Le polemiche interne non frenano le iscrizioni al Partito democratico, previste fino al giorno prima delle primarie dell'8 dicembre. Mentre l'ex portavoce di D'Alema chiede lo stop, il sindaco di Firenze frena sul cambio delle regole in corsa. Civati denuncia: "Stiamo dando un immagine sbagliata". Martedì l'esame dei garanti guidati da Berlinguer
Il congresso deve andare avanti. Il tesseramento non può essere stoppato, salvo la situazione degenerasse ulteriormente, per non alzare oltre la soglia il livello dello scontro interno al partito. Il segretario Guglielmo Epifani ha preferito aspettare che si concludessero quasi tutte le votazioni per le segreterie provinciali. Martedì riunirà la segreteria del partito e consulterà di nuovo il presidente dei garanti Luigi Berlinguer per capire se l’esplosione anomala del tesseramento è stata circoscritta solo ad alcune realtà locali o è un fenomeno che rischia di dilagare in vista delle primarie dell’8 dicembre.
La decisione arriva dopo una serie di accuse incrociate tra i candidati alla segreteria, che dopo il passaggio nei congressi locali dovranno sottoporsi alle primarie l’8 dicembre: Matteo Renzi non vuole che si cambino le regole in corsa e sfida Gianni Cuperlo a fare i nomi degli “inquinatori”. L’ex portavoce di Massimo D’Alema chiede di correggere l’errore sull’apertura delle iscrizioni per evitare un danno alla “dignità” del Pd: “Sul discorso tessere non mi arrendo. Non è una polemica mossa nei confronti di qualcuno, è un fatto che riguarda tutti noi e ne va dell’autorevolezza e della dignità del partito”. Pippo Civati invece, dice di essere stato il primo a denunciare i problemi: “Io l’ho detto dieci giorni fa, stiamo dando l’immagine di un partito in cui la corsa per il potere è più importante del rispetto delle regole. Spero che si prendano provvedimenti e si annullino i congressi nelle situazioni più drammatiche”.
Da Catania ad Asti passando per la Puglia, sono circa una decina le realtà locali dove la discussione sulla corrtezza del tesseramento sta creando non pochi mal di pancia. E a far crescere i sospetti nell’ala renziana del partito è la denuncia di Lorenzo Guerini al quotidiano La Stampa: “Spedite ai circoli centinaia di tessere bianche. Chi sa parli”. E Nico Stumpo conferma l’errore materiale: circa 900mila a fronte di solo 500mila iscritti del 2012.
“Una decisione collettiva che non può essere fermata”
Nessun pericolo di avere un segretario delegittimato. Davide Zoggia, responsabile organizzazione del Partito democratico spegne ogni dubbio: il tesseramente proseguirà fino alla fine. “La decisione”, ha dichiarato in un’intervista al Secolo XIX, “l’abbiamo presa tutti assieme in direzione, con un solo astenuto. Non possono essere 6-7 casi – perché di questo stiamo parlando – a mettere in discussione un percorso democratico. Allo stato attuale – dice – non è possibile dare un numero totale degli iscritti perché il tesseramento resterà aperto fino all’ultimo momento e ogni giorno si iscrivono persone. Supereremo abbondantemente il mezzo milione…”. Certo, “il fatto di lasciare la possibilità di tesserarsi fino all’ultimo istante chiaramente espone a qualche rischio in più” ma non c’è il pericolo che alla fine venga eletto un segretario non pienamente legittimato: “Se guardo al 2009, le primarie tra Franceschini e Bersani, lo scostamento è stato minimo. Certo, questa volta anche per la natura dei candidati in campo forse ci potrebbe essere qualche scostamento più marcato. Ma non credo a ribaltamenti. Comunque il segretario è chi vince le primarie dell’8 dicembre, il passaggio della Convenzione ha un suo significato, ma non determina la figura del segretario”.
Le denunce nelle realtà locali: Cosenza, Frosinone, Bari, Asti
Le polemiche sul tesseramento gonfiato, in realtà, sembrano per ora concentrarsi in una decina di realtà locali. Tre dei quattro candidati alla segreteria provinciale di Frosinone si sono autosospesi davanti a fenomeni di moltiplicazione record delle tessere, come ad esempio in un circolo dove si è passati in tre ore da trenta a centocinquanta iscritti. A Cosenza il candidato renziano Franco Laratta, autosospesosi, denuncia “il Vietnam del Pd” nel capoluogo calabrese. Poi c’è Caserta, dove il congresso non ha ancora avuto luogo per ritardi nelle “procedure”. A Catania è stato l’arrivo dell’osservatore Nico Stumpo a sospenderlo. I ricorsi ci sono stati invece ad Avellino e Rovigo. Poi Torino dove Stefano Esposito ha raccontato di aver visto due anziani ricevere soldi per farsi tesserare: ad Asti la maggioranza degli iscritti nuovi è stata albanese. Infine il caso pugliese. A Piacenza è stato fatto un esposto. “Il boom delle tessere ha fatto sorgere dei dubbi sulla sincerità degli iscritti, che a livello provinciale sono raddoppiati passando da circa 900 a circa duemila”, spiega la consigliera comunale Giulia Piroli. In Puglia, nonostante l’allarme del segretario regionale Sergio Blasi e le molte polemiche, la presidente della commissione regionale di garanzia, Loredana Legrottaglie, ha annunciato che dopo una lunga discussione: “si è deliberato di procedere con i congressi così come previsto”, nelle città di Bari e provincia e a Lecce. Il 5 novembre, invece, si voterà nell’ultimo comune, Gallipoli (Lecce). A Bari, dove si sono dimessi il presidente e il vicepresidente della Commissione congressuale provinciale, “è partito il monitoraggio della Commissione regionale“, riferisce Legrottaglie. Laddove in qualche circolo dovesse “verificarsi un dibattito molto acceso, non necessariamente a Bari”, precisa Legrottaglie, “rinvieremo le operazioni di voto di 24 ore al massimo”.
“Spedite migliaia di tessere in più”
L’accusa arriva dall’ala renziana del partito e da Lorenzo Guerini, membro della Commissione congresso. “A marzo scorso”, racconta in un’intervista a La Stampa, “hanno spedito migliaia di tessere bianche, senza nessun controllo e nessuna regola chiara, distribuite in maniera abnorme rispetto alle necessità dei territori? Chi gestiva il partito risponda”. A livello pratico, ogni anno i circoli ricevono un numero di tessere corrispondente al numero di iscritti dell’anno precedente a cui si aggiunge una quota del 20/30% di tessere bianche. “Il problema è che la quantità è andata oltre la quota”. Come racconta il quotidiano di Torino, la giustificazione è stata quella di un errore materiale: “Sono state inviate circa 900mila tessere”, conferma Nico Stumpo che a marzo era il responsabile organizzativo, ma nel 2012 gli iscritti furono solo 500mila.
I timori in vista delle primarie dell’8 dicembre
Ma la paura di molti è che la situazione possa peggiorare man mano che la sfida va avanti in vista delle primarie nazionali dell’8 dicembre. E anche le accuse incrociate di alimentare in modo irregolare il tesseramento. A puntare l’indice contro tutti è Pippo Civati, non sostenuto da “padrini” politici: “E’ incredibile e molto ipocrita che a scandalizzarsi per il tesseramento gonfiato sia proprio chi ha tra i propri sostenitori e candidati sul territorio i signori delle tessere”. Un’accusa che il coordinatore della campagna di Cuperlo, Patrizio Mecacci, non accetta: “Se le cose non funzionano si possono e si devono cambiare. Lasciare che tutto degeneri è da irresponsabili”. All’attacco di chi chiede lo stop al tesseramento vanno i renziani, che rivendicano la vittoria di aver aperto le iscrizioni fino all’ultimo e che temono un allungamento dei tempi congressuali: “Se Gianni Cuperlo – sostiene Dario Nardella – ha notizie precise, faccia i nomi e si appelli agli organi di garanzia. Di certo cambiare le regole in corsa sui congressi è impossibile”. Ma Giuseppe Fioroni invita Renzi a non minimizzare: “Se con le tessere a pagamento nei congressi Pd succede questo, alle primarie a basso costo che succederà? Un congresso pieno di brogli ci consegna un segretario appannato, con molte ombre e poche luci”.