Mentre a Bologna è tramontata definitivamente l'era del Motor Show, il salone della città veneta ha fatto registrare il tutto esaurito, con un business consistente e visitatori arrivati da ogni angolo di Europa
Il Motor Show muore, Padova fa il botto. La contraddizione è saltata agli occhi di tutti gli appassionati di auto, che a pochi giorni dall’annuncio della cancellazione dell’esposizione bolognese, hanno toccato con mano il successo di Auto e Moto d’Epoca 2013, ormai il salone dell’auto più importante d’Italia. Tra i padiglioni della fiera di Padova sono emersi dei segnali chiari per il settore dell’automotive: l’interesse della gente comune è alto; le case investono ancora per essere presenti in vetrine di questo tipo; il giro d’affari per le auto classiche è un business fiorente.
Sono state molte, infatti, le compravendite tra privati, con macchine d’epoca a prezzi non proprio popolari. Tante le auto esposte in cerca di un compratore, e tante anche quelle che già al secondo giorno di esposizione avevano il cartello sul parabrezza con scritto “venduta”. Parte della clientela è arrivata a Padova dall’estero, per portare a casa un pezzo di storia, possibilmente prodotto in Italia. Tutti pronti a pagare in contanti, sventolando banconote da 500 euro sul cofano dell’auto in vendita. Il giro d’affari è grosso anche per i ricambi. Escludendo le principali case tedesche, che hanno capito da molti anni il valore delle auto d’epoca, e continuano a produrre e commercializzare i ricambi per i modelli fuori produzione, per le storiche italiane il business cresce nelle bancarelle.
A un occhio inesperto, alcuni stand potrebbero sembrare dei cumuli di ferro arrugginito, pronti per la discarica, ma per gli appassionati si tratta di pezzi introvabili, che si fanno pagare caro. E questa miniera d’oro è stata vista dalle case automobilistiche, che hanno deciso di partecipare ufficialmente ad Auto e moto d’Epoca, portando i pezzi classici più interessanti, e anche i nuovi modelli in anteprima. Snobbata Bologna, la nuova – e unica – meta italiana per le case è diventata Padova. Bmw, ad esempio, oltre alle auto d’epoca, ha presentato la nuova Serie 4 e la X5, che esordirà sul mercato a metà novembre. “Una ricetta che funziona – ha sottolineato Andrea Ferrari di Bmw Italia – perché raccoglie l’interesse degli appassionati, e sposta l’attenzione anche sulla nuova produzione”. Tesi confermata anche da Marco Ruiz di Mercedes-Benz secondo cui “in questo momento non c’è spazio per un salone tradizionale in Italia, e le aziende non possono investire grandi cifre per un’esposizione nel nostro Paese, dove il mercato soffre molto”.
Tra le case presenti, Maserati, Porsche, Peugeot e anche Ferrari, che ha portato in Veneto parte delle auto esposte nel museo di Maranello. Insomma, se il mercato segna il passo, la leva per riportare l’auto al centro dell’attenzione è la passione. Un concetto ribadito all’unisono dall’organizzatore del Salone, Mario Baccaglini, dal vicepresidente dell’Anfia, Leonardo Fioravanti, e dal presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani. Quest’ultimo, insieme al direttore del Museo Ferrari, Antonio Ghini, ha colto l’occasione per tirare una stoccata al governo Monti, reo di aver introdotto il Superbollo, una tassa che “ha come unico risultato la penalizzazione del settore auto”. Infine, da Padova è riecheggiato più volte il nome di Milano, per la precisione della Fiera di Rho. Perché le intenzioni, sembrano essere davvero quelle di aprire un nuovo Salone in Lombardia. La formula è ancora ignota, ma la data è certa: l’Expo 2015.