Il presidente della banca vaticana Ernst von Freyberg si scusa per il "disagio provocato" ma ricorda anche l'introduzione dal 30 dicembre 2010 delle norme sulla trasparenza. Il Vaticano vuole sapere come sono alimentati i conti: dai ricavi immobiliari alle eredità, dagli stipendi alle pensioni, dai sussidi statali all'attività commerciale
Vatileaks atto secondo. Ecco in esclusiva il questionario che lo Ior sta inviando a tutti i suoi correntisti per conoscere le principali fonti che hanno alimentato la loro posizione presso la banca vaticana. Insieme con il modulo una lettera di accompagnamento del presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, chiarisce i motivi dell’indagine. Von Freyberg, nominato al vertice della banca vaticana dopo l’annuncio choc delle dimissioni di Benedetto XVI e prima dell’inizio della Sede Vacante del 2013, ricorda ai correntisti dello Ior che in Vaticano, “approvando e condividendo l’impegno della comunità internazionale per prevenire e contrastare il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, è stata introdotta dal 30 dicembre 2010 una specifica normativa che recepisce le raccomandazioni internazionali in materia”.
La legge a cui fa riferimento von Freyberg, voluta da Benedetto XVI e dall’allora presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, è quella con la quale il Papa tedesco creò l’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede, la cui presidenza, fin dalla nascita dell’organismo, è affidata al cardinale Attilio Nicora, acerrimo avversario dell’ex Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Proprio i poteri dell’Aif sono stati recentemente rafforzati da Papa Francesco con il motu proprio dell’8 agosto 2013, con il quale Bergoglio ha introdotto la funzione di vigilanza prudenziale, e con la recente legge vaticana, approvata il 10 ottobre scorso, sulla trasparenza, la vigilanza e l’informazione finanziaria.
Nella sua lettera von Freyberg chiede ai correntisti Ior di “indicare sinteticamente le principali fonti che hanno alimentato la posizione presso l’Istituto” e inviare il modulo per posta, fax o email “congiuntamente a eventuale documentazione di supporto“. “L’Istituto – scrive von Freyberg – è obbligato a mantenere costantemente aggiornati sia i dati anagrafici dei titolari dei fondi, e di tutte le persone autorizzate a operare sugli stessi, che i dati relativi alla composizione delle singole posizioni”. Nel modulo inviato ai clienti dello Ior, subito sotto il numero di riferimento del conto corrente che non è accompagnato dal nome dell’intestatario, si chiede di indicare se l’ambito dell’attività principale svolta dal titolare del deposito è interno allo Stato della Città del Vaticano o internazionale. In questo secondo caso si chiede al correntista di descrivere brevemente le principali attività e/o progetti finanziati e indicare i principali Paesi coinvolti. Si passa poi alla descrizione della posizione presso l’Istituto, ovvero come essa è stata costituita e alimentata negli anni: ricavi immobiliari; eredità; stipendi; pensioni; sussidi statali; investimenti; donazioni; compensi per attività libero professionista; remunerazioni per insegnamento, pubblicazioni, conferenze; attività commerciale; altro.
Il presidente della banca vaticana si scusa per “l’eventuale disagio provocato” da questa inedita richiesta per i correntisti abituati da sempre a non ricevere domande sui loro depositi e aggiunge: “Siamo certi che ben comprenderà che tale attività è necessaria non solamente a ottemperare agli obblighi imposti dalla normativa, ma è anche intesa a innalzare il livello di garanzia e di tutela che l’Istituto intende fornire alle attività svolte dalla propria utenza”.
Ma chi sono i clienti dello Ior? In totale sono 5.200 istituzioni cattoliche (Santa Sede ed entità collegate, ordini religiosi e diocesi, che con 6 miliardi di euro rappresentano oltre l’85% del totale del patrimonio in gestione, 7,1 miliardi di euro) e 13.700 persone fisiche (ecclesiastici, dipendenti o ex dipendenti del Vaticano titolari di conti per stipendi e pensioni nonché diplomatici accreditati presso la Santa Sede), i cui conti rappresentano circa il 15% (1,1 miliardi di euro) del totale del patrimonio gestito. Lo Ior, inoltre, consente l’accredito di pensioni e stipendi a 5.000 dipendenti vaticani.
Intanto l’agenzia di rating Standard Ethics di Londra ha elevato lo Standard Ethics Rating attribuito allo Stato della Città del Vaticano a EE dal precedente EE-. Si tratta dello stesso livello dell’Italia, del Portogallo, della Repubblica Ceca e della Slovacchia. Per gli analisti inglesi è stata determinante la recente legge vaticana sulla trasparenza, la vigilanza e l’informazione finanziaria. Secondo gli analisti, ulteriori elementi di trasparenza sono stati la pubblicazione del “Rapporto annuale sulle attività di informazione finanziaria e di vigilanza per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Anno I-2012” dell’Aif e la pubblicazione sul sito dello Ior dell’annual report secondo principi contabili internazionali. Tuttavia, sempre secondo gli analisti inglesi, rimangono sotto osservazione elementi di transizione della legislazione interna in merito agli abusi verso i minori.