FATTO FOOTBALL CLUB 11A GIORNATA - La marcia trionfale dei giallorossi frena a Torino grazie al Thierry Henry di Valmontone. Napoli e Juventus, invece, non rallentano. L'Inter torna alla vittoria (giocando bene), il Verona si conferma la sorpresa positiva dell'anno, il Milan quella in negativo. E la figlia del Cavaliere chiede la testa dell'ad. SONDAGGIO - Quella di Barbara è stata una mossa azzeccata?
LA GIORNATA
Doveva succedere, prima o poi. E’ successo a Torino, con Totti e Gervinho indisponibili: la Roma interrompe a dieci il filotto di vittorie iniziali e pareggia la prima partita della gestione Garcia. Fallito l’aggancio al record europeo (il Tottenham negli anni Sessanta), i giallorossi si tengono stretto quello italiano e guardano al futuro fiduciosi: a loro il calendario riserva Sassuolo e Cagliari in casa, mentre Juve e Napoli si affronteranno domenica prossima a Torino e difficilmente vinceranno entrambe. Un pareggio tutto sommato giusto, con De Sanctis autore di una strepitosa parata su Meggiorini pochi minuti prima del pareggio granata, e con la Roma che cala nel finale sotto i colpi del “romanista” Cerci in stato di grazia. La tenuta psicofisica del gruppo, ora, si giocherà sulla sottile linea rossa che corre tra il lamentarsi per le sviste arbitrali (ci stava almeno un rigore dei due reclamati) e l’accettare senza rassegnazione un calo che dopo dieci partite ci può anche stare. Questo è il momento di mostrarsi grandi, per non sprecare tutta questa meraviglia.
Oltre al pari della Roma, la notizia è sicuramente lo sfacelo rossonero. La splendida Fiorentina di Montella domina a San Siro e fa sprofondare il Milan a soli tre punti dalla zona retrocessione. Una crisi sottolineata dai fischi di tutto San Siro che ha radici profonde: negli errori tattici reiterati di Allegri, nella mancanza di un leader in campo (vero Montolivo?), e nella frattura al vertice tra Galliani e Barbara Berlusconi, riproposta per altro ieri notte in una nota all’Ansa, dove Barbara ha accusato senza mezzi termini l’attuale plenipotenziario di gestire male la società. Una crisi che si sublima nei numeri: 12 punti in 11 giornate. Un avvio così negativo solo nel campionato 1981-82 quando il Milan retrocesse in Serie B. Stasera una nota trasmissione tv consegnerà il tapiro al tecnico rossonero: ma l’epoca in cui con un po’ di cerone si potevano travestire le tragedie da farsa, è oramai al tramonto.
Take Our PollRoma esclusa, vincono le altre cinque nei primi sei posti della classifica. In termini ciclistici questo è il primo allungo ai piedi della salita, che screma il gruppo e lancia i migliori nella rincorsa alla vetta. Tra di loro spicca l’intruso, il neopromosso Verona di Mandorlini, e di Jorginho e di Luca Toni, che batte in casa il Cagliari e si conferma sorprendente quarta in classifica a pari punti con l’Inter e un punto sopra la Fiorentina. Per il resto, da sottolineare il campionato da record delle favorite sotto l’ombrellone, la Juventus e il Napoli, capaci di una marcia trionfale degna di entrare nei libri di storia (per il Napoli è record, meglio dell’anno dello scudetto di Maradona), se non fosse che lì davanti c’è la Roma. Nel gruppone che segue risalta la resurrezione genoana, coincisa con il ritorno in panchina di Gasperini, che aggrava la crisi della Lazio e fa da contraltare all’ennesima brutta caduta dei cugini blucerchiati.
Se i rossoblù recuperano posizioni in classifica, i blucerchiati sono infatti asfaltati in casa dalla cenerentola Sassuolo che mette in mostra il talento del giovane Berardi, ieri autore della sua prima tripletta in Serie A. Cinque gol per l’esordiente di proprietà juventina, cinque quelli dell’evergreen Gilardino che ieri ha tolto alla Lazio l’imbattibilità casalinga. Una brutta Lazio, ma peggio hanno fatto i suoi tifosi, con la Curva Nord che ha esposto uno striscione – “Il tramonto rosso, l’alba dorata: Manolis e Yorgos presenti” – che con la scusa di ricordare i due membri di Alba Dorata recentemente uccisi configura l’ennesima apologia di fascismo della curva laziale. Come a Roma e a Genova, anche a Milano per una squadra che piange ce n’è una che sorride, almeno per una domenica. L’Inter vista a Udine è quella che ha in mente Mazzarri: pressing alto, difesa solida e capace di avvolgenti ripartenze che siano capaci di mettere l’uomo in porta con pochi tocchi. In questo caso l’uomo è Palacio, reinventato per necessità centravanti con ottimi risultati. Sette gol, come il numero di attaccanti in rosa del Milan: dove evidentemente l’abbondanza ha annientato il desiderio.
IL PERSONAGGIO
A rompere l’incantesimo giallorosso è un ragazzo che nella Roma è nato e cresciuto, ma in patria non è mai riuscito a essere profeta. Eppure Alessio Cerci, altrimenti detto il Thierry Henry di Valmontone per la sua capacità di correre palla al piede dribblando anche la linea di porta, con la Roma esordisce in Serie A a soli 16 anni: sembra un predestinato, ma nella capitale sono calcisticamente anni difficili, e prima di essere mandato in prestito gioca pochissimo. La sua migliore stagione a Pisa, nello spericolato 4-2-4 di Ventura, e si guadagna il ritorno a casa vestito da figliol prodigo, ma dura poco, Ranieri non lo vede e lui decide di andare a Firenze, dove comincia alla grande e finisce litigando con i tifosi. Lo cerca il Manchester City, lui vorrebbe tornare a Roma, ma alla fine quando lo chiama Ventura a Torino dice di sì: ha 26 anni, e il futuro davanti. Dopo tutta la trafila nelle giovanili, a Torino Cerci si conquista anche la nazionale maggiore di Prandelli con cui però gioca poco nelle partite ufficiali, colpa di un ruolo di esterno offensivo poco utilizzato nel calcio italiano, e di un carattere poco conciliante. Quest’anno l’esplosione definitiva, con 8 gol in 11 partite e numeri di alta classe. Ma c’è il rischio che l’anno prossimo vada a giocare all’estero. E sarebbe un vero peccato per il calcio italiano, che non è riuscito a capire nemmeno l’Henry originale.
LA SFUMATURA
I bei tempi non sono mai esistiti, ma di sicuro la favola del Verona stagione 1984-’85 è una di quelle da tramandare ai nipoti, per dirgli che è vero: una volta nel grande calcio italiano ha vinto lo scudetto pure una provinciale. Quell’anno fu la prima e unica volta che una squadra di una città non capoluogo di provincia vinse uno scudetto dall’introduzione del girone unico in Serie A (anno di grazia 1929), e soprattutto la prima e unica volta che riuscì a vincerlo una società che non faceva riferimento a nessun gruppo di potere. Partiti in sordina, da subito in testa quasi per scherzo, gli scaligeri arriveranno a vincere tra lo stupore generale uno scudetto artigianale, costruito in una piccola bottega con ingredienti naturali. Agli ordini di Osvaldo Bagnoli, ex operaio della Bovisa che qualche anno dopo l’esperienza veronese porterà il Genoa a vincere una storica partita ad Anfield Road, scendevano in campo al Bentegodi i vari Garella, Marangon, Fanna, Briegel, Fontolan, Galderisi e Elkjaer, quello capace di segnare un gol alla Juve senza una scarpa. Che questi nomi siano di auspicio e ringraziamento per lo splendido Verona odierno.
RISULTATI
Parma-Juventus 0-1 (Pogba al 32’ s.t.)
Milan-Fiorentina 0-2 (Vargas al 27’ p.t. e Borja Valero al 28’ s.t.)
Napoli-Catania 2-1 (Callejon (N) al 15’ p.t., Hamsik (N) al 20’ p.t. e Castro (C) al 25’ p.t.)
Livorno-Atalanta 1-0 (Paulinho al 11’ p.t.)
Lazio-Genoa 0-2 (Kucka al 15’ s.t. e Gilardino su rigore al 26’ s.t.)
Sampdoria-Sassuolo 3-4 (Pozzi (S) al 19’ p.t., Berardi (S) al 4’s.t, su rigore al 7’ s.t. e su rigore al 43’ s.t., Floro Flores (S) al 18’ s.t., Eder (S) al 20’ s.t. e De Silvestri (S) al 36’ s.t.)
Udinese-Inter 0-3 (Palacio al 25’ p.t., Ranocchia al 29’ p.t. e Alvarez al 46’ s.t.)
Verona-Cagliari 2-1 (Toni (V) al 8’ p.t., Jankovic (V) al 12’ s.t. e Conti (C) al 45’ s.t.)
Torino-Roma (Strootman (R) al 28′ p.t. e Cerci (T) al 18′ s.t..)
Bologna-Chievo stasera ore 20.45
CLASSIFICA
Roma 31
Napoli 28
Juventus 28
Inter 22
Verona 22
Fiorentina 21
Lazio 15
Genoa 14
Udinese 13
Atalanta 13
Parma 12
Livorno 12
Torino 12
Milan 12
Cagliari 10
Sassuolo 9
Bologna 9*
Sampdoria 9
Catania 6
Chievo 4*
* una partita in meno
MARCATORI
9 gol: G. Rossi (Fiorentina), 8 gol: Cerci (Torino), 7 gol: Palacio (Inter) 6 gol: Callejon e Hamsik (Napoli), Tevez (Juve), 5 gol: Berardi (Sassuolo), Denis (Atalanta), Gilardino (Genoa), Higuain (Napoli), Jorginho (Verona), Parolo (Parma), Paulinho (Livorno), Toni (Verona), Vidal (Juventus)
PROSSIMO TURNO
Catania-Udinese (sabato 9 novembre, ore 18.00), Inter-Livorno (sabato 9, ore 20.45) Genoa-Verona (domenica 10 novembre, ore 12.00), Atalanta-Bologna, Cagliari-Torino, Chievo-Milan, Parma-Lazio, Roma-Sassuolo (domenica 10, ore 15.00), Fiorentina-Sampdoria, Juventus-Napoli (domenica 10, ore 20.45)