Media & Regime

MafiaLeaks, nasce il sito per segnalare l’attività dei clan. In forma anonima

Accedendo a www.mafialeaks.org, l'utente potrà caricare foto, audio, dati in formato cartaceo e digitale. Il materiale arriverà a "persone fidate", cioè forze dell'ordine, giornalisti e associazioni antimafia, che il visitatore stesso può scegliere

“Se sai qualcosa, dì qualcosa”. E’ questo l’appello degli ideatori di MafiaLeaks, il sito lanciato in rete per raccogliere informazioni sul crimine organizzato in forma anonima. I creatori della piattaforma si rivolgono soprattutto ai whistleblower, gli affiliati ai clan che hanno qualcosa da “spifferare”, alle vittime delle cosche e a semplici persone che sono a conoscenza di fatti criminosi di stampo mafioso. Il sito si occupa di fare da tramite tra gli informatori e alcune “persone fidate“, cioè forze dell’ordine, giornalisti e associazioni antimafia che ricevono le segnalazioni degli utenti.

“Questa è MafiaLeaks – si legge online – e il suo scopo è quello di raccogliere informazioni riguardanti le attività mafiose direttamente dall’interno delle stesse. Attraverso la nostra piattaforma potrai denunciare qualsiasi attività di tipo mafioso e puoi stare certo che la tua voce resterà anonima perché neanche noi sappiamo chi sei”. Il sito è una piattaforma basata su GlobaLeaks, progetto open source italiano. Il visitatore è invitato a scaricare il browser Tor, che permette la navigazione in totale anonimato. In seguito, l’utente può scegliere anche il destinatario della sua segnalazione all’interno delle “persone fidate”.

Il sito propone ai visitatori di inviare foto, file audio e video, dati in formato cartaceo o digitale. L’informatore ha la possibilità di modificare la sua segnalazione per venti giorni, dopodiché il documento sarà distrutto. Gli ideatori precisano che la loro funzione è di semplice tramite, non potendo venire a conoscenza né del contenuto dei messaggi né dell’identità dell’utente. Alcune testate giornalistiche hanno già aderito al progetto, mentre c’è una maggiore diffidenza da parte della magistratura, soprattutto riguardo l’anonimato delle fonti.