Un previsionale 2013 fuori tempo massimo per i ritardi dell'amministrazione Alemanno che registra riduzioni di spesa in diversi settori, come la mobilità (60 milioni). Ora i conti dovranno avere il via libera dal consiglio comunale
Il via libera arriva solo in tarda notte, dopo una maratona iniziata ieri pomeriggio alle cinque in Campidoglio. Oltre 200 milioni di euro di tagli, su 816 di manovra, nelle spese del Comune di Roma, per varare un bilancio che supera i 6 miliardi. Un previsionale 2013 fuori tempo massimo – ultimo lascito dell’eredità di Gianni Alemanno – che registra riduzioni di spesa nei capitoli che riguardano, tra gli altri, i dipartimenti mobilità (60 milioni), politiche abitative (3) e cultura. I 15 municipi perdono 27 milioni. Scongiurata la sforbiciata ai finanziamenti per il sociale. Così come nuove tasse: nessun aumento per il contributo di soggiorno e l’Irpef. Ma l’aliquota potrebbe salire tra pochi mesi, quando la giunta guidata da Ignazio Marino dovrà far quadrare i conti del prossimo anno.
Stavolta a facilitare il compito arriva il governo. Che aiuta la Capitale ad allontanare lo spettro del commissariamento, in caso di mancata approvazione della finanziaria entro il 30 novembre. La soluzione si chiama decreto ‘Salva-Roma’: norma che alleggerisce il buco di quasi 1 miliardo e sposta parte dell’attuale disavanzo sulla gestione commissariale del debito. Circa 400 i milioni che traslocano in quel fondo, più 7 derivanti dai dividendi della municipalizzata Acea e 100 dalla Regione Lazio. Cifra che il governatore Zingaretti potrà sbloccare dopo aver superato la verifica sul rientro del deficit sanitario della Pisana. Aiuti che in totale valgono i tre quarti della manovra di palazzo Senatorio. Al sindaco Marino e all’assessore al Bilancio Daniela Morgante il bisturi per limare le spese dei dipartimenti. E trovare i soldi che mancano per chiudere la partita.
Discussione lunga, così salta anche la conferenza stampa prevista per le 19.30. Alla fine a soffrire di più in termini economici è il dipartimento ai Trasporti, che segna l’8% in meno sui finanziamenti rispetto al 2012. Subito dietro i colleghi di Ambiente, Verde e Protezione civile: 40 milioni in meno rispetto allo scorso anno (-55%). Soprattutto per la spesa extra (60 milioni), targata Ama, per esportare i rifiuti in Emilia Romagna e Piemonte, dopo la chiusura della discarica di Malagrotta. Gli uffici Cultura avranno un calo di 4 milioni; 2 per Turismo e 3 per le Politiche abitative. La sforbiciata non risparmia gli ‘organi di supporto all’amministrazione’: calo del 10% rispetto a 12 mesi fa. Lo stesso anche per il gabinetto del sindaco; 6 per l’assemblea capitolina che dimezza, in termini percentuali, le sue uscite. Dieta drastica anche per l’ufficio stampa: -66%.
Su 46 voci, spazio anche per i Municipi: alla circoscrizione numero XV la spending review più spinta: -6 milioni. Non solo tagli però. Se da una parte si razionalizza, dall’altra arrivano le buone notizie: sulle Infrastrutture ci sono 43,6 milioni in più, per l’edilizia scolastica 12. Salgono anche le risorse per welfare e salute, che registrano un incremento di 6 punti percentuali. Cifre che però non accontentano le opposizioni. L’ex vicesindaco Sveva Belviso, oggi capogruppo Pdl, promette di “studiare a fondo la manovra per produrre emendamenti”, il portavoce Marcello De Vito punta a “modifiche mirate”. Marino è convinto che non ci saranno le barricate. Anche perché sa che i soldi sono tutti già impegnati, considerando il ritardo monstre con cui arriva questa finanziaria: messa in stand-by dalla precedente amministrazione, da previsionale si trasforma in consuntiva.
Adesso la palla passa ai presidenti di Municipio e alla Commissione Bilancio. Altre due settimane, poi il provvedimento approderà in aula Giulio Cesare. Con lo sguardo rivolto ai conti del 2014. Un altro previsionale (ancora 1 miliardo stimato di disavanzo) che stavolta il primo cittadino vorrebbe presentare in tempo, al massimo entro la fine di dicembre. Lì c’è chi giura che si tornerà a parlare di tasse: dall’Imu all’Irpef. Passando per la vendita del patrimonio pubblico e i prepensionamenti dei dipendenti comunali.