Si potrebbe dire: Roma nun fa’ caciara almeno stasera. La capitale è rumorosa e il chiasso supera quasi costantemente i limiti previsti. L’inquinamento acustico sembra senza controllo e non è solo un’impressione: è il quadro che emerge soprattutto dalla serie di rilievi fonometrici di Legambiente, effettuati in estate quando la situazione si aggrava ma che danno il senso di un fenomeno che dura per l’intero anno. Il “primato”, chiamiamolo così, va a Trastevere, lo storico quartiere romano simbolo della movida. Legambiente insieme alla consigliera del I Municipio, Nathalie Naim – eletta nella Lista civica Marino e che da tempo si batte su questi temi – ha effettuato una rilevazione notturna constatando un inquinamento acustico di 80 decibel, cifra superiore a quello di una zona industriale nella quale è impossibile vivere. Per capire la rilevanza della cifra basta citare le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità che stabilisce come soglia accettabile 65 decibel di giorno e 55 di notte, limite massimo previsto anche per legge. Dopo Trastevere il secondo posto va al rione Monti, altro quartiere centrale non distante dal Quirinale, con i suoi 78 decibel. A seguire Campo de’ Fiori con 77,6 decibel e piazza delle Coppelle, a due passi dal Senato e dal Pantheon, con 67,2 decibel.
I rilevamenti notturni sono stati effettuati da Legambiente anche perché, a quanto pare, le risorse a disposizione dell’Arpa Lazio, non sono sufficienti per affrontare il problema. “Le squadre dell’Arpa – spiega Lorenzo Parlati, presidente Legambiente Lazio – sono in numero molto limitato quindi è difficile ottenere presto una risposta, a volte ci vogliono mesi. Arpa dovrebbe essere sostenuta per le operazioni di controllo che fa con risorse adeguate. Purtroppo il rumore è, per la gran parte, dovuto al traffico quindi è un problema diffuso ovunque, anche se in modo diversificato. Anche nei luoghi della movida, sono le auto a produrre il fracasso di sottofondo al quale poi si aggiunge quello dei locali che tengono la musica alta e le porte aperte, al contrario di quanto previsto dalle norme. Il Comune ha approvato la zonizzazione acustica, ma non ha mai fatto i piani di risanamento che sono l’unica soluzione per affrontare il problema”.
Secondo la Naim la situazione sta diventando insostenibile: “Ogni anno vengono presentati all’Arpa circa 2mila esposti, gran parte di questi riguardano il centro storico. Inoltre l’agenzia regionale dispone solamente di 4 pattuglie per 120 Comuni interessati e nonostante la gran parte degli esposti riguardino problemi di rumore eccessivo in orari notturni, il servizio regolare dell’Arpa è previsto solamente per i normali orari d’ufficio, quindi non oltre le 17 ed esclusi i giorni festivi. Poi ci sono le numerose segnalazioni fatte ai vigili urbani e al sindaco da parte dei residenti e anche da parte di alcune ambasciate intorno all’area delle Terme di Caracalla che testimoniano come anche in altre zone della città vi sia un inquinamento acustico eccessivo. Anche quest’anno ho monitorato le manifestazioni estive e nella zona intorno al Roma Vintage ad esempio, discoteca all’aperto situata in un giardino storico tutelato da un importante vincolo archeologico, la musica raggiunge i 72 decibel”. Ma le segnalazioni sembrano cadere nel vuoto come i rilievi effettuati dall’Arpa nel luglio 2008. L’agenzia regionale aveva infatti segnalato al sindaco numerosi punti della città nei quali si superava il limite massimo di decibel. “Comunicazioni rimaste lettera morta – conclude Naim – nonostante il sindaco avrebbe avuto l’obbligo di attuare provvedimenti urgenti per risolvere il problema attuando i piani di risanamento acustico previsti dalla legge”.
I servizi notturni si possono fare, assicura Tina Fabozzi, responsabile unità agenti fisici Arpa, “ma l’amministrazione deve tutelare i dipendenti che operano in orario notturno, permettendogli turni di riposo adeguati. Purtroppo anche da noi, come in molte amministrazioni pubbliche, c’è un problema di organico del personale. Stiamo comunque aprendo un tavolo con l’amministrazione, precisamente con il reparto risorse umane, per trovare una soluzione”.