Dopo il diniego all'utilizzo dell'Auditorium della Conciliazione per la rappresentazione del testo di Franca Rame, padre Lombardi dice: "Caso strumentalizzato"
Lo spettacolo di Dario Fo tratto dal libro di Franca Rame In fuga dal Senato non verrà rappresentato all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Il Vaticano, proprietario del teatro, non ha dato l’ok. Ieri la denuncia del premio Nobel che giudica la decisione “un autogol tremendo, soprattutto con un papa come Francesco”. Oggi interviene sulla vicenda padre Federico Lombardi, che interpellato dall’Ansa spiega: “Dopo queste uscite mediatiche, che cercano di mettere in mezzo il Vaticano e il Papa in modo non corretto e forse addirittura strumentale, penso proprio che sia meglio che lo spettacolo non si faccia all’Auditorium”.
Secondo il direttore della sala stampa della Santa Sede, “nessuna autorità vaticana ne sapeva nulla, né alla Presidenza dell’Apsa, proprietaria dell’Auditorium, né in Segreteria di Stato, né ai Consigli della Cultura o delle Comunicazioni Sociali”. Diversa la ricostruzione di Fabrizio De Giovanni, che da anni lavora a fianco di Fo nell’organizzazione dei suoi spettacoli: “Quando è emersa la volontà di portare questo spettacolo in dieci teatri italiani – ha raccontato – per la tappa romana non abbiamo esitato a chiedere la disponibilità dell’Auditorium della Conciliazione. All’inizio ci è arrivata una risposta entusiastica. Poco dopo, però, è arrivato lo stop, prima a voce poi per iscritto”. Un diniego chiarissimo e incomprensibile, secondo lui: “Il no allo spettacolo di Dario è arrivato dalla società ‘I borghi srl’ (la concessionaria che gestisce l’auditorium, ndr) che a sua volta l’ha ricevuto dall’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica)”. Quindi, ha proseguito, “direttamente dalla Santa Sede che, a quanto pare, non gradisce questo spettacolo”.