Già prefetto e ministro dell'Interno, la Guardasigilli nel corso degli anni ha collezionato una serie di passi falsi. L'ultimo dei quali il commento sulla decisione "inusuale" del Tribunale di Palermo che ha deciso di sentire come testimone Napolitano nel processo sulla trattativa
Prima delle rivelazioni sul caso Ligresti, l’ultimo scivolone era stato “istituzionale”. Il ministro della Giustizia aveva definito “inusuale” la decisione del Tribunale di Palermo di ammettere la testimonianza del presidente della Repubblica nel processo sulla trattativa. Ma Anna Maria Cancellieri, già prefetto e ministro dell’Interno, è una collezionista conclamata di inciampi. Senza dimenticare che la tanto discussa legge sulla corruzione – con relativo spacchettamento del reato di concussione su cui la Cassazione è stata costretta ad esprimersi – è stata un’opera collettiva di tre ministri: l’ex Guardasigilli Paola Severino, l’ex ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi e dell’allora responsabile dell’Interno Cancellieri.
Dal pasticcio sul caso Ablyazov al fuorionda sugli avvocati. Sulla questione amnistia–indulto – tentando di far comprendere che nel provvedimento non sarebbe rientrato Silvio Berlusconi – aveva dimenticato il particolare che i reati finanziari nel 2006 non erano stati fatto esclusi dal provvedimento di clemenza. Nel caso Ablyazov, con l’espulsione -deportazione della moglie e della figlia di sei anni del dissidente kazako, la signora di ferro aveva dichiarato che tutto si era svolto regolarmente. A finire nel tritacarne però era stato Angelino Alfano che oggi le esprime solidarietà. L’estate scorsa poi aveva suscitato proteste il fuorionda della Cancellieri che contestata dagli avvocati aveva detto: “Vado che così me li tolgo dai piedi.
“Emergenza mafia? Non ci risulta”. Poi gli arresti. Se è indubbio il suo impegno nello scioglimento dei comuni infiltrati dalla criminalità organizzata è necessario anche ricordare almeno due infelici dichiarazioni sulla mafia. Una risalente a poco meno di due anni fa; l’allora ministro dell’Interno disse che a Milano la mafia esisteva sì, ma non la cultura omertosa dimenticando l’allarme lanciato pochi mesi prima dal procuratore aggiunto della Dda di Milano, Ilda Boccassini che aveva denunciato l’omertà di chi subisce minacce dalla ‘Ndrangheta. Sempre sulla presenza della Piovra al nord nel 2009 l’allora prefetto di Genova si disse sicura: “Emergenza mafia? Non ci risulta. Non abbiamo nessuna denuncia né dati che ci spingano a ipotizzare l’esistenza di infiltrazioni mafiose serie a Genova, come invece accade in altre zone della Liguria, specie nel ponente”. Ma questa certezza si è sgretolata due anni dopo con una serie di arresti e inchieste.
L’indagine (archiviata?) per abuso d’ufficio a Catania. Anna Maria Cancellieri era stata coinvolta da commissario del teatro Bellini di Catania alla fine del 2009 anche in un’inchiesta per abuso d’ufficio. Il pm Alessandro La Rosa le aveva contestato consulenze inutili e costose per i bilanci del teatro. “Per conto mio sono serena, perché tutto nasce dagli attriti con l’ex sovrintendente. Sono stata sentita dal Procuratore capo, al quale ho consegnato alcuni documenti in mio possesso”. L’indagine di cui le cronache non hanno più parlato potrebbe essere stata archiviata. A Bologna da commissario prefettizio era stato al centro di aspre critiche da parte di un comitato di cittadini impossibilitato a dormire nelle notti d’estate in piazza San Francesco. La Cancellieri è stata anche prefetto di Brescia, Bergamo, Vicenza, Genova e Catania e a Parma commissario prefettizio due volte: incarico lasciato per diventare ministro dell’Interno del governo Monti lasciando una città ancora sconvolta per la vicenda Vignali. Caduto il governo Monti, Anna Maria Cancellieri però è l’unico personaggio che ha mantenuto un dicastero con con il governo Letta.
La buonuscita da 3,6 milioni del figlio da Fondiaria. L’anno scorso la notizia che il figlio Piergiorgio Peluso aveva incassato una buonuscita da 3,6 milioni da Fondiaria era solo un dato di cronaca. In queste ore di polemiche per l’intervento a favore di Giulia Maria Ligresti però fa impressione sapere che Peluso “continua a intrattenere rapporti con alcuni dirigenti del Gruppo, interessandosi sia alle vicende giudiziarie che di quelle societarie”. E l’annotazione della Guardia di Finanza di Torino che conduce le indagini è datata 29 agosto 2013. La segnalazione “doverosa” del ministro risale a dieci giorni prima.