice “il Ginecologo”. Ha quarant’anni, moglie e figli in Messico, la classica famiglia perfetta, e torna regolarmente a trovare i suoi in Campania, dove è nato. Ma torna regolarmente anche a Cuba. L’ha scoperta grazie al suo lavoro di importatore. Compra prodotti americani in Messico e li dirotta all’Avana, aggirando il blocco economico, cosa che gli frutta ottimi rapporti con il ministero dell’Economia. Buoni affari. E ottime chicas, di cui fa strage da anni. “Nel resto del mondo il problema è trovare ragazze; qui il problema è scartarle. Troppa grazia”. Quando gli abbiamo detto che non eravamo interessati, non voleva crederci, e ha proposto una visita-lezione guidata.
Benché il governo neghi, e anzi si vanti di avere estirpato la prostituzione, la sensazione è che sia vero il contrario. Il comunismo va a puttane? Il “Ginecologo” dice che non è proprio così. L’offerta femminile – ma anche maschile – è evidente; ma sotto c’è qualcosa di più sfumato, e perfino di affascinante, come tutto ciò che ha a che fare con questo popolo meraviglioso. La molla “passionale” è una colonna portante del turismo, che è a sua volta la colonna superstite dell’economia cubana dopo il crollo dell’Unione Sovietica e l’istituzione delle due monete. E’ qui l’unica possibilità di intascare qualche peso convertibile, in un paese dove la compravendita delle abitazioni, liberalizzata da poco, si fa per strada (foto 1).
Il turista è sacro, dunque irresistibile. Che cosa non ci si inventa, in suo nome (foto 2).
Eccoci dunque a lezione dal “Ginecologo”. Ferma al volo un taxi collettivo e si parte verso la zona residenziale del Vedado. “A Cuba il Bisogna scegliere quelle giuste”, teorizza, e per trovarle bisogna andare nei posti giusti al momento giusto. “Ci sono tre categorie di chicas. Le professioniste pure, che presidiano le discoteche alla moda, oppure le vie principali”. Da evitare come la peste. Commedie scadenti e prezzi alti perché bisogna pagare loro, il protettore e la polizia, che prende la mazzetta per farle lavorare”. Ci spiega che le professioniste sono le uniche a cui è consentito rivolgere la parola a un turista, altrimenti scatta subito la schedatura, che è appunto il terrore della seconda categoria: “Le semiprofessioniste, quasi sempre ragazze madri o mogli mollate dal marito sparito nel nulla lasciandole con uno o due figli a carico e senza la minima tutela legale. Così sono costrette a fare i salti mortali per tirare avanti”. Il taxi si ferma davanti a un parco e ci dirigiamo verso una massa di persone che aspettano di poter entrare per avere un gelato pagandolo in moneta nazionale, ordinati e sorridenti come sempre i cubani quando gli capita di trovarsi in coda (molto spesso). “Ecco il posto ideale per trovare le chicas del terzo tipo” dice il Ginecologo mentre scruta la coda per scegliere la preda, che si materializza in una procace mulatta ventenne in compagnia della madre in compagnia. Un’improbabile richiesta di informazioni sulla coda, qualche complimento alla mamma (per la figlia), ed ecco la mulatta scrivere su un bigliettino il suo numero di cellulare.
Ognuno ha i suoi canali; quello del Ginecologo è vecchia scuola, rimorchio diretto, entusiasta che a Cuba i social network siano inavvicinabili, come d’altra parte tutta internet. Dal parco muoviamo verso una via di negozi; il “Gine” punta prima una cameriera, poi addirittura una prosperosa farmacista in camice. Parte dallo sciroppo per la tosse ma dopo due minuti è passato al numero di telefono. “Visto?”, dice mettendosi in tasca il bigliettino. “L’unico problema, a fine giornata, è decidere a quale cicha telefonare”. E stare in campana, perché arriva l’ultima lezione, la più importante. “La cicha cubana non mette limiti alla sua disponibilità. Non si pone il problema se sia sesso a pagamento o colpo di fulmine. Può farsi uno, dieci, cento fidanzati stranieri e amarli tutti, specie se questi sono molto generosi. E non sentirsi minimamente in colpa”.
Che sia comunismo anche questo? A dire il vero, questa ricattabilità sessuale sembra il maggior tallone d’achille della rivoluzione comunista 56 anni dopo. Finita la lezione, cerchiamo di interpretare le tante coppie in cui la differenza di età va dai venti ai cinquant’anni, che a Cuba si vedono dappertutto. Professioniste, semiprofessioniste o brave ragazze in cerca del Principe azzurro? Ma non è facile pronunciarsi. Chi può dire qual è il confine tra piacere e interesse? Dove comincia Giulietta e finisce Pretty Woman? Ma anche: dov’è il confine tra il sole dell’avvenire e il mestiere più antico del mondo? E’ difficile avere un’opinione su Cuba venendo a Cuba, soprattutto un’opinione che non cambi ogni mezz’ora. Si può arrivare con l’illusione di vedere il socialismo realizzato e ripartire con l’illusione di essere Rodolfo Valentino reincarnato. Da quanto è improbabile la seconda ipotesi si deduce che è improbabile anche la prima (foto 3).
Per la cronaca: alla fine il Ginecoloco, come era nell’ordine delle cose, ha scelto la farmacista. (Ovviamente questo post non è stato inviato da Cuba, dove raggiungere internet è complicatissimo e la posta elettronica è controllata; il post precedente è costato l’oscuramento degli indirizzi de Il Fatto Quotidiano e un virus sull’account. Tipico paradosso cubano: internet non c’è, ma gli hacker sì).
(19-continua)