La scorsa settimana, il convegno che si è svolto a Torino con il titolo di “Science and the Future” si proponeva di “fare emergere un dibattito concreto e sempre più necessario a tutti i livelli della scienza, della cultura e della politica” sul problema dell’esaurimento delle risorse e su quello del cambiamento climatico. In altre parole, si proponeva di mettere in luce un elemento che, oggi, è quasi completamente totalmente assente nel dibattito politico a tutti i livelli: quello dei limiti alla crescita

Il convegno ha visto la partecipazione di figure prestigiose a livello nazionale e internazionale. Ian Johnson, segretario generale del Club di Roma, Joseph Tainter dell’università dell’Utah, il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, come pure molti esponenti della scienza italiana. Sfortunatamente, tuttavia, quando si parla di queste cose ci si scontra sempre con un muro di indifferenza e di cattiva informazione quando si cerca di uscire dai limiti del dibattito puramente accademico. 

Per esempio, a commento del convegno, La Stampa ha pubblicato un articolo a firma di Maurizio Tropeano intitolato “Il Politecnico Diviso”. Ora, su qualsiasi argomento, si riesce sempre a trovare qualcuno che sostiene il contrario del buon senso, incluso che l’acqua non è bagnata e che le pere non stanno bene con il formaggio. Così, a Tropeano non è stato difficile sostenere che “il politecnico è diviso” sulla base di una serie di dichiarazioni del prof. Varvelli, fra le quali spicca quella che vuole che le risorse petrolifere siano “infinite”.

A Varvelli, perlomeno, va riconosciuto il coraggio di averci messo la faccia esprimendo le sue opinioni. Il problema è nel fatto che i media continuano a far finta che esista una divisione di opinioni nella scienza che, nei fatti, non c’è. Per esempio, sul clima, la recente pubblicazione dell’ultimo rapporto dell’Ipcc ha messo una pietra sopra all’idea che gli specialisti di clima siano “divisi” sul fatto che il cambiamento è causato dalle attività umane. Non abbiamo uno studio equivalente per la questione dell’esaurimento delle risorse, ma – a parte il buon Varvelli – è veramente difficile trovare qualcuno che sostiene seriamente che le risorse sono “infinite”

Come mai, allora, la stampa continua a presentare queste cose come se fossero controverse? Beh, è una tattica semplice che piace a tutti perché permette di non essere messi di fronte alle nostre responsabilità. Di fronte a questi giganteschi problemi planetari, clima e risorse minerali, non ci sono facili soluzioni, tipo dare la colpa ai politici ladri, ai furbetti che non pagano le tasse, o ad Angela Merkel e all’Euro. Eh, no; la colpa è di tutti noi che abbiamo superato i limiti di quello che il nostro pianeta può sopportare e di questo ce ne stiamo accorgendo in Italia principalmente in termini della crisi che ci affligge. Prima o poi dovremo smettere di nasconderci dietro a un dito. 

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