“La famiglia tradizionale è in difficoltà ma, invece di aiutarla, oggi vengono proposti modelli alternativi di famiglia”. Lo si legge nel depliant di un ciclo di incontri della “scuola per genitori” dell’istituto privato cattolico “Francesco Faà di Bruno” di Torino, tre appuntamenti che prendono “spunto dall’acceso dibattito parlamentare sull’omofobia e sul riconoscimento delle unioni omosessuali per proporre una riflessione complessiva sulla bellezza della famiglia naturale minacciata dall’ideologia del gender”. L’evento, scoperto dalle associazioni Lgbtq, ha provocato subito una polemica che è destinata a non fermarsi.
Al primo incontro l’8 novembre prossimo , intitolato “Omosessualità: domande e risposte”, è stata invitata Chiara Atzori, specialista di malattie infettive. La dottoressa è una sostenitrice della terapia riparativa, quella che ritiene l’omosessualità come una malattia da cui si può guarire, una teoria sconfessata dalla comunità scientifica e vietata dall’Ordine dei medici e degli psicologi. L’evento è stato però scoperto dalle associazioni Lgbt di Torino radunate nel coordinamento “Torino pride” e viene discusso questa mattina al consiglio comunale di Torino grazie all’intervento di alcuni consiglieri (Michele Curto e Marco Grimaldi di Sel insieme a Marta Levi e Luca Cassiani del Pd) che hanno richiesto comunicazioni urgenti al sindaco di Torino Piero Fassino. “Riteniamo che la pubblica amministrazione debba convocare urgentemente i vertici della scuola e in mancanza di un chiarimento prendere in considerazione l’ipotesi di sospensione immediata della convenzione”, ha dichiara il capogruppo di Sel Curto riferendosi all’accordo per la gestione di un asilo. Per la vicepresidente del consiglio comunale Levi “non è accettabile che in una scuola il tema dell’omosessualità venga affrontato accostandolo a una malattia, considerando l’omosessualità una minaccia“, soprattutto dopo il suicidio di un ragazzo 21enne a Roma.
Dopo l’intervento politico la scuola ha fatto un passo indietro e ha sospeso l’iniziativa, ma rivendica il suo diritto a trattare la questione in quei termini. “L’Istituto Faà di Bruno deplora che un ciclo d’incontri privati riservato ai genitori della scuola (…) sia stato pretestuosamente attaccato come manifestazione pubblica di omofobia”, si legge in un comunicato. Secondo i vertici dell’istituto alcune persone hanno manifestato “il loro disprezzo per la libertà di espressione, confermando come certi movimenti tollerino su questi temi soltanto opinioni conformi alle loro, mentre a ogni altra posizione si vuole impedire di esprimersi”.
Sebbene l’iniziativa sia sospesa, il dibattito politico prosegue. Oggi se ne parlerà in municipio e poi approderà alla Camera dove “Scelta civica” presenterà una mozione per stigmatizzare la cancellazione degli incontri. I centristi, così come i vertici del “Faà di Bruno”, ritengono tutto ciò come un attacco alla libertà di opinione ad opera della “lobby politico-mediatica che sostiene l’ideologia del gender e che fa di tutto per silenziare chi sostiene il modello della famiglia naturale”. Per il presidente dei Radicali italiani Silvio Viale “è assurdo tutto in questa vicenda: il fatto che qualcuno abbia voluto organizzare un tale ciclo che comunque è legittimo; che il Comune se ne possa occupare in veste di MinCulPop e che i politici vogliano così intervenire in modo perentorio su questioni di libera opinione. Io la penso in modo opposto alla dottoressa Atzori – aggiunge – ma credo che abbia diritto a fare il suo ciclo e che abbia sbagliato la scuola a cancellarlo. Piuttosto potrebbe farlo e poi farne seguire uno analogo sulla comunità Lgbt”.