Diceva ieri un comunicato del Governo: “Siamo sicuri che le argomentazioni che il ministro Cancellieri svilupperà convinceranno le Camere e fugheranno ogni dubbio. Le parole del procuratore Caselli hanno peraltro già dato un fondamentale contributo di chiarezza”.

Che cosa aveva detto Gian Carlo Caselli? Che gli arresti domiciliari a Giulia Ligresti “sono stati concessi esclusivamente sulla base di due fatti concreti, obiettivi, provati: le condizioni di salute assolutamente incompatibili con il carcere – come una perizia di un qualificato professionista ha certificato – e la richiesta di patteggiamento intervenuta ben prima che ci fossero le telefonate di cui le cronache di questi giorni sono piene”.

Chiaro? Come dire che un pizzico di fiducia e di rispetto in più per la giustizia, di cui è ministro, avrebbe evitato ad Anna Maria Cancellieri un intervento superfluo e che non sembrerebbe rientrare tra le sue competenze.

Quanto alle argomentazioni che il ministro Cancellieri svilupperà davanti alle Camere, se dovessero consistere nell’elenco degli oltre cento interventi per persone che ho incontrato nel corso di mie visite in carcere o i cui i familiari si sono rivolti a me anche solo tramite una e-mail” avremmo solo una moltiplicazione per cento dello stesso equivoco: il mancato riconoscimento della differenza tra un ministro, che dovrebbe identificare e affrontare problemi di carattere generale e possibilmente risolverli attraverso l’azione di governo, e una dama di San Vincenzo il cui raggio d’azione non si estende oltre pochi casi personali, per ciò stesso privilegiati, in quanto escludono tutti gli altri ugualmente degni di attenzione.

“Il mio è stato un intervento umanitario” ha dichiarato il ministro, che ha trovato ieri il massimo appoggio in una serie di articoli su Avvenire, il quotidiano dei vescovi: “Fortunatamente il ministro Cancellieri dimostra di conoscere la Costituzione meglio di certi settori della grande stampa e di alcuni cultori (in toga e no) delle manette facili. Anche perché basta un po’ di umano buon senso”,  e ancora: “Ma si può già dire che la stimabilissima attenzione, persino umanamente appassionata, di Anna Maria Cancellieri al tema delle condizioni dei carcerati non è un mistero: sono proprio le cronache dei giornali ad averne dato a più riprese ampia testimonianza”.

Sembra di assistere alla realizzazione e messa in opera di quella “combinazione di calda umanità mediterranea e influenza della Chiesa cattolica” che, secondo il politologo Edward Luttwak, non permette agli italiani di considerare le leggi dello Stato una cosa seria: “Agli occhi della Chiesa solo la Chiesa è sacra. Essa nega qualsiasi autorità morale allo Stato. Una conseguenza di questi atteggiamenti è che non si esita ad aggirare o addirittura ignorare la legge nel nome della pietà umana, se non dell’opportunità. Un’altra è che gli italiani sono portati ad affidarsi al potente di turno, perché non esiste alcuna maestà della legge che governi su tutti allo stesso modo. Una terza conseguenza è che i titolari di cariche pubbliche non sono soggetti a regole più rigorose di quelle che si applicano nei confronti dei comuni cittadini. Perché un uomo politico dovrebbe andare in prigione per aver violato la pubblica fiducia nello Stato quando lo Stato è così poco meritevole di rispetto?”.

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