Sintesi
I ministri della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno emanato un decreto che nega la possibilità di utilizzare il mais transgenico Mon810 – autorizzato a livello comunitario – in seguito a una decisione della Corte di Giustizia Europea, che ha bocciato la precedente normativa nazionale sullo stesso punto. La Corte ha ritenuto le norme italiane incompatibili con le libertà garantite dall’Unione europea. Il provvedimento italiano appare dunque non solo come la riproposizione di norme illegittime – e passibili di un’ulteriore infrazione – ma anche come una scelta anti-mercato a favore di precise lobby.
Il caso
Il 12 luglio 2013 i ministri della Salute (Beatrice Lorenzin), dell’Agricoltura (Nunzia De Girolamo) e dell’Ambiente (Andrea Orlando) hanno emanato un decreto che vieta la coltivazione di una variante di mais geneticamente modificato, il Mon810 della Monsanto, per i successivi 18 mesi a meno che prima non intervengano misure comunitarie (evento assai improbabile). Questo decreto interviene a colmare un vuoto normativo, che avrebbe determinato la piena libertà di utilizzare varianti transgeniche autorizzate dall’Unione Europea, derivante dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea dell’8 maggio 2013. La Corte di Lussemburgo aveva accolto il ricorso di un agricoltore, Giorgio Fidenato, contro la precedente disciplina nazionale, condannato dal Tribunale di Pordenone per aver seminato mais transgenico, autorizzato a livello comunitario ma privo di autorizzazione nazionale. Secondo la Cge, “Il diritto dell’Unione dev’essere interpretato nel senso che la messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà del mais Mon810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati” ai sensi del diritto comunitario.
Alla bocciatura europea i principali esponenti politici nazionali hanno reagito annunciando che avrebbero, sostanzialmente, ignorato la decisione europea. In particolare, il ministro De Girolamo ha dichiarato, a proposito del decreto in esame: “L’Europa lo potrebbe impugnare, è vero, e ci esponiamo a una violazione delle regole comunitarie. Però nei confronti della Francia, che ha bloccato le coltivazioni Ogm con un provvedimento simile, Bruxelles non ha ancora avviato la procedura di infrazione”.
Valutazione del provvedimento
Il decreto in oggetto merita un giudizio molto severo sotto tre differenti profili. In primo luogo, per una ragione di certezza ed effettività del diritto: il decreto ripropone, nella sostanza, una disciplina che è stata accertata come incoerente col diritto comunitario. I ministri promotori del decreto, stando alle loro stesse parole, ne sono perfettamente consapevoli, ma puntano sulla non-applicazione dell’infrazione in quanto, a loro dire, una normativa analoga in un altro Stato membro non è stata, a oggi, sanzionata. In sostanza, questo decreto con la sua stessa esistenza è un monumento all’illegalità. Secondariamente, esso appare negativo sotto un profilo sostanziale: di fatto, esso mette fuori legge alcuni prodotti autorizzati a livello comunitario, in spregio alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione delle merci, e nell’assenza di qualunque evidenza sulla loro dannosità (laddove questa evidenza fosse disponibile, essa andrebbe sottoposta all’Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma che provvederebbe a ritirare l’autorizzazione comunitaria).
Dunque, il decreto implica una pesante violazione della libertà degli agricoltori rispetto alla tipologie di colture e di sementi utilizzare nelle loro attività. Infine, il decreto sembra molto discutibile perché esso risponde, dichiaratamente, alla tutela degli interessi di alcune lobby, cioè gli agricoltori che si riconoscono in alcune grandi organizzazioni (ma non in tutte, e certamente non tutti gli agricoltori, in quanto ve ne è almeno uno – Fidenato – che intende avvalersi delle tecnologie ogm).
Riportiamo anche un altro autorevole parere: http://www.salmone.org/il-decreto-interministeriale-del-12-luglio-2013/
Commenti “a caldo” dei valutatori:
“Adesso si sta discutendo se fare un Expo 2015 Ogm free che sarebbe una totale contraddizione rispetto al titolo dell’esposizione ‘Feeding the planet’, dove è evidente che per sfamare la crescente popolazione dei Pvs gli Oms sono indispensabili”
“Un altro aspetto è anche l’uso del decreto come arma deterrente per indurre gli agricoltori a non seminare mon810: il decreto sarà anche illegittimo, ma chi me lo fa fare di rischiare il sequestro dell’intero raccolto di un anno o la sua distruzione da parte di gruppi fanatici convinti di agire nel rispetto della legge?”
Valutatore 1: pessimo
Valutatore 2: pessimo
Valutatore 3: pessimo
Il testo integrale della pagella su Italia Aperta
Le pagelle di Italia Aperta
Chiunque può segnalare il suo “case” a Italia Aperta: le pagelle nascono grazie al determinante contributo dei cittadini, che vivono l’irregolarità o la violazione delle regole di mercato e concorrenza. La valutazione si avvale dell’indice di Competitività della Banca Mondiale, uesato per la Compilazione di Doing Business e delle peculiarità e competenze di ciascuno degli aderenti. I risultati delle analisi sono pubbliche, e possono essere incluse anche in programmi di consultazioni elettorali. Il nostro obiettivo è lavorare su fatti concreti, aggregando gruppi di lavoro locali, esponenti e elettori di area politico culturale liberaldemocratica, favorevoli all’economia di mercato. La Commissione Pagelle è composta da tre membri a rotazione, che ne valutano l’ammissibilità e, successivamente, la trasmettono al responsabile tematico e a altri due valutatori.