Il settore automotive in Europa è stato messo in ginocchio dalla crisi economica e fatica a rialzarsi, ma l’Oriente invece continua la sua corsa senza freni. In particolare, il mercato cinese non è stato scosso dalla congiuntura economica, e continua a migliorare le performance di vendita anno dopo anno. I dati di settembre 2013 hanno confermato questo trend, con un aumento rispetto ad agosto del 12% e 1,94 milioni di veicoli immatricolati. In pratica, mezzo milione in più di quelli venduti in un anno in Italia.

Con questi dati di crescita, gli analisti hanno previsto un futuro più che roseo per la Cina, che è già il primo Paese al mondo per le vendite. Nel 2020 dovrebbe essere raggiunto il traguardo dei 22 milioni di auto vendute all’anno (nel 2012 sono stati consegnati 19,3 milioni di veicoli), che dovrebbero diventare 40 nel 2030. Cifre da capogiro e un business che fa gola a tutte le case, anche alla luce del fatto che gli altri mercati principali sono molto distaccati da quelli del Dragone. Gli Stati Uniti, infatti, secondi in classifica, hanno chiuso il 2012 a 14,5 milioni di veicoli e secondo le previsioni dovrebbero arrivare a 17,6 nel 2030. L’India si piazza sul terzo gradino del podio, e nel 2030 dovrebbe arrivare a 11,7 milioni di auto. Un abisso rispetto alle cifre dell’Europa, dove i mercati principali sono Germania e Francia, che vedono previsioni di 3,7 e 3,2 milioni di unità vendute nel 2030.

Ma oltre alla costante crescita delle vendite in Cina, gli ultimi dati sul mercato hanno registrato un’inversione di tendenza nei gusti degli automobilisti. Il settore del superlusso in Oriente è entrato in crisi, dimostrando una tendenza dei cinesi più ricchi a preferire status symbol diversi dalle auto costose, un effetto dovuto anche al richiamo del governo, che ha spinto i dirigenti cinesi a non eccedere nelle spese di rappresentanza. Così, se nel 2011 sono state vendute 9mila auto con prezzo superiore ai 2 milioni di yuan (327mila euro), nel 2012 sono scese a 8mila, e le proiezioni per il 2013 puntano ancora al ribasso, come dimostrano i dati di Ferrari, che nei primi sei mesi del 2013 ha venduto 350 Rosse, contro le 400 del 2012. Aspettando una ripresa di questo settore, attesa per il 2015, i marchi di lusso guardano all’America per il presente, dove crescono gli ordini dei marchi Bentley, Rolls Royce e Lamborghini.

E se il lusso piange, in Cina i marchi premium sorridono, e vedono gonfiarsi il portafoglio. Le vendite di berline, Suv e crossover da gennaio a settembre 2013 sono arrivate a 12,8 milioni, con una crescita del 14%. I maggiori profitti vanno nelle tasche delle case tedesche, con Volkswagen che ha segnato un +18% (2,35 milioni di auto vendute) e Mercedes un +21%. Dagli Usa, invece, il risultato migliore l’ha ottenuto General Motors, che grazie al boom del marchio Cadillac, ha migliorato dell’11% la prestazione sul 2012.

Alla luce di questi dati, le aziende hanno deciso di puntare sempre di più sulla produzione in loco, e Volkswagen ha appena aperto un nuovo stabilimento a Ningbo, vicino a Shanghai, con una capacità produttiva di 300 mila auto l’anno, a marchio Ŝkoda. Una pedina fondamentale nel piano di sviluppo della casa di Wolfsburg, che punta a produrre 4 milioni di veicoli all’anno in Cina entro il 2018. Una strategia condivisa anche da Peugeot, che nel 2014 avrà proprio la Cina come mercato principale. La conferma è arrivata dal direttore generale Maxime Picat, che ha annunciato anche la produzione di modelli specifici, sia di auto che di veicoli commerciali, per il Paese del Dragone. Eldorado e ultima spiaggia per l’industria automobilistica europea.

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