Tagli radicali ai buoni alimentari. Li subiscono a partire dall’inizio di novembre 47 milioni di americani, che su quel contributo governativo contavano per integrare redditi troppo bassi. I food stamps rientravano in un programma, “Supplemental Nutrition Assistance Program” (SNAP), approvato ai tempi dello stimolo economico del 2009 e che, dicono ora i critici, è diventato troppo oneroso e impossibile da sostenere per il governo federale. Secondo i calcoli più attendibili, una famiglia di tre persone subirà una riduzione di 29 dollari al mese di aiuti. Una cifra che può apparire piccola, ma che considerata la povertà diffusa di larghi strati di popolazione USA rischia di avere effetti sociali devastanti.
“Ci abbiamo messo del tempo per arrivare a questo risultato, ma finalmente ci siamo”, ha commentato il deputato repubblicano Frank Lucas, che da mesi lavorava per rendere operativi i tagli. I buoni alimentari sono da tempo tra gli obiettivi polemici privilegiati dei repubblicani. Il numero degli americani che hanno fatto domanda per accedere al programma è infatti raddoppiato rispetto al 2009. Un americano su sette riceve oggi gli aiuti alimentari, per un costo di circa 80 miliardi all’anno. Un esborso massiccio ed eccessivo, secondo i repubblicani, che stanno cercando di attuare ulteriori e più radicali riduzioni.
La Camera USA, a maggioranza repubblicana, ha infatti già votato una misura per tagliare altri quattro miliardi di dollari al finanziamento dei buoni alimentari; ciò che porterebbe all’esclusione dai benefici per altre quattro milioni di persone. Il progetto prevede anche maggiori controlli sui destinatari degli aiuti e permette che i singoli Stati fissino norme rigorose per legare gli aiuti alimentari all’inserimento nel mondo del lavoro. I democratici ed Obama sono invece nettamente contrari a tagli così radicali e propongono un semplice sfoltimento dello SNAP. “Dobbiamo agire velocemente e venire incontro alle esigenze alimentari dei nostri bambini, anziani, veterani di guerra e comunità”, ha spiegato la leader democratica Nancy Pelosi. Il Senato, a maggioranza democratica, progetta un piano di tagli che corrisponde a un decimo di quelli proposti dai repubblicani.
Oltre il fatto politico, oltre lo scontro tra democratici e repubblicani, ciò che resta è un dato: nella prima potenza economica al mondo un cittadino su sette è incapace di provvedere ai bisogni alimentari propri e della propria famiglia. Due mesi fa il Dipartimento dell’Agricoltura ha annunciato che durante il 2012 17,6 milioni di persone con famiglia si sono trovate senza avere nulla da mettere in tavola per alcuni giorni dell’anno. E secondo il Census Bureau il 15% degli americani vive in povertà. I buoni alimentari che sono stati tagliati ora costituivano del resto un semplice palliativo per molti poveri. Il “Food Bank” di New York ha calcolato che i food stamps per molti newyorkesi si esaurivano già alla terza settimana del mese.
Gli effetti del taglio ai food stamps potrebbero comunque rivelarsi disastrosi per le associazioni e i gruppi che offrono servizi di aiuto ai più deboli. “Le associazioni non potranno riempire il vuoto lasciato dai tagli allo SNAP”, ha spiegato Maura Daly di “Feeding America”. Già durante l’anno in corso le associazioni private si sono trovate di fronte a un numero sempre più elevato di persone che si sono presentate ai loro sportelli per chiedere un pasto. Molti tra i gruppi newyorkesi, di fronte all’aumento della richiesta, sono stati costretti a diminuire le porzioni, a chiudere i battenti prima dell’orario previsto o anche a mandare via delle persone. “E’ in corso una guerra contro i poveri – ha scritto l’economista e premio Nobel Paul Krugman -, che coincide e approfondisce i disagi di un’economia in difficoltà. Questa guerra è ora il tema centrale e dominante della politica americana”.