Valutazione n. 2013/11/01
Sintesi
I ministri della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno emanato un decreto che nega la possibilità di utilizzare il mais transgenico Mon810 – autorizzato a livello comunitario – in seguito a una decisione della Corte di Giustizia Europea, che ha bocciato la precedente normativa nazionale sullo stesso punto. La Corte ha ritenuto le norme italiane incompatibili
con le libertà garantite dall’Unione europea. Il provvedimento italiano appare dunque non solo come la riproposizione di norme illegittime – e passibili di un’ulteriore infrazione – ma anche come una scelta anti-mercato a favore di precise lobby.
Il caso
Il 12 luglio 2013 i ministri della Salute (Beatrice Lorenzin), dell’Agricoltura (Nunzia De Girolamo) e dell’Ambiente (Andrea Orlando) hanno emanato un decreto che vieta la coltivazione di una variante di mais geneticamente modificato, il Mon810 della Monsanto, per i successivi 18 mesi a meno che prima non intervengano misure comunitarie (evento assai improbabile). Questo decreto interviene a colmare un vuoto normativo, che avrebbe determinato la piena libertà di utilizzare varianti transgeniche autorizzate dall’Unione Europea, derivante dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea dell’8 maggio 2013. La Corte di Lussemburgo aveva accolto il ricorso di un agricoltore, Giorgio Fidenato, contro la precedente disciplina nazionale, condannato dal Tribunale di Pordenone per aver seminato mais transgenico, autorizzato a livello comunitario ma privo di autorizzazione nazionale. Secondo la Cge, “Il diritto dell’Unione dev’essere interpretato nel senso che la messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà del mais Mon810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati” ai sensi del diritto comunitario.
Alla bocciatura europea i principali esponenti politici nazionali hanno reagito annunciando che avrebbero, sostanzialmente, ignorato la decisione europea. In particolare, il ministro De Girolamo ha dichiarato, a proposito del decreto in esame: “L’Europa lo potrebbe impugnare, è vero, e ci esponiamo a una violazione delle regole comunitarie. Però nei confronti della Francia, che ha bloccato le coltivazioni Ogm con un provvedimento simile, Bruxelles non ha ancora avviato la procedura di infrazione”.
Valutazione del provvedimento
Il decreto in oggetto merita un giudizio molto severo sotto tre differenti profili. In primo luogo, per una ragione di certezza ed effettività del diritto: il decreto ripropone, nella sostanza, una disciplina che è stata accertata come incoerente col diritto comunitario. I ministri promotori del decreto, stando alle loro stesse parole, ne sono perfettamente consapevoli, ma puntano sulla non-applicazione dell’infrazione in quanto, a loro dire, una normativa analoga in un altro Stato membro non è stata, a oggi, sanzionata. In sostanza, questo decreto con la sua stessa esistenza è un monumento all’illegalità. Secondariamente, esso appare negativo sotto un profilo sostanziale: di fatto, esso mette fuori legge alcuni prodotti autorizzati a livello comunitario, in spregio alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione delle merci, e nell’assenza di qualunque evidenza sulla loro dannosità (laddove questa evidenza fosse disponibile, essa andrebbe sottoposta all’Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma che provvederebbe a ritirare l’autorizzazione comunitaria).
Dunque, il decreto implica una pesante violazione della libertà degli agricoltori rispetto alla tipologie di colture e di sementi utilizzare nelle loro attività. Infine, il decreto sembra molto discutibile perché esso risponde, dichiaratamente, alla tutela degli interessi di alcune lobby, cioè gli agricoltori che si riconoscono in alcune grandi organizzazioni (ma non in tutte, e certamente non tutti gli agricoltori, in quanto ve ne è almeno uno – Fidenato – che intende avvalersi delle tecnologie ogm).
Riportiamo anche un altro autorevole parere: http://www.salmone.org/il-decreto-interministeriale-del-12-luglio-2013/
Commenti “a caldo” dei valutatori:
“Adesso si sta discutendo se fare un Expo 2015 Ogm free che sarebbe una totale contraddizione rispetto al titolo dell’esposizione ‘Feeding the planet’, dove è evidente che per sfamare la crescente popolazione dei Pvs gli Oms sono indispensabili”
“Un altro aspetto è anche l’uso del decreto come arma deterrente per indurre gli agricoltori a non seminare mon810: il decreto sarà anche illegittimo, ma chi me lo fa fare di rischiare il sequestro dell’intero raccolto di un anno o la sua distruzione da parte di gruppi fanatici convinti di agire nel rispetto della legge?”
Valutatore 1: pessimo
Valutatore 2: pessimo
Valutatore 3: pessimo
Il testo integrale della pagella su Italia Aperta
Le pagelle di Italia Aperta
Chiunque può segnalare il suo “case” a Italia Aperta: le pagelle nascono grazie al determinante contributo dei cittadini, che vivono l’irregolarità o la violazione delle regole di mercato e concorrenza. La valutazione si avvale dell’indice di Competitività della Banca Mondiale, uesato per la Compilazione di Doing Business e delle peculiarità e competenze di ciascuno degli aderenti. I risultati delle analisi sono pubbliche, e possono essere incluse anche in programmi di consultazioni elettorali. Il nostro obiettivo è lavorare su fatti concreti, aggregando gruppi di lavoro locali, esponenti e elettori di area politico culturale liberaldemocratica, favorevoli all’economia di mercato. La Commissione Pagelle è composta da tre membri a rotazione, che ne valutano l’ammissibilità e, successivamente, la trasmettono al responsabile tematico e a altri due valutatori.
Spazio Economia per Italia Aperta
Le pagelle dei cittadini sui provvedimenti pubblici: promossi e bocciati
Economia & Lobby - 5 Novembre 2013
Agricoltura: governo italiano, decreto anti-ogm o anti-libertà?
Sintesi
I ministri della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno emanato un decreto che nega la possibilità di utilizzare il mais transgenico Mon810 – autorizzato a livello comunitario – in seguito a una decisione della Corte di Giustizia Europea, che ha bocciato la precedente normativa nazionale sullo stesso punto. La Corte ha ritenuto le norme italiane incompatibili
con le libertà garantite dall’Unione europea. Il provvedimento italiano appare dunque non solo come la riproposizione di norme illegittime – e passibili di un’ulteriore infrazione – ma anche come una scelta anti-mercato a favore di precise lobby.
Il caso
Il 12 luglio 2013 i ministri della Salute (Beatrice Lorenzin), dell’Agricoltura (Nunzia De Girolamo) e dell’Ambiente (Andrea Orlando) hanno emanato un decreto che vieta la coltivazione di una variante di mais geneticamente modificato, il Mon810 della Monsanto, per i successivi 18 mesi a meno che prima non intervengano misure comunitarie (evento assai improbabile). Questo decreto interviene a colmare un vuoto normativo, che avrebbe determinato la piena libertà di utilizzare varianti transgeniche autorizzate dall’Unione Europea, derivante dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea dell’8 maggio 2013. La Corte di Lussemburgo aveva accolto il ricorso di un agricoltore, Giorgio Fidenato, contro la precedente disciplina nazionale, condannato dal Tribunale di Pordenone per aver seminato mais transgenico, autorizzato a livello comunitario ma privo di autorizzazione nazionale. Secondo la Cge, “Il diritto dell’Unione dev’essere interpretato nel senso che la messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà del mais Mon810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati” ai sensi del diritto comunitario.
Alla bocciatura europea i principali esponenti politici nazionali hanno reagito annunciando che avrebbero, sostanzialmente, ignorato la decisione europea. In particolare, il ministro De Girolamo ha dichiarato, a proposito del decreto in esame: “L’Europa lo potrebbe impugnare, è vero, e ci esponiamo a una violazione delle regole comunitarie. Però nei confronti della Francia, che ha bloccato le coltivazioni Ogm con un provvedimento simile, Bruxelles non ha ancora avviato la procedura di infrazione”.
Valutazione del provvedimento
Il decreto in oggetto merita un giudizio molto severo sotto tre differenti profili. In primo luogo, per una ragione di certezza ed effettività del diritto: il decreto ripropone, nella sostanza, una disciplina che è stata accertata come incoerente col diritto comunitario. I ministri promotori del decreto, stando alle loro stesse parole, ne sono perfettamente consapevoli, ma puntano sulla non-applicazione dell’infrazione in quanto, a loro dire, una normativa analoga in un altro Stato membro non è stata, a oggi, sanzionata. In sostanza, questo decreto con la sua stessa esistenza è un monumento all’illegalità. Secondariamente, esso appare negativo sotto un profilo sostanziale: di fatto, esso mette fuori legge alcuni prodotti autorizzati a livello comunitario, in spregio alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione delle merci, e nell’assenza di qualunque evidenza sulla loro dannosità (laddove questa evidenza fosse disponibile, essa andrebbe sottoposta all’Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma che provvederebbe a ritirare l’autorizzazione comunitaria).
Dunque, il decreto implica una pesante violazione della libertà degli agricoltori rispetto alla tipologie di colture e di sementi utilizzare nelle loro attività. Infine, il decreto sembra molto discutibile perché esso risponde, dichiaratamente, alla tutela degli interessi di alcune lobby, cioè gli agricoltori che si riconoscono in alcune grandi organizzazioni (ma non in tutte, e certamente non tutti gli agricoltori, in quanto ve ne è almeno uno – Fidenato – che intende avvalersi delle tecnologie ogm).
Riportiamo anche un altro autorevole parere: http://www.salmone.org/il-decreto-interministeriale-del-12-luglio-2013/
Commenti “a caldo” dei valutatori:
“Adesso si sta discutendo se fare un Expo 2015 Ogm free che sarebbe una totale contraddizione rispetto al titolo dell’esposizione ‘Feeding the planet’, dove è evidente che per sfamare la crescente popolazione dei Pvs gli Oms sono indispensabili”
“Un altro aspetto è anche l’uso del decreto come arma deterrente per indurre gli agricoltori a non seminare mon810: il decreto sarà anche illegittimo, ma chi me lo fa fare di rischiare il sequestro dell’intero raccolto di un anno o la sua distruzione da parte di gruppi fanatici convinti di agire nel rispetto della legge?”
Valutatore 1: pessimo
Valutatore 2: pessimo
Valutatore 3: pessimo
Il testo integrale della pagella su Italia Aperta
Le pagelle di Italia Aperta
Chiunque può segnalare il suo “case” a Italia Aperta: le pagelle nascono grazie al determinante contributo dei cittadini, che vivono l’irregolarità o la violazione delle regole di mercato e concorrenza. La valutazione si avvale dell’indice di Competitività della Banca Mondiale, uesato per la Compilazione di Doing Business e delle peculiarità e competenze di ciascuno degli aderenti. I risultati delle analisi sono pubbliche, e possono essere incluse anche in programmi di consultazioni elettorali. Il nostro obiettivo è lavorare su fatti concreti, aggregando gruppi di lavoro locali, esponenti e elettori di area politico culturale liberaldemocratica, favorevoli all’economia di mercato. La Commissione Pagelle è composta da tre membri a rotazione, che ne valutano l’ammissibilità e, successivamente, la trasmettono al responsabile tematico e a altri due valutatori.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.