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Milan, Barbara Berlusconi al padre: “Cambi in società”. Galliani rischia

Dopo la sconfitta contro la Fiorentina, la figlia del presidente ha chiesto la testa dell'ad, al Diavolo dal 1986. Lei smentisce: "Voglio solo un cambio di filosofia societaria"

Allegri rischia la panchina. Galliani rischia la poltrona. All’indomani dello 0-2 casalingo subito dalla Fiorentina, è l’ora del redde rationem in casa Milan, alle prese con una crisi di risultati che da tempo non si vedeva a queste latitudini. “E’ il momento peggiore della mia gestione” ha detto il tecnico livornese al termine del match perso contro la viola. L’allenatore, però, non poteva pensare che il momento nero della sua squadra potesse compromettere non solo il suo futuro, ma anche quello di chi ha materialmente costruito la rosa: Adriano Galliani. Il direttore generale – dal 1986 nella sala comandi del Diavolo, ovvero da quando Berlusconi è diventato presidente – è finito nel mirino di chi nel Milan conta più di lui. E non sono molti. Secondo quanto risulta all’Ansa, infatti, è stata direttamente Barbara Berlusconi, in un colloquio con il padre, a chiedere un cambio di rotta deciso nella gestione della società, sottolineando che nelle ultime due campagne acquisti il club ha speso molto e male. A stretto giro di posta, la diretta interessata – dal 2011 nel cda rossonero con delega ai progetti speciali – ha smentito: “Non ho mai chiesto il cambiamento dell’ad Adriano Galliani” ha detto la figlia del Cavaliere, precisando che ”nei numerosi colloqui telefonici con mio padre dopo la sconfitta con la Fiorentina ho chiesto semplicemente un cambio di filosofia aziendale per il Milan”.

La precisazione, tuttavia, non sposta di molto lo stato delle cose. La richiesta di un “cambio di filosofia aziendale” del Milan, infatti, significa sconfessare il lavoro di Galliani, che della società rossonera non è solo la mente, ma anche il braccio (Berlusconi, invece, rimane il portafoglio). Non solo. Se le critiche sul calciomercato rossonero fossero confermate, allora sarebbero stati bocciati anche gli acquisti di Ricardo Kakà (in netta ripresa dopo l’infortunio occorso dopo il ritorno a Milano dalla parentesi madridista) e, soprattutto, quello di Mario Balotelli, considerato da più parti un colpo da maestro di Adriano Galliani. Il quale, tuttavia, è stato anche colui che ha venduto l’attaccante brasiliano Pato, ex fidanzato di Barbara Berlusconi. Una colpa da pagare alla prima occasione buona? Difficile.

Tornando ai “numerosi colloqui telefonici” per fare il punto della situazione del Milan dopo la sconfitta con la Fiorentina, al centro del ragionamento di Silvio Berlusconi e della figlia Barbara sono finiti i motivi per cui la squadra rossonera si trova addirittura a 16 punti di distanza dalla zona Champions e a 3 da quella retrocessione. I motivi sarebbero stati individuati nella mancata programmazione, nell’assenza, a differenza di altre squadre italiane, di una moderna rete di osservatori che vada a caccia dei migliori talenti prima che diventino top player, e in una campagna acquisti e cessioni estiva sbagliata e che non ha tenuto conto delle indicazioni della proprietà. Secondo quanto appreso dall’Ansa, questo è stato il punto centrale della discussione: come mai, è la domanda che si pone la famiglia Berlusconi, altre squadre italiane, come Fiorentina e Roma ad esempio, che non spendono più del Milan, dimostrano invece in campo un gioco migliore e una squadra più competitiva? Nelle ultime due campagne acquisti, è la convinzione della proprietà, il Milan non ha speso poco ma ha speso male. In settimana sarebbero in programma altre riunioni per analizzare nel dettaglio i problemi e per tentare di rilanciare il Milan nonostante questo disastroso inizio di stagione.

Sul fronte squisitamente tecnico, invece, Allegri ha ricevuto dal presidente Silvio Berlusconi e dall’ad Adriano Galliani un rinnovo di fiducia a tempo, strettamente legato alla prova di mercoledì a Barcellona e alla vittoria di domenica a Verona contro il Chievo (senza lo squalificato Balotelli), quasi uno scontro diretto classifica alla mano, prima della sosta. Dopo aver ricevuto nella notte un Tapiro d’oro da Striscia la notizia, Allegri all’ora di pranzo ha avuto dalla società la conferma della fiducia a tempo, dopo il primo allenamento del ritiro anticipato, già sperimentato a metà ottobre prima del successo con l’Udinese, ultimo tentativo di raddrizzare la nave. Si attendono una svolta anche i tifosi, non solo gli ultras che hanno contestato minacciosi, ma anche quelli ordinari. All’undicesimo posto con 12 punti dopo 11 giornate (2 meno dell’anno scorso), il Milan galleggia nella parte destra della classifica, ben lontano dai primi tre posti indicati da Galliani (”Possiamo vincere il campionato”, si sbilancio’ Berlusconi al raduno). ”Io devo trovare la soluzione”, ha ammesso Allegri, che si prende le responsabilità del caso, assicura di non aver pensato a dimettersi, ma sente il terreno sempre meno solido sotto i piedi e da tempo sente rincorrersi i nomi dei numerosi potenziali successori.

Seedorf al momento è più un’ipotesi per il futuro, Inzaghi rischia di essere bruciato, al momento è solo una suggestione l’idea che porta a Trapattoni, 74 anni, in cerca di nuove avventure calcistiche dopo aver chiuso a settembre quella da ct dell’Irlanda, così non si può scartare l’alternativa Mangia oppure la soluzione interna di affidare la squadra a un tandem composto da Tassotti e Galli. Allegri è concentrato sui numerosi problemi da risolvere in breve tempo. Contro la Fiorentina la squadra non ha dato l’impressione di lottare per salvare il proprio allenatore, che da giugno comunque non guiderà più il Milan. Kakà si è battuto ma il suo esempio non ha contagiato gli altri, svogliati, molli, aggressivi solo quando protestavano con l’arbitro. Mancano le idee, dopo le ultime campagne di mercato mancano veterani che indicano la strada nei momenti duri, e manca Balotelli. Il miglior giocatore del Milan è il più deludente, e non solo perché non ha segnato nelle ultime tre uscite centrando una sola volta la porta. Fin qui in campionato ha collezionato solo 5 gol e 6 ammonizioni, tutte per simulazione o proteste a parte una, per squalifica domenica salterà la quarta partita su 12. Numeri da crisi d’identità, come quella che vive tutta la squadra. E, da stasera, anche Adriano Galliani.