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Mortalità materna in Africa, Amref lancia campagna per formare 15mila ostetriche

L'iniziativa 'Stand up for african mothers' mira a ridurre del 25 per cento il dramma delle morti delle madri africane. Una piaga dovuta a mancanza di assistenza medica, informativa, nonché all'assenza di un'educazione sessuale e di una politica di family planning. Testimonial, Elasti, Nathalie e Fiorella Mannoia. Dal 3 al 16 novembre è possibile contribuire mandando un sms al 45506

“Sono entusiasta di far parte di questa importante iniziativa che contribuisce all’obiettivo del millennio Onu di ridurre la mortalità materna in Africa. Di tutti gli obiettivi questo è quello su cui siamo più vergognosamente in ritardo“. A parlare così è Graça Machel Mandela, ambasciatrice mondiale della campagna ‘Stand up for african mothers‘, promossa dall’African medical and research foundation (Amref), con un obiettivo concreto: formare 15.000 ostetriche entro il 2015 e contribuire così alla riduzione del 25 per cento della mortalità materna in Africa. 

Se, infatti, l’obiettivo Onu è quello di arrivare a una riduzione della mortalità materna del 75 per cento entro il 2015, resta ancora molta strada da fare: in Africa sub-sahariana sono 162.000 le mamme che ogni anno muoiono per la mancanza di un’assistenza adeguata durante la gravidanza e al momento del parto, una cifra che rappresenta il 56 per cento del totale.

Perché sono così tante le donne africane che continuano a morire nel dare la vita? La risposta sta proprio nella mancanza, non solo di assistenza ma anche di informazione, sia sulla necessità di dare alla luce il proprio bambino in centri attrezzati, che sulla crucialità di una educazione sessuale consapevole e di una politica di family planning che eviti gravidanze troppo ravvicinate.

Ecco dunque che risulta chiara l’importanza di avere sul territorio ostetriche qualificate, che possano assistere e informare le future mamme. Quel “più vergognosamente in ritardo”, sottolineato da Graça Machel Mandela, quanto al raggiungimento di questo obiettivo Onu, è chiaro e leggibile anche nelle parole di Claudia de Lillo, meglio conosciuta come Elasti, autrice di uno tra i blog più cliccati d’Italia e testimonial della campagna Amref.

Claudia ha visitato l’Uganda con Amref: “La cosa che mi ha più colpita – racconta a Ilfattoquotidiano.it – non è stato solo il dato macroscopico della mortalità materna, per cui partorire lì è davvero una sorta di roulette russa, ma anche la generale condizione delle donne, in particolare delle madri, che è davvero terrificante. Le donne fanno figli fino a quanti ne arrivano e sono totalmente succubi dei loro uomini, che molto spesso le picchiano. E’ allucinante come questo genere di violenza sia considerata “normale”, al punto che fare domande in merito non sembrava nemmeno una cosa intelligente, un po’ come chiedere a una mamma italiana se il sabato va a fare la spesa al supermercato”. Claudia racconta anche che le donne più consapevoli sono costrette a praticare la contraccezione di nascosto, perché i loro uomini le osteggiano ferocemente, e non ha dubbi sul fatto che lavorare sulla formazione delle ostetriche sia un passo importantissimo: “Io credo – conclude la de Lillo – che le donne siano veramente la chiave per cambiare il mondo, in Africa più che in altri paesi”.

Anche Nathalie, giovane cantautrice impegnata come testimonial della campagna, sottolinea l’importanza di aiutare le mamme, le donne africane: “Sono stati il pragmatismo e la concretezza degli obiettivi che Amref si pone a coinvolgermi fin da subito – dice a Ilfattoquotidiano.it – e, in particolare, l’obiettivo di questa campagna vuol dire pensare realmente alla base sana di una società, significa investire sulla vita”.

E forte è l’indignazione che arriva dalle parole di Fiorella Mannoia: “Io ho fatto il mio primo viaggio in Africa con Amref e ho così potuto vedere una parte di questa terra che i turisti non vedono, e lo shock è stato enorme.” E’ quasi uno sfogo, quello di Fiorella, al telefono con Ilfattoquotidiano.it: “Lì manca tutto – continua – e la cosa che manca di più è l’acqua. Un pozzo costa tremila euro, e non si può pensare che non si riescano a trovare i soldi per dotare ogni villaggio di almeno un pozzo. La mancanza di acqua rende impossibile, difficile, fare qualsiasi tipo di cosa. Immaginiamo quando le donne partoriscono, spesso a casa perché troppo lontane dai centri attrezzati, senza acqua a disposizione, nemmeno per lavare il bambino. A pensare che quella gente cammina sul più grande serbatoio di materie prime del mondo, diventa ancora più intollerabile sapere che debbano vivere così”.

Fiorella racconta dell’impegno di Amref nel costruire presidi medici che, una volta avviati, vengono gestiti da africani, a dare quindi non solo aiuto ma anche opportunità concrete di crescita e lavoro. Così è per la formazione di ostetriche, obiettivo cruciale: “L’Africa – conclude la Mannoia – sta sulle spalle delle donne. La cura della famiglia, il procacciarsi il cibo, lo svegliarsi e per prima cosa andare a prendere l’acqua, percorrendo chilometri con i figli i braccio e magari in grembo. Sono le donne la vera grande risorsa africana ed è fondamentale garantire loro la possibilità di dare la vita in sicurezza”.

Tutti possono contribuire, dal 3 al 16 novembre, alla campagna ‘Stand up for african mother’, donando al numero 45506 con un sms – del valore di due euro – o con una chiamata da rete fissa – del valore di due o cinque euro.