Di cosa parliamo quando parliamo di riforme? … direbbe Carver. C’è un ritornello, un vero e proprio tormentone che spopola a destra e sinistra e non passa di moda da un anno all’altro: la riforma della giustizia. La invocano tutti: alte cariche dello stato, avvocati, imputati, cittadini, capi di partito e leader in pectore.
La premessa è giusta e condivisibile: la giustizia italiana è per moltissimi aspetti un vero disastro, tra tempi biblici, violazioni dei diritti dei detenuti, disorganizzazione e perdita di fiducia. Però invocare riforme genericamente senza riempire di contenuto concreto mi preoccupa, perché mi pare un atteggiamento volto a cercare a intercettare un facile consenso piuttosto che tentare di spiegare la complessità dei problemi e proporre soluzioni articolate e serie.
In questo contesto mi fanno riflettere queste dichiarazioni del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: “Negli ultimi vent’anni – afferma il candidato alla segreteria del Pd nell’intervista a Vespa- è stato impossibile anche discutere soltanto della responsabilità civile dei magistrati perché aveva un retrogusto di ritorsione. Terminata l’era berlusconiana, è giunta l’ora di una radicale riforma della giustizia che disciplini la responsabilità civile dei magistrati nel rispetto degli standard europei. Non un pasticcio all’italiana, quindi, ma una cosa seria che rappresenti la garanzia migliore per il magistrato serio”.
Ora, in questo paese devastato dalla corruzione e dall’evasione fiscale, dove la criminalità organizzata fattura miliardi e si infiltra anche al nord, dove migliaia di processi si prescrivono e nelle carcere invece di offrire percorsi di rieducazione si violano diritti fondamentali… in questo Paese qui, dicevo, la grande riforma che può dare una svolta alla legalità sarebbe la responsabilità civile dei magistrati…?
Anzitutto va precisato che l’Europa ci chiede di dare applicazione al principio comunitario per cui gli Stati membri dell’UE siano responsabili per i danni arrecati ai singoli da pronunce giurisdizionali in contrasto con il diritto europeo. Ma “la sentenza e il diritto europeo richiedono una responsabilità dello Stato, e non già del giudice. Nella sentenza non vi è neppure una riga interpretabile in quel senso, né avrebbe potuto esservi.”
Queste sono le parole del professor Trimarchi, che poi chiarisce come un sistema di responsabilità diretta dei magistrati “sarebbe dannoso, [in primo luogo per la] la possibilità che il giudice si senta indotto a preferire non già la soluzione più giusta, bensì quella che implica per lui stesso un minor rischio di danno risarcibile; e sarebbe dannoso, in secondo luogo, perché un giudizio nel quale il giudice si possa sentire esposto a un’aggressione della parte insoddisfatta si potrebbe svolgere in un’ atmosfera degradata e non idonea ad assicurare un giusto risultato. La tutela del cittadino contro l’ errore del giudice può e deve essere realizzata con altri strumenti” (non potrei spiegarlo meglio di così ed il fatto che lo dica un grande accademico depura il ragionamento da sospetti di mero corporativismo).
Per molti altri aspetti d’altronde l’Europa dice che lo standard a cui mirare sono i magistrati italiani! Per la produttività dimostrata ogni anno dagli studi CEPEJ e per le particolari garanzie di cui godono i pubblici ministeri, consentendo così un sistema di controllo di legalità molto forte e indipendente che ad esempio la Francia non ha.
Sicuramente alcuni fatti di cronaca giudiziaria anche recente fanno legittimamente dubitare che la magistratura garantisca sempre lo standard di professionalità ed equilibrio che l’esercizio di un simile potere sulle persone richiede e pretende… Vero, sottoscrivo questa preoccupazione. Il problema esiste e va affrontato, anche all’interno della magistratura ma soprattutto attraverso una riflessione politica e culturale profonda, mentre nessun beneficio arriverà ai cittadini da slogan generici.
La riforma della giustizia si può e si deve fare anche perché è una delle poche riforme che non costerebbe allo Stato ma sarebbe di impulso al Pil difendendo i diritti e restituendo credibilità agli occhi degli investitori stranieri. La riforma della giustizia non si fa cercando capri espiatori ma dialogando tutti insieme, politica, magistratura, avvocatura, personale amministrativo, forze dell’ordine e società civile.
Si fa consentendo di lavorare con numeri e risorse adeguate (i colleghi stranieri che ho accompagnato nei miei uffici sono senza parole quando vedono la nostra situazione).
Si fa investendo in un percorso universitario di alto livello e in un metodo di selezione, formazione e aggiornamento moderni.
Si fa seminando cultura della legalità e fiducia nelle istituzioni.
Si fa migliorando procedure folli dietro alle quali si perde il senso della giurisdizione.
Si fa ridando dignità e trasparenza alle carceri e ripensando le sanzioni.
Si fa aiutando i deboli e coloro che si impegnano a rispettare le regole invece che offrendo scappatoie ai furbi.
Si fa ristabilendo il diritto a fronte di continui tentativi di far crollare il sistema (prescrizione brevissima, processo breve, ecc…)
Si fa chiedendo di rispettare l’Europa anche quando, da quasi vent’anni, ci chiede e aspetta che torniamo a sanzionare adeguatamente il falso in bilancio, portone d’ingresso di riciclaggio e tangenti nel nostro Bel Paese.
Si fa pretendendo organizzazione adeguata da parte di tutti i magistrati, ma difendendone al contempo l’indipendenza nell’esercizio della giurisdizione, baluardo essenziale per la democrazia e l’uguaglianza dei cittadini.
Allora, di cosa parliamo quando parliamo di riforme?
Marco Imperato
Magistrato
Emilia Romagna - 31 Ottobre 2013
Riforma della giustizia, tutti d’accordo ma non si sa su cosa
Di cosa parliamo quando parliamo di riforme? … direbbe Carver. C’è un ritornello, un vero e proprio tormentone che spopola a destra e sinistra e non passa di moda da un anno all’altro: la riforma della giustizia. La invocano tutti: alte cariche dello stato, avvocati, imputati, cittadini, capi di partito e leader in pectore.
La premessa è giusta e condivisibile: la giustizia italiana è per moltissimi aspetti un vero disastro, tra tempi biblici, violazioni dei diritti dei detenuti, disorganizzazione e perdita di fiducia. Però invocare riforme genericamente senza riempire di contenuto concreto mi preoccupa, perché mi pare un atteggiamento volto a cercare a intercettare un facile consenso piuttosto che tentare di spiegare la complessità dei problemi e proporre soluzioni articolate e serie.
In questo contesto mi fanno riflettere queste dichiarazioni del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: “Negli ultimi vent’anni – afferma il candidato alla segreteria del Pd nell’intervista a Vespa- è stato impossibile anche discutere soltanto della responsabilità civile dei magistrati perché aveva un retrogusto di ritorsione. Terminata l’era berlusconiana, è giunta l’ora di una radicale riforma della giustizia che disciplini la responsabilità civile dei magistrati nel rispetto degli standard europei. Non un pasticcio all’italiana, quindi, ma una cosa seria che rappresenti la garanzia migliore per il magistrato serio”.
Ora, in questo paese devastato dalla corruzione e dall’evasione fiscale, dove la criminalità organizzata fattura miliardi e si infiltra anche al nord, dove migliaia di processi si prescrivono e nelle carcere invece di offrire percorsi di rieducazione si violano diritti fondamentali… in questo Paese qui, dicevo, la grande riforma che può dare una svolta alla legalità sarebbe la responsabilità civile dei magistrati…?
Anzitutto va precisato che l’Europa ci chiede di dare applicazione al principio comunitario per cui gli Stati membri dell’UE siano responsabili per i danni arrecati ai singoli da pronunce giurisdizionali in contrasto con il diritto europeo. Ma “la sentenza e il diritto europeo richiedono una responsabilità dello Stato, e non già del giudice. Nella sentenza non vi è neppure una riga interpretabile in quel senso, né avrebbe potuto esservi.”
Queste sono le parole del professor Trimarchi, che poi chiarisce come un sistema di responsabilità diretta dei magistrati “sarebbe dannoso, [in primo luogo per la] la possibilità che il giudice si senta indotto a preferire non già la soluzione più giusta, bensì quella che implica per lui stesso un minor rischio di danno risarcibile; e sarebbe dannoso, in secondo luogo, perché un giudizio nel quale il giudice si possa sentire esposto a un’aggressione della parte insoddisfatta si potrebbe svolgere in un’ atmosfera degradata e non idonea ad assicurare un giusto risultato. La tutela del cittadino contro l’ errore del giudice può e deve essere realizzata con altri strumenti” (non potrei spiegarlo meglio di così ed il fatto che lo dica un grande accademico depura il ragionamento da sospetti di mero corporativismo).
Per molti altri aspetti d’altronde l’Europa dice che lo standard a cui mirare sono i magistrati italiani! Per la produttività dimostrata ogni anno dagli studi CEPEJ e per le particolari garanzie di cui godono i pubblici ministeri, consentendo così un sistema di controllo di legalità molto forte e indipendente che ad esempio la Francia non ha.
Sicuramente alcuni fatti di cronaca giudiziaria anche recente fanno legittimamente dubitare che la magistratura garantisca sempre lo standard di professionalità ed equilibrio che l’esercizio di un simile potere sulle persone richiede e pretende… Vero, sottoscrivo questa preoccupazione. Il problema esiste e va affrontato, anche all’interno della magistratura ma soprattutto attraverso una riflessione politica e culturale profonda, mentre nessun beneficio arriverà ai cittadini da slogan generici.
La riforma della giustizia si può e si deve fare anche perché è una delle poche riforme che non costerebbe allo Stato ma sarebbe di impulso al Pil difendendo i diritti e restituendo credibilità agli occhi degli investitori stranieri. La riforma della giustizia non si fa cercando capri espiatori ma dialogando tutti insieme, politica, magistratura, avvocatura, personale amministrativo, forze dell’ordine e società civile.
Si fa consentendo di lavorare con numeri e risorse adeguate (i colleghi stranieri che ho accompagnato nei miei uffici sono senza parole quando vedono la nostra situazione).
Si fa investendo in un percorso universitario di alto livello e in un metodo di selezione, formazione e aggiornamento moderni.
Si fa seminando cultura della legalità e fiducia nelle istituzioni.
Si fa migliorando procedure folli dietro alle quali si perde il senso della giurisdizione.
Si fa ridando dignità e trasparenza alle carceri e ripensando le sanzioni.
Si fa aiutando i deboli e coloro che si impegnano a rispettare le regole invece che offrendo scappatoie ai furbi.
Si fa ristabilendo il diritto a fronte di continui tentativi di far crollare il sistema (prescrizione brevissima, processo breve, ecc…)
Si fa chiedendo di rispettare l’Europa anche quando, da quasi vent’anni, ci chiede e aspetta che torniamo a sanzionare adeguatamente il falso in bilancio, portone d’ingresso di riciclaggio e tangenti nel nostro Bel Paese.
Si fa pretendendo organizzazione adeguata da parte di tutti i magistrati, ma difendendone al contempo l’indipendenza nell’esercizio della giurisdizione, baluardo essenziale per la democrazia e l’uguaglianza dei cittadini.
Allora, di cosa parliamo quando parliamo di riforme?
Lady Etruria
di Davide Vecchi 11.4€ Acquista su AmazonArticolo Precedente
Parma, no all’estradizione di don Reverberi: “Nessuna prova che collaborò con Videla”
Articolo Successivo
Lega Nord, Salvini cerca la pace con Bossi: a Pecorara il “patto della zucca”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Usa: “Telefonata Trump-Putin? Pace mai così vicina”. “Il tycoon pensa a riconoscere la Crimea come russa”. Armi, l’Ue vuole altri 40 miliardi dai “volenterosi”
Mondo
Contro Trump il Canada si fa scudo anche con la corona: “Noi e Regno Unito sovrani sotto lo stesso re”
Mondo
Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".