Bugiardo e ignorante chi mi accusa. Dev’essere la citazione (sbagliata) di una canzone di Mina: il ministro e prefetto Annamaria Cancellieri non è nella condizione di dare del bugiardo a nessuno. Tantomeno dell’ignorante. Le intercettazioni esistono, la ricattabilità, come ha scritto Peter Gomez, è uno spauracchio che le verrà sventolato in faccia più di una volta, nel caso non si dimetta.
Uno strano fenomeno della politica al tempo delle larghe intese, quello di Cancellieri. Amica dei Ligresti da sempre, quando ha guadagnato qualche riflettore politico è stata corteggiata da tutto l’arco politico istituzionale. A Bologna, per esempio, la volle Roberto Maroni. Commissario prefettizio. I bolognesi, abituati al pragmatismo comunista, più di una volta rimasero disorientati. Come quando arrivò si accorse che c’erano troppe buche per strada: 6 milioni e mezzo di euro. Però, ha carattere.
Carattere certo, umanamente – come ripete in questi giorni per l’affaire Ligresti – non ha brillato. A Natale del 2011 muore un bambino di 2 anni sotto le finestre del suo ufficio, in piazza Maggiore, a Bologna. Chi si aspetta un mea culpa da parte della città sbaglia di grosso. Cancellieri scende le scale e se la prende con la famiglia del bambino, assolve gli assistenti sociali e chi si è visto si è visto. La coscienza viene sepolta con il bambino. Nessuno ne parlerà più, se non in campagna elettorale.
Campagna elettorale che a Bologna la ministra schiva per un soffio. Maroni la vuole per il Pdl, Casini per l’Udc. Il Pd che ha preparato i suoi piani non ci sta, e saltano tutti sulla sedia: “Non può passare da un ruolo super partes a uno di parte”, dicono gli allora bersaniani di ferro capeggiati da Franceschini.
Nel frattempo Cancellieri riesce a fare l’ultimo disastro, l’ultimo giorno prima dell’insediamento del nuovo sindaco: apre il museo dedicato alle vittime di Ustica, Cancellieri fa ritirare il depliant. La colpa? E’ diffamatorio nei confronti dei vertici di allora dell’Aeronautica e sostiene la tesi del missile. Un pacifico favore a Carlo Giovanardi che su quel depliant stava facendo una battaglia politica. Quando sui tavoli del Comune, il Pd, come atto di distensione, proporrà la cittadinanza onoraria a Cancellieri (non si è candidata, ha vinto chi doveva vincere) la risposta del consiglio comunale sarà no.
Cancellieri resta in panchina per poco. La chiamano subito a Parma per gestire lo scandalo tangenti. Tempo tre giorni e la chiama Mario Monti, su forte indirizzo di Pierferdinando Casini, il placet della Lega e del Pdl. Il resto è storia nota.