L'europarlamentare danese Soren Sondergaard ha redatto un dossier sull'utilizzo dei fondi europei, citato in un articolo di Repubblica. Nel rapporto si denunciano i costi esorbitanti, la scarsa qualità degli edifici, i legami del crimine organizzato con le imprese appaltatrici. L'Italia rischia di dovere rimborsare oltre 300 milioni di contributi a Bruxelles
La ricostruzione de L’Aquila nel mirino dell’Unione europea. L’europarlamentare danese Soren Sondergaard, deputato della Sinistra unitaria, ha redatto un dossier sull’utilizzo dei fondi europei dopo il terremoto del 6 aprile 2009, che fece 308 morti e 1600 feriti. Lo rivela un articolo di Repubblica, che riporta ampi passaggi della relazione. Nel rapporto, frutto di un’indagine lunga tre anni, si parla di prezzi gonfiati nella costruzione dei nuovi appartamenti, scarsa qualità degli edifici, infiltrazioni mafiose negli appalti e colpevoli negligenze da parte delle autorità italiane e comunitarie. Il documento sarà presentato e discusso al Parlamento europeo giovedì 7 novembre: l’Italia rischia di dovere rimborsare 350 milioni di contributi europei. Al centro della relazione, in particolare, i progetti Case (Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili) e Map (Moduli abitativi provvisori).
Dal dossier emergono i dettagli di una costosissima ricostruzione. Le cifre citate da Sondergaard sono fornite direttamente dalla Corte dei Conti europea. Ogni appartamento è costato il 158% in più rispetto al valore di mercato: solo il calcestruzzo è stato pagato 4 milioni oltre il previsto, per non parlare dei pilastri degli edifici, che sono venuti a costare 21 milioni in più. E nonostante i prezzi esorbitanti, la qualità delle costruzioni, secondo il rapporto Ue, lascia a desiderare. Nel capitolo relativo ai Map, Moduli abitati provvisori, si parla di “materiale generalmente scarso, impianti elettrici difettosi, intonaco infiammabile e alcuni edifici evacuati per per ordine della magistratura perché pericolosi e insalubri”. In particolare, si fa riferimento a una struttura che ospitava 54 famiglie, fatte tutte allontanare dalle proprie abitazioni: “La persona responsabile per l’appalto pubblico è stata arrestata e altre 10 persone sono sotto inchiesta”. E come se non bastasse, la ricostruzione non ha toccato il centro storico: “Solo un paio di edifici (uno pubblico e uno privato) sono stati ricostruiti nella cosiddetta zona rossa”.
E ancora, il capitolo infiltrazioni mafiose. “Un numero di subappaltatori non disponeva del certificato antimafia“, si spiega nel dossier. La Protezione Civile avrebbe poi aumentato il ricorso al subappalto consentito dal 30 al 50 per cento. Nel rapporto si parla anche di un latitante scoperto nei cantieri della Edimo, azienda appaltatrice. E ancora: “Una parte dei fondi per i progetti Case e Map sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata”. Infine, si fa notare che la Commissione bilancio Ue ha segnalato casi di frode alla Protezione Civile italiana, che però ha sistematicamente ignorato le indicazioni.
Il dossier di Sondergaard non risparmia critiche alla stessa Unione Europea. L’eurodeputato danese parla di “evidente negligenza” nell’ispezione di una delegazione in Abruzzo nel 2010, che ha steso una relazione senza menzionare i “problemi che sono stati portati alla sua attenzione da diversi deputati”. Non solo. Anche la Commissione bilancio Ue avrebbe lavorato a una propria valutazione dei conti della ricostruzione de L’Aquila, senza però diffondere i dati. Il dossier dell’eurodeputato danese ricorda la raccomandazione della Corte di giustizia: esigere dall’Italia il rimborso dei fondi europei “in caso, nel futuro, derivasse profitto dai progetti finanziati dall’Ue”. Infatti le normative comunitarie prevedono che i finanziamenti provenienti da Bruxelles non debbano “generare reddito”. Ma nelle nuove costruzioni de L’Aquila è previsto che, più avanti, si paghi l’affitto. Se così sarà, l’Italia dovrà restituire 350 milioni dei 494 ricevuti dopo il sisma.
Dalla relazione di Sondergaard, tuttavia, prende le distanze la stessa Commissione europea. Bruxelles definisce il rapporto “confuso” e si dice “estremamente preoccupata” per i risvolti mediatici del dossier. La Commissione respinge le insinuazioni sui mancati controlli e giudica “infondate” le critiche sul possibile uso futuro delle abitazioni del progetto Case. Inoltre afferma che i finanziamenti Ue potranno andare ad altre operazioni.